Un letto in mezzo al bosco, due ballerini che simulano una scena d’amore, una storia di relazioni senza vincoli e senza obblighi. Tutto questo fa parte dell’ultima canzone del rapper imperiese Philippe “Phil” Mazzeo, intitolata “Partners in crime”.
Un brano che ha tutto il sapore di un “addio”, almeno per il momento, a un percorso musicale che lo ha contraddistinto negli ultimi anni nel territorio imperiese e ligure. Tra pochi giorni, infatti, come già annunciato, Philippe si trasferirà per Roma e non nega che anche la sua musica potrà subire cambiamenti.
L’intervista a Phil Mazzeo
Il titolo “Partners in crime” come si collega all’amore tra due persone?
“Volevo che dal titolo si capisse subito che si parla di un amore alla Bonnie e Clyde, due compagni di “marachelle”, dove non c’è nessun legame, nessun vincolo, nessuna bugia, ma solo complicità. Un atto di amore tra due persone che stanno bene insieme, che si godono il rapporto senza pensieri.
C’è un messaggio preciso che vuoi trasmettere con questa canzone?
“Come in tutti i miei pezzi, cerco sempre di comunicare qualcosa. A volte il contenuto può essere anche frivolo, ma sotto c’è qualcosa di più. Il testo di “Partners in Crime” se lo levi dal contesto del video parla di rapporti occasionali e amicizie con interesse. Se ne può parlare in molti modi, io ho voluto puntare sull’aspetto romantico. I rapporti occasionali non lasciano spazio agli aspetti negativi dei rapporti, non hanno legami, c’è solo complicità. Il pezzo è in realtà dedicato a una ragazza, ma non mi riferisco a un episodio particolari, ma a più situazione che mi hanno visto coinvolto nella vita. Il video mostra due ballerini uomini che simulano una scena amore danzata su un letto in mezzo a un bosco”.
Perché un letto posizionato in un bosco?
“L’idea del letto nel bosco è stata della regista. Io inizialmente avevo pensato a una stanza, con luci rosse, ma lei mi ha proposto:”perché non metterlo in un bosco?”. Ho accettato subito il consiglio, perché mi piace affidarmi a chi se ne intende di più. Inoltre, in “Fenice” (video uscito ad aprile, ndr), avevamo già girato in una stanza da letto. È stata una scelta azzeccata perché abbiamo potuto sfruttare tantissimi giochi di luce che passa attraverso gli alberi. Sono davvero felice del risultato finale del video, e per questo ringrazio la regista Megan Stancanelli, gli attori Thomas Cicognini e Simone Turini, Nikita’s Laboratory per il casting e la coreografia, Alessio Fracasso per il mixing”.
La scelta di due ballerini uomini ha un obiettivo preciso?
“In realtà non c’è un motivo preciso. Anzi, in realtà forse è proprio perché quando è uscito il video “Fenice” nessuno mi ha chiesto: “Perché c’è una coppia eterosessuale che balla?”. Non dovrebbe fare notizia o stupore vedere una coppia omosessuale. Ognuno è libero di manifestare il proprio amore. È stata una mia amica a suggerirmi di far ballare due uomini e ho pensato subito che fosse una bella idea, perché si riusciva così a trasmettere un messaggio più importante, ovvero quello che non esistono differenze. Purtroppo in questa società qualsiasi minoranza o diversità, è bersaglio di odio e con questo video vorrei andare in senso contrario rispetto a chi vuole sopraffare gli altri usando la “voce grossa”.
Dopo questo video partirai per Roma, è una sorta di addio?
“Diciamo di sì. È sicuramente l’ultimo “prodotto” artistico imperiese prima del mio trasferimento. L’8 ottobre parto per Roma per cercare lavoro. Ho 33 anni e sento la necessità di cercare nuove opportunità, in particolare come fonico di doppiaggio. La capitale offre tante opportunità, quindi vedremo cosa succederà. Per quanto riguarda la parte artistica, non mi sento di dire che si chiude il progetto “PHL”, ma neanche che continuerà sicuramente così com’è. La musica farà sempre parte del mio percorso e senza dubbio a Roma ci saranno molte occasioni e ispirazioni. Quello che ancora non so è se e come potrà andare avanti il progetto “PHL”. L’ultimo album (Omega) è quindi una sorta di “testamento” perché si apre con “Alfa” e si chiude con “Omega”, è come un cerchio che si chiude. Volevo andare via da Imperia con un messaggio di amore e così è stato”.
Com’è cambiato il mondo del rap italiano da quando hai iniziato?
“Quando ho iniziato io, circa nel 2010, ne venivo dal rock, e l’etica era: “se non sei un musicista preparato non vai da nessuna parte”. Prima di poter fare una canzone, dovevi saper suonare bene. Doveva esserci una preparazione alla base. Ora invece si pensa di più a creare una “hit”. Questo penso succeda perché il pubblico musicale si ringiovanisce e quindi si cerca di conquistarlo seguendo “quello che funziona”. Ci vorrebbe più educazione musicale per poterla fruire nel modo giusto, evitare le canzoni monotematiche e senza varietà di suono”.
Un consiglio per musicisti imperiesi ancora in erba?
“Noto con piacere che ci sono tanti musicisti e artisti a Imperia. Spesso, purtroppo, si è costretti a spostarsi per riuscire a farsi notare. Quello che consiglio io è scegliere bene cosa si vuole fare, mettersi in gioco senza copiare gli altri, facendo quello che ti piace, invece che quello che “funziona”. Per crescere musicalmente è utile suonare con persone più grandi, con esperienza e poi spostarsi, conoscere nuove realtà, trovare il proprio posto”.
Ecco il video di “Partners in crime”
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