Imperia – È stato presentato questa ieri mattina alla Camera di Commercio Imperia il “diario economico” del primo trimestre del 2014 riguardante la provincia di Imperia. La ricerca a cura del prof. Pierluigi Ascani dell’istituto Format Research si è concentrata sugli indicatori economici delle imprese nella provincia di Imperia dall’inizio dell’anno sino a al 31 marzo scorso. I dati emersi sono tutt’altro che rassicuranti: nel 2013, in provincia di Imperia, hanno chiuso circa 30 imprese al giorno e il tasso di disoccupazione si attesta al 12,3%, al 13% a livello nazionale e al 9,9% in Liguria. Anche l’accesso al credito in provincia registra un primato negativo, infatti, i finanziamenti erogati su scala regionale si attestano al 6,8%, Genova al 65,4%, Savona al 15,3% e La Spezia al 12,5%.
Nel 2013, la differenza tra le nuove imprese e le imprese che hanno registra un solo dato positivo, le imprese degli immigrati +92. Il saldo totale registra – 408 imprese, le imprese artigiane registrano -851 e le imprese femminili – 119.
Anche il tasso di crescita delle imprese imperiesi registra un altro pessimo primato. Infatti, Imperia si trova al 98° posto sulle 105 province con un tasso di crescita del -1,46%.
Le micro imprese (da 1 a 9 addetti) sono la vera spina dorsale del mercato del lavoro in provincia con ben 17.527 imprese di cui 6846 impiegate nei servizi, 4629 nel commercio, 3169 nelle costruzioni, 1854 nel turismo e 1027 nella manifattura. Le medie imprese (da 10 a 49 addetti) sono 470 di cui: 127 nel commercio, 104 nei servizi, 87 nel turismo, 86 nelle costruzioni e 66 nella manifattura. Le medio/gradi imprese (da 50 a 249 addetti) sono 19 di cui 8 nel commercio, 6 nella manifattura, 3 nel turismo e 2 nei servizi. Infine le grandi imprese ( oltre 249 addetti) in provincia di Imperia sono 5 di cui: 4 nei servizi e una nel commercio.
Gli occupati in provincia sono principalmente impiegati nel settore dei servizi (14.435 unità), a seguire troviamo il commercio (12.425 unità), il turismo (6771 addetti) le costruzioni (6717 addetti) e la manifattura (4274 addetti).
“La crisi economica – ha detto il Prof. Ascani – sta presentando i primi segnali di ripresa ma non sono avvertiti dalle famiglie, dai consumatori e dalle imprese. Gli effetti della crisi si sono trasformati in crisi sociale, delle famiglie. Abbiamo un tessuto delle microimprese che sono quasi l’80% in questo territorio che danno lavoro a quasi 34 mila occupati e più delle altre soffrono della crisi. bisogna ripensare lo sviluppo di questo territorio. I settori che al territorio conviene incentivare sono tutte quelle che esportano che sono quelle dell’industria e dei servizi alle imprese che esportano. Inoltre, bisognerebbe incentivare tutto quello che in qualche modo fa economia reale, il servizio alla persona, il commercio, il turismo, l’agroalimentare, l’olio le tradizioni agricole”.
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