Il Pubblico Ministero Alessandro Bogliolo, appena trasferitosi dalla Procura di Imperia a quella di Genova, ha chiuso l’inchiesta sulla scomparsa dei beni di Eva Agnesi, sino agli ’80 presidenti dello storico pastificio.
L’indagine, partita a seguito di un esposto della famiglia Agnesi e rientrata a Imperia dopo una breve parentesi a Torino per vagliare le posizioni (poi stralciate) di due magistrati del capoluogo ligure, mira a far luce sulla presunta sottrazione e rivendita di beni di proprietà di Eva Agnesi durante il periodo di tutela provvisoria. La donna era stata interdetta per motivi di salute.
Quattro gli indagati – Peculato, ricettazione e furto le accuse
Nel registro degli indagati sono iscritti l’avvocato imperiese Elena Martini, incaricata dal Tribunale, all’epoca dei fatti, della tutela provvisoria di Eva Agnesi, il compagno Fabrizio Coletta, 46 anni e il fratello Giampiero Coletta, 36 anni. L’accusa per i tre è peculato in concorso.
Giampiero Coletta, che era stato assunto in qualità di custode della villa di Eva Agnesi con un compenso mensile di 1800 euro, è accusato anche di furto in quanto a bordo della sua auto sarebbero stati ritrovati dei beni appartenenti all’anziana donna nel corso di un controllo da parte dei Carabinieri.
Il quarto indagato è Renato Riano, amico di Giampiero Coletta, accusato di ricettazione.
Gli indagati avranno ora 20 giorni, tramite i loro legali (il collegio difensivo è composto da Carlo Fossati, Serena Pilati, Giovanni Di Meo e Elena Pezzetta) per presentare memorie difensive o chiedere di essere interrogati. Dopodichè toccherà al Pm decidere se chiedere il rinvio a giudizio o optare per l’archiviazione delle accuse.