Un’idea che si trasforma in un’attività imprenditoriale vera e propria. È questo il progetto della Cooperativa Sociale Jobel che sta prendendo vita nel territorio imperiese, dando lavoro non solo a richiedenti asilo, ma anche a disoccupati italiani.
L’attività di sartoria africana
Il progetto della Cooperativa Sociale Jobel riguarda l’attività di sartoria già avviata lo scorso anno con la linea di abbigliamento “Happy Job”, mostrata tramite la prima sfilata a Borgo Prino. Quest’anno l’evento si è ripetuto in via Vieusseux.
L’obiettivo dell’iniziativa è lo sviluppo e la valorizzazione della produttività artigianale dei paesi d’origine dei beneficiari nel rispetto delle pari opportunità di genere.
Crescendo l’entusiasmo e l’interesse da parte dei partecipanti, il progetto ha continuato a ingrandirsi, fino ad arrivare all’intenzione di avviare una vera e propria attività imprenditoriale professionale, anche attraverso la partecipazione a un bando regionale rivolto alle cooperative sociali.
L’intervista al presidente della cooperativa Alessandro Giulla
Come ha avuto origine l’idea di aprire un’attività sartoriale?
“Tutto ha avuto origine con la sfilata dello scorso anno, con la linea di abbigliamento “Happy Job”, realizzata da diversi richiedenti asilo, e ripetuta pochi giorni fa in via Vieusseux. Dall’idea piano piano siamo arrivati a un progetto ben definito che abbiamo presentato a un bando regionale rivolto alle cooperative sociali per ottenere un finanziamento. Ora stiamo aspettando la graduatoria formale”.
Come state procedendo per concretizzare il progetto?
“Abbiamo già affittato un magazzino in via Baldolivi a Sanremo. Al momento stiamo lavorando per l’adeguamento dei locali e la messa a norma. Ci sarà un spazio laboratoriale e un piccolo spazio dedicato alla vendita.
L’obiettivo è terminare i lavori per la fine di ottobre, così potremo ordinare i macchinari per la produzione. Si tratta di macchine specifiche sartoriali, dal valore di circa 55 mila euro.
Dopodiché inizieremo a imparare a usare i macchinari, finchè partiremo con la produzione vera e propria. Sarà sempre artigianale, ma con mezzi professionali”.
Quanto lavoro offrirà questa attività?
“Per ora a 7 persone. Inizialmente 2 di queste avranno un contratto di lavoro vero e proprio, in particolare il maestro d’arte, di origine afgana, che sarà il responsabile della produzione, e una sarta italiana, che avrà il compito di occuparsi principalmente della linea femminile.
Le altre 5 persone, alcuni ragazzi richiedenti asilo e alcuni italiani disoccupati o in situazioni di svantaggio, saranno inizialmente inserite con tirocinio formativo o borsa lavoro.
Partiremo con la produzione di tre linee di abbigliamento. Una stile etnico per donna, uno, tradizionale, per uomo, e uno total black, per preti, in accordo con la Diocesi”.
Quando pensate che sarà possibile avviare la produzione?
“L’obiettivo è aprire con l’anno nuovo, a gennaio, oppure in concomitanza con il Festival di Sanremo. Attendiamo l’arrivo dell’investimento, che dovrebbe coprire circa il 50% dei costi, e costruiremo il nostro “know how” per avviare l’attività”.
I proventi avranno una finalità precisa?
“Noi siamo una onlus, quindi gli utili dei nostri progetti li reinvestiamo sempre nelle nostre attività o in nuovi progetti. Sicuramente ci vorrà del tempo prima di avere utili in questo progetto, almeno 3 anni. Dopodiché li useremo per ampliare l’attività o eventualmente per altri progetti. A Imperia, in futuro, ci piacerebbe poter aprire un piccolo punto vendita“.