“Non c’è nulla di più bello che essere guardati negli occhi orgogliosamente dai propri figli”. Sono queste le parole del testimonedi giustizia calabrese Rocco Mangiardi, tornato nella provincia di Imperia dal 5 al 9 novembre ospite di “Libera”, per raccontare la sua esperienza e sensibilizzare le persone sulle vittime della mafia.
Nella giornata di ieri, Mangiardi ha portato la sua testimonianza presso i locali dell’AUSER-Filo d’Argento di Imperia, Salita Frati Minimi 3, incontrando AUSER e SPI-CGIL, coorganizzatori dell’evento, e gli insegnanti delle scuole della provincia che partecipano alla formazione di Libera ‘Educazione alla legalità- Raccontare le mafie e come contrastarle: il coraggio dei testimoni di giustizia’.
La storia del testimone di giustizia Rocco Mangiardi
“Mangiardi ha portato la sua testimonianza di coraggio e di tenacia nella lotta contro le mafie a folti gruppi di giovani di molte scuole della nostra provincia – spiega Maura Orengo di Libera – La sua piccola-grande storia è un esempio chiaro per tutti: non bisogna sottostare ai ricatti delle organizzazioni criminali, occorre avere fiducia nelle istituzioni e affrontare i rischi con la testa alta e la schiena dritta.
La sua vicenda inizia in Calabria, dove è nato, continua a Torino, dove la sua famiglia emigra per trovare lavoro e benessere, e ritorna a Lamezia Terme dove Mangiardi apre un negozio di autoricambi in Via del Progresso, in pieno centro.
Dopo un po’ di tempo la cosca di ‘ndrangheta dei Giampà cerca di imporgli il pagamento del ‘pizzo‘, ma per la prima volta, in Calabria, accade il contrario: la vittima si rifiuta, con coraggio denuncia e testimonia in Tribunale, facendo condannare i ricattatori.
Rocco Mangiardi subisce molte minacce e da anni, ormai, deve essere protetto da una scorta di Polizia. Ma il suo coraggio, la sua onestà, il suo desiderio di coinvolgere altri in questo suo cammino di giustizia, con Libera al suo fianco, fanno sì che egli continui a incontrare i tanti, giovani e adulti, che nella nostra penisola hanno a cuore un vero e profondo cambiamento per la giustizia e il bene di tutti“.
Rocco Mangiardi: l’intervista
“Ho avuto la fortuna, incontrando i mafiosi, di poterli denunciare. Li ho denunciati proprio in un’aula di tribunale.
È stata una bella cosa, una prova forte, che mi ha fatto capire che indicandoli proprio nell’aula del tribunale, il nostro dito puntato è più forte delle loro pistole”.
Com’è cambiata la sua vita dopo la sua denuncia?
“Da quel giorno io e la mia famiglia stiamo vivendo i momenti più belli della nostra vita. Non c’è nulla di più bello che essere guardati negli occhi orgogliosamente dai propri figli.
Molti mi dicono che per me è stata una disgrazia, molti si impietosiscono pensando che per me è stato un incontro brutto. No, io semplicemente ho incontrato delle ingiustizie e le ho denunciate.
La mafia, dopo averla denunciata, l’ho sconfitta nell’aula del Tribunale. La ritengo una fortuna”.
Come reagiscono i ragazzi giovani a sentire la sua storia?
“Sto venendo da qualche anno qui ad Imperia, invitato dal presidio Libera Imperia e sto incontrando tanti ragazzi che sono ignari delle cose che accadono in Calabria e del cambiamento che sta avvenendo.
Quando gli raccontiamo le nostre storie e gliele racconti senza passare per eroi, ma solo come un cittadino normale quale io sono, i ragazzi si rendono conto che possono farlo anche loro.
Capiscono le porcherie che hanno fatto i mafiosi. Se nessuno glielo racconta non lo sapranno mai. Veniamo qui per raccontargli queste cose e loro si rendono conto.
Diventano consapevoli che la ‘ndràngheta in qualche modo ha attecchito anche qui”.
Come vede il futuro? Crede che aumenteranno le testimonