Grande interesse ha suscitato il convegno organizzato domenica 30 settembre dal Panathlon Club Imperia-Sanremo, nell’ambito delle iniziative del 60° anniversario di Fondazione del Club dal titolo “I Doveri dei genitori nello Sport”.
Sala gremita a dimostrazione dell’interesse suscitato dall’argomento che mette a confronto il rapporto tra genitori e i ragazzi che praticano Sport.
A fare gli onori di casa oltre al presidente del club Angelo MASIN, il Presidente del Panathlon International Pierre ZAPPELLI, il Vice – Sindaco del Comune di Sanremo Caterina Carlotta PIRERI e, in qualità di testimonial, il pluricampione Olimpico Giorgio DI CENTA che hanno apprezzato moltissimo l’iniziativa del Club spronandoli a continuare su questa strada.
Un vivo apprezzamento e un grande interesse ha suscitato la relazione del Prof. Ario FEDERICI docente dell’Università di Urbino nonché Presidente del Comitato dello Sport della stessa Università’ la cui relazione ha lasciato un segno autorevole tra gli intervenuti.
La relazione del Prof. Ario FEDERICI
“La trasformazione della nostra società civile, ha detto il Professore, che può definirsi tale solo se fondata sul rispetto dei DIRITTI e dei DOVERI, in quest’ultimo scorcio di secolo è stata caratterizzata da profondi mutamenti sociali e culturali che hanno concorso ad alimentare il suo carattere di complessità. L’evoluzione dello sport ha lasciato il posto ai miti dello “star sistem”, alla ricerca esasperata del successo, del denaro facile, dell’eroe divinizzato, della gloria e della popolarità alimentata dai mass media.
La famiglia quale cellula fondamentale della società si è lentamente frantumata demandando ad altre agenzie sociali il compito educativo sia in ambito formale che di educazione informale. La società, le famiglie hanno delegato spesso alla Scuola alle associazioni sportive, culturali compiti educativi, l’orientamento ai valori e ai comportamenti socialmente accettabili, il sostegno alle tante fragilità dei giovani di oggi, il contrasto di marginalizzazione e prevaricazione.
La cultura anche quella sportiva ha il compito di preservare l’identità, i valori, la memoria, ma anche, attraverso lo strumento della critica costruttiva, di contribuire a creare la visione del futuro di una collettività.
La Carta dei DOVERI del genitore nello sport e la Carta del codice di etica sportiva vogliono essere un’assunzione di responsabilità collettiva quale autentico stimolo genitoriale della consapevolezza che inverta la tendenza di una vera deriva educativa. In uno stato di diritto non si possono evocare o reclamare solo DIRITTI ma anche assolvere DOVERI sociali, educativi non derogabili o procrastinabili ad altri.
La carta dei DOVERI del genitore richiama l’obbligo che hanno questi nei confronti dell’educazione dei figli, richiamato anche dalle norme del codice Civile. Democrazia, uguaglianza e solidarietà sono infatti i valori basilari “modello europeo di sport” onde favorire le relazioni tra le persone di culture ed etnie diverse e l’inclusione sociale ed il dialogo tra tutte le diversità.
Occorre in prima istanza EDUCARE più che istruire attraverso un processo di confronto dialettico tra l’individuo e la società quale affermazione etica della Legalità, del rispetto delle regole, di sé, degli altri dell’ambiente al fine di formare PERSONE MORALMENTE LIBERE, cioè persone che sanno agire e scegliere secondo una conoscenza di valori accettati e riconosciuti come tali.
La carta dei doveri del genitore nello sport si riallaccia ai valori etici dello sport del fair play, cioè non solo del rispetto delle regole ma dei valori dell’amicizia, della lotta contro l’imbroglio, il doping, il ripudio della violenza fisica, verbale e morale.
I VALORI etici dello sport rappresentano un modo di pensare una sequenza tassonomica di valori e comportamenti, un impegno verso la società ma prima di tutto verso se stessi. Ma Il fair play rappresenta oggi una utopia o una realtà nella nostra società permeata da tante contraddizioni e dall’ esasperazione al successo, del denaro facile del mito e dello Star System’?
Il fair play è stato anche definito da taluni scettici un “cosmetico per lo sport”,…una “formale espressione di fede” per nascondere le gravi lacune etiche dello sport.
Il concetto di fair play deve invece rappresentare un autentico crocevia, una stella polare di valori a cui ispirarsi per uno sport che possa assolvere realmente alle funzioni educative, sociali, ludiche, culturali, di sanità pubblica riconosciute dall’U.E.
La condivisione e promozione quindi di un’etica sportiva attraverso una gerarchizzazione di valori e comportamenti. L’educazione non ha il potere coercitivo di cambiare il mondo, ma cambia le persone che ogni giorno cambieranno e trasformeranno il mondo.
Un impegno per tutti, genitori in primis attraverso un processo di educazione, con il contributo di ognuno nel proprio ruolo che riveste nella società, per la crescita dell’uomo e del cittadino europeo”.