Due migranti rimangono appesi alle rocce per tutta la notte, nel tentativo di fuggire in Francia, e vengono tratti in salvo il giorno dopo dai Vigili del Fuoco a seguito di interminabili ore di lavoro.
“Dovevano lasciarli appesi”;
“I soldi per salvarli sono buttati via”;
“Dovevano scendere di sotto”;
“Chi paga?”;
“Tanto l’intervento dell’elicottero Drago lo paghiamo NOI”;
“Dovevano lasciarli seccare e poi rimandarli a casa”;
“Quanti soldi sprecati”.
Un gruppo di cittadini organizza un flash mob in Calata Cuneo per dimostrare solidarietà ai migranti che ogni giorno affrontano il mare sui barconi in cerca di salvezza.
“Non credevo ci fossero dei coglioni anche in provincia, poverini”;
“Prima noi e poi loro”;
“Quanto hanno preso a testa in euro per manifestare?”;
“Occhio che arriva la ruspa”;
“Ma quanti sono sti traditori?”;
“C’è più gente a guardare me quando vado in bagno a cagare”;
“Una cosa è certa, il popolo li odia e pure tanto”;
“Io sto con Salvini”;
“Che vadano a fare in ***”;
“Io sono ligure e puro sangue e vorrei dire…”;
“Prossimo post sarà sulla pipì di cane?”;
“Ma andate a f*** io sto con gli italiani non con i migranti”;
“Chissà perché sono per la maggior parte donne a volere questa “integrazione” eh eh”;
“Ma vaf*** flashatevi il cervello e svegliatevi”;
“Portateveli a casa vostra e manteneteveli”;
“Che pagliacci”;
“Ma andate a fan*** scemi”;
“Io sto con gli italiani”;
“Con tutte le maialate che fanno, che coraggio”;
“Branco di impediti”;
“Così si capisce gli italiani da che parte stanno”.
Due articoli, più di 600 commenti, un solo argomento: i migranti.
Qui non siamo di fronte a una disquisizione sulla corretta gestione o meno della politica migratoria, ma a una fredda sequela di banali luoghi comuni e rustici insulti.
Non frena il fatto che si sta commentando al di sotto di un articolo pubblicato nella pagina ufficiale di un giornale, ImperiaPost in questo caso. Non frena l’utilizzo del proprio nome e cognome, spesso anche con la foto della propria faccia. Non frena la consapevolezza che quel commento verrà letto da migliaia di persone, potenzialmente da tutta l’Italia e tutto il mondo, dato che, si sa, ciò che finisce su internet ci rimarrà per sempre.
Non frena niente, ci si sente anzi in dovere di apportare il proprio contributo. Ma fino a che punto un insulto può essere considerato una propria opinione? Fino a che punto può essere legittimo augurare la morte di qualcuno?
Come gli stessi partecipanti al flash mob hanno dichiarato ai cronisti presenti: “essere solidali ai migranti ovviamente non esclude l’essere solidali con tutti gli italiani e tutti coloro che sono in difficoltà”.
Questo dettaglio non viene colto invece da chi pone un netto muro tra “NOI” e “LORO”, tra “PRIMA GLI ITALIANI” e “DOPO (forse) GLI ALTRI”, come se queste fossero categorie ben definite e immutabili nei secoli.
C’è chi definisce “traditori” chi pone tutti sullo stesso piano e chi pensa che la totalità degli immigrati sia responsabile dei reati che compiono alcuni extracomunitari. Come se un italiano che commette un crimine all’estero rendesse rei tutti gli altri italiani presenti su quel territorio.
C’è chi considera “sprecati” i soldi utilizzati per soccorrere i migranti in difficoltà, perché potevano essere spesi per qualcuno che si sente male. Come se i soccorritori prima di intervenire valutassero le differenze tra chi incappa in un infortunio per pura fatalità e chi per sconsideratezza e goliardia, o peggio se si informassero anticipatamente della nazionalità dei feriti coinvolti.
Davvero tutti gli autori dei commenti chiederebbero prima i documenti a chi sta per precipitare da un dirupo invece di tendergli la mano o chiamare i soccorsi?
L’insulto “a prescindere” è talmente sdoganato che non viene più percepito come degno di particolare nota. Mentre le parole un peso ce l’hanno e dovrebbero essere scelte con attenzione. Perché se è vero che i bambini imparano con l’esempio, sarebbe difficile immaginare un futuro dove è l’odio per il prossimo a scatola chiusa a definire i rapporti tra le persone.
