25 Dicembre 2024 02:33

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UN ANNO DI SERVIZIO CIVILE IN KENIA: A “LE IENE” LA STORIA DELL’IMPERIESE FRANCESCA CASASSA. “QUI AIUTO 43 BAMBINI ORFANI E SIERO POSITIVI”

In breve: Francesca è stata la protagonista dell'ultima puntata de "Le Iene", durante la quale ha indossato i classici "panni" degli inviati del programma, un completo nero con la camicia bianca, per mostrare cosa può offrire un anno di servizio civile.

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Da 10 mesi si trova in Kenya per svolgere il servizio civile, dove aiuta di persona oltre 40 bambini orfani e siero positivi. Stiamo parlando dell’imperiese Francesca Casassa, 20 anni e tanta energia da vendere.

Francesca è stata la protagonista dell’ultima puntata de “Le Iene”, durante la quale ha indossato i classici “panni” degli inviati del programma, un completo nero con la camicia bianca, per mostrare cosa può offrire, in termini di crescita personale, un anno di servizio civile.

Il servizio civile di Francesca Casassa raccontato alle Iene

Francesca Casazza si trova a Nanyuki, in Kenia, un paese di 50 mila anime proprio sulla linea dell’Equatore. Francesca è una dei 60 mila ragazzi italiani tra 18 e 28 anni, che, ogni anno, intraprendono un’esperienza di servizio civile, in Italia o all’estero. Un’ottima occasione di formazione e crescita, per conoscere nuove realtà e anche guadagnare un compenso.

 “Sono qui da quasi 10 mesi spiega Francesca – ogni anno ci sono migliaia di bandi sul sito del servizio civile. Io ho scelto questo progetto perché lo sentivo più vicino a me stessa. 

Prima di partire ho svolto un corso di formazione apposta per l’esperienza che avrei dovuto affrontare. Qui aiuto nella casa “Tumaini”, dove vivono 43 bambini orfani e siero positivi, che hanno bisogno di un’alimentazione corretta, sana e varia. Insieme a me ci sono altri 2 ragazzi italiani in servizio civile”.

Le riprese del programma mostrano chiaramente quanto Francesca si sia integrata nel paese. I bambini la tengono per mano e scherzano con lei, parlando swahili.

Loro mi vogliono bene e io ne voglio a loro – afferma – Sarà traumatico tornare a casa. Qui c’è bisogno di supporto agricolo, per l’istruzione di base, per le tecnologie informatiche. I ragazzi vogliono formarsi per trovare lavoro in futuro. Ogni giorno devono intraprendere un cammino di 1 ora per andare a scuola e un’altra per tornare. I bambini con bisogni speciali imparano un mestiere, perché “disability is not inability”. Qui c’è un orto i cui prodotti vengono utilizzati direttamente nella cucina della casa, che dà da mangiare a oltre 500 bambini del posto ogni giorno.

Con 2,5 euro si dà da mangiare a un bambino al mese – spiega – quindi ogni donazione è importante, sia da privati che dal governo”.

Nel servizio si fa focus anche sulla dura realtà che vivono i ragazzi del posto, tra droghe e dipendenze. 

Per maggiori informazioni sul servizio civile:

Per il servizio integrale:

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