Maria Sepe di Potere al Popolo e Mariano Mji, segretario del Partito della Rifondazione Comunista, intervengono in una nota stampa in merito alla gestione della società “Rivieracqua”.
“Possiamo riconoscere, senza tema d’errore, agli amministratori precedenti il merito di aver, con ripetuti colpi di genio (o di mano?) compromesso a tal punto la struttura finanziaria e amministrativa di Rivieracqua da indurre la più geniale delle menti a ritenere preferibile concludere la fallimentare esperienza della società cui era stata demandata la gestione pubblica del servizio idrico integrato.
Occorre, pertanto, ribadire con forza e determinazione che l’acqua è un bene pubblico e che, sopra ogni considerazione, deve essere esigibile il rispetto dell’espressione democratica della volontà popolare nel Referendum tenutosi nel 2011, unica SOVRANITA’ degna di rispetto.
Certo il proverbiale autoritarismo del Primo Cittadino è ampiamente noto e in non poche occasioni, in questi primi 60 gg di paternalistica amministrazione, si è manifestato. Prove ne sono le discutibili, raffazzonate ed obsolete decisioni in materia di viabilità, l’egocentrismo con cui gestisce la ricerca del personale del suo staff, operazione di fishing per la quale ha adottato l’eloquente espressione di intuito personale e la pratica del Suo Insindacabile giudizio. Ah poveri noi!
Ma torniamo al tema oggetto della nostra replica. Nei mesi immediatamente precedenti, quando si è molto temuto per la sopravvivenza di Rivieracqua, avendo l’Ente Provincia di Imperia, in qualità di Gestore d’Ambito, paventato la possibilità di ritirare la concessione (d.l.g.s. n. 152/2006 T.U. AMBIENTE), la delicatissima situazione è stata temporaneamente superata attraverso una complessa operazione politica, con la procedura del Concordato Preventivo, sotto la supervisione del Tribunale, al fine di tranquillizzare i creditori e rateizzare i debiti contratti.
Il Presidente di Rivieracqua, Gian Alberto Mangiante, assai timidamente risponde al Sindaco Claudio Scajola esponendo le molteplici criticità della sua proposta sostenendo, quasi con timore, che non sottraggono la Società al rinnovato rischio di fallimento. In proposito preme sottolineare, che qualora si giungesse al fallimento di Rivieracqua, si va a gara europea cui prenderanno parte colossi imprenditoriali privati.
La proposta, recentissimamente avanzata dal Sindaco di Imperia, di affittare un ramo d’azienda, ovvero di affidare il ruolo gestionale-operativo alle note aziende (AMAT, AMAIE, SECOM, AIGA) che già agiscono sul territorio e che non sono esenti da responsabilità circa lo stato finanziario e non solo di Rivieracqua, è SCELLERATA.
Rappresenta una conferma ulteriore del carattere clientelare di pubblico carrozzone con cui all’inizio si è voluta costituire Rivieracqua. Sin dall’inizio, per ovvie, ma non così tanto ovvie, ragioni opportunistiche, non è stato riconosciuto l’esito, democraticamente espresso, attraverso il Referendum. Sin dall’inizio Rivieracqua è stata assoggettata a condizioni capestro al fine di provocare il fallimento del processo di pubblicizzazione e conservare il regime privatistico AMAT/IREN.
Ci opponiamo con determinazione a questo attacco ulteriore.
L’opportunista Signor Sindaco ha in animo di accelerare il fallimento di Rivieracqua e di ritornare alla gestione privatistica di un bene che è PUBBLICO. La gestione privata di beni pubblici ha a cuore solo l’interesse economico/finanziario, ovvero, il PROFITTO.
La proposta, che auspichiamo incontri forti resistenze, definisce uno spazio d’azione totalmente antitetico rispetto a quanto si va dicendo da mesi; ovvero che il Sindaco assuma in Rivieracqua un ruolo di primo attore, esigendo una ricapitalizzazione della società insieme a tutti gli altri comuni, assumendosi le responsabilità e le competenze che spettano al Comune capoluogo, liquidando AMAT, conferendo gli asset a Rivieracqua, recuperando i debiti che AMAT ha contratto con il Comune di Imperia.
Circa la metà di quei debiti è di IREN. Non esigerli equivale a favorire il socio privato. Certo la questione è complessa e anche complicata e lo è ancor di più se si considera che non c’è una seria volontà politica di garantire la gestione pubblica del servizio idrico integrato.
Riteniamo che la Società Pubblica è non solo esigibile ma anche l’unica via da percorrere se le finalità sono quelle di investire sulle reti idriche provinciali, compatibilmente con le esigenze delle singole realtà comunali e infine, ma non meno importante, in una prospettiva di sostenibilità ambientale, considerato che la Società pubblica verrebbe incaricata della gestione del depuratore.”