L’ODIO AL TEMPO DEI MIGRANTI, CRONACA DI UN SABATO POMERIGGIO IMPERIESE/L’EDITORIALE
Due migranti rimangono appesi alle rocce per tutta la notte, nel tentativo di fuggire in Francia, e vengono tratti in salvo il giorno dopo dai Vigili del Fuoco a seguito di interminabili ore di lavoro.
“Dovevano lasciarli appesi”;
“I soldi per salvarli sono buttati via”;
“Dovevano scendere di sotto”;
“Chi paga?”;
“Tanto l’intervento dell’elicottero Drago lo paghiamo NOI”;
“Dovevano lasciarli seccare e poi rimandarli a casa”;
“Quanti soldi sprecati”.
Un gruppo di cittadini organizza un flash mob in Calata Cuneo per dimostrare solidarietà ai migranti che ogni giorno affrontano il mare sui barconi in cerca di salvezza.
“Non credevo ci fossero dei coglioni anche in provincia, poverini”;
“Prima noi e poi loro”;
“Quanto hanno preso a testa in euro per manifestare?”;
“Occhio che arriva la ruspa”;
“Ma quanti sono sti traditori?”;
“C’è più gente a guardare me quando vado in bagno a cagare”;
“Una cosa è certa, il popolo li odia e pure tanto”;
“Io sto con Salvini”;
“Che vadano a fare in ***”;
“Io sono ligure e puro sangue e vorrei dire…”;
“Prossimo post sarà sulla pipì di cane?”;
“Ma andate a f*** io sto con gli italiani non con i migranti”;
“Chissà perché sono per la maggior parte donne a volere questa “integrazione” eh eh”;
“Ma vaf*** flashatevi il cervello e svegliatevi”;
“Portateveli a casa vostra e manteneteveli”;
“Che pagliacci”;
“Ma andate a fan*** scemi”;
“Io sto con gli italiani”;
“Con tutte le maialate che fanno, che coraggio”;
“Branco di impediti”;
“Così si capisce gli italiani da che parte stanno”.
Due articoli, più di 600 commenti, un solo argomento: i migranti.
Qui non siamo di fronte a una disquisizione sulla corretta gestione o meno della politica migratoria, ma a una fredda sequela di banali luoghi comuni e rustici insulti.
Non frena il fatto che si sta commentando al di sotto di un articolo pubblicato nella pagina ufficiale di un giornale, ImperiaPost in questo caso. Non frena l’utilizzo del proprio nome e cognome, spesso anche con la foto della propria faccia. Non frena la consapevolezza che quel commento verrà letto da migliaia di persone, potenzialmente da tutta l’Italia e tutto il mondo, dato che, si sa, ciò che finisce su internet ci rimarrà per sempre.
Non frena niente, ci si sente anzi in dovere di apportare il proprio contributo. Ma fino a che punto un insulto può essere considerato una propria opinione? Fino a che punto può essere legittimo augurare la morte di qualcuno?
Come gli stessi partecipanti al flash mob hanno dichiarato ai cronisti presenti: “essere solidali ai migranti ovviamente non esclude l’essere solidali con tutti gli italiani e tutti coloro che sono in difficoltà”.
Questo dettaglio non viene colto invece da chi pone un netto muro tra “NOI” e “LORO”, tra “PRIMA GLI ITALIANI” e “DOPO (forse) GLI ALTRI”, come se queste fossero categorie ben definite e immutabili nei secoli.
C’è chi definisce “traditori” chi pone tutti sullo stesso piano e chi pensa che la totalità degli immigrati sia responsabile dei reati che compiono alcuni extracomunitari. Come se un italiano che commette un crimine all’estero rendesse rei tutti gli altri italiani presenti su quel territorio.
C’è chi considera “sprecati” i soldi utilizzati per soccorrere i migranti in difficoltà, perché potevano essere spesi per qualcuno che si sente male. Come se i soccorritori prima di intervenire valutassero le differenze tra chi incappa in un infortunio per pura fatalità e chi per sconsideratezza e goliardia, o peggio se si informassero anticipatamente della nazionalità dei feriti coinvolti.
Davvero tutti gli autori dei commenti chiederebbero prima i documenti a chi sta per precipitare da un dirupo invece di tendergli la mano o chiamare i soccorsi?
L’insulto “a prescindere” è talmente sdoganato che non viene più percepito come degno di particolare nota. Mentre le parole un peso ce l’hanno e dovrebbero essere scelte con attenzione. Perché se è vero che i bambini imparano con l’esempio, sarebbe difficile immaginare un futuro dove è l’odio per il prossimo a scatola chiusa a definire i rapporti tra le persone.
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