“Una persona distrutta, massacrata, con la vita rovinata, vale 5 mila euro?”. È affranto, amareggiato, Fulvio Salvagno, a poche ore dalla sentenza della Corte d’Appello di Genova che ha di fatto cancellato la condanna a 1 anno e 2 mesi inflitta in primo grado a William Mcinnes, l’armatore americano che nel settembre del 2014 ferì gravemente l’agronomo imperiese Sergio Salvagno, sparando un razzo durante la manifestazione delle Vele d’Epoca. Per Mcinnes solo una multa, appunto, di 5 mila euro, per lesioni colpose.
Del dramma di Sergio Salvagno, lo ricordiamo, se ne occupò anche la trasmissione tv “Le Iene”.
William Mcinnes, multa da 5 mila euro: l’amarezza di Fulvio Salvagno
“Non ci sono parole per descrivere una cosa simile – ha dichiarato Salvagno a ImperiaPost – , ma se la giustizia italiana lo permette, bisogna prenderne atto. Sono i giudici che decidono. A quanto pare, un danno cosi grave vale 5 mila euro.
Difficile darsi una spiegazione. Mcinnes ha usato una pistola, ha sparato un razzo e ha distrutto la vita di una persona. Tutto questo vale 5 mila euro? Provo grande amarezza. Cosa deve pensare la gente che, come noi, vive onestamente? Che si può fare tutto quello che si vuole senza pagare niente?
Credo che la sentenza di oggi sia anche un messaggio devastante sotto il profilo educativo. Cosa insegniamo ai nostri ragazzi? Lasciamo perdere noi, che abbiamo un vissuto alle spalle, ma i giovani, loro, cosa pensano? Che anche se non ti comporti male non ti succede niente.
Non ho voglia di niente. Provo solo grande delusione. Ora mi fa paura anche il risarcimento civile. Se il metro è questo non so davvero cosa passa accadere. Mcinnes non pagherà mai di sua spontanea volontà, sono le istituzioni che dovrebbero tutelarci. Mcinnes basta che non venga in Italia e nessuno gli dice niente. Non si è mai fatto sentire in tanti anni, zero assoluto.
Ma di Mcinnes, se devo dire la verità, non me ne importa niente. Speravo però che le istituzioni ragionassero con coscienza e con un manuale in mano. Mi chiedo, se i giudici si trovassero nella situazione in cui si trova oggi la mia famiglia avrebbero preso la stessa decisione. Vorrei proprio saperlo. Tutto questo è avvilente.
Le cure di Sergio? Siamo sempre alla Sant’Anna. Va seguito ogni giorno, stimolato sempre, perché se no torna indietro e perde tutti i miglioramenti che ha fatto in questi anni. Andiamo avanti come possiamo, ma davvero non è facile. Oggi è un giorno triste per tutti noi”.