“Ho appreso ieri con grande dolore e grande dispiacere che per il caso “Sergio Gazzano” c’erano indagati Lucia e Paolo”. Sono queste le parole usate da Marco Scajola, assessore regionale, nipote dell’ex Ministro Claudio Scajola, per commentare l’inchiesta in corso che vede indagati proprio Lucia Scajola e Paolo Petrucci, entrambi suoi cugini, con l’accusa di diffamazione.
La denuncia di Marco Scajola
Nella denuncia alla Polizia Postale, cui sono seguite poi quelle di Piera Poillucci e Antonello Ranise, l’assessore regionale fa riferimento al profilo di Sergio Gazzano, come autore dei commenti diffamatori, senza menzionare i nomi di Lucia Scajola e Paolo Petrucci (“non ho idea di chi possa essere il presunto Gazzano“). Il collegamento con i due indagati è scaturito dalle indagini della Procura, poi sfociate nelle perquisizioni e nell’iscrizione nel registro degli indagati di Lucia Scajola e Paolo Petrucci.
Il sindaco Claudio Scajola si è detto dispiaciuto per la querela del nipote Marco, il quale, a sua volta, ha dichiarato che apprendere che dall’indagine siano emersi i nomi di Lucia Scajola e Paolo Petrucci è stato come ricevere un “colpo al cuore”.
Marco Scajola
Suo zio Claudio Scajola si è dichiarato amareggiato dal fatto che lei abbia “trascinato” questa vicenda in sede giudiziaria attraverso la sua denuncia. Cosa ne pensa?
“Io ho denunciato il profilo di Sergio Gazzano, stufo delle continue offese nei miei confronti perché credo che nella campagna elettorale, nella quale mi sono impegnato al massimo perché i toni fossero civili e rispettosi, non possano essere tollerate offese e aggressioni di questo tipo. Giustificarle è un comportamento pericoloso perché non si deve mai sottovalutare l’aggressività anche quando essa è solo verbale”.
Cosa ha reagito quando ha saputo che erano indagati Lucia Scajola e Paolo Petrucci?
“Ho appreso ieri con grande dolore e grande dispiacere che per Sergio Gazzano c’erano indagati Lucia Scajola e Paolo Petrucci. Per me è stato come ricevere un colpo al cuore perché mai mi sarei aspettato, pur sapendo di non essere nelle loro grazie e simpatie, che si potesse arrivare a tanto. Non voglio dire altro, ringrazio la Procura e la Polizia per il lavoro svolto e che stanno svolgendo. Tutta questa vicenda mi dà solo tanto dolore, ma mi auguro che serva da lezione, perché in una società civile non possono e non devono accadere”.
Lo slogan della campagna elettorale di suo zio era “Aperti a tutti e contro nessuno”,
“Non voglio andare oltre e non voglio commentare. Penso che questa vicenda sia ormai chiara a tutti”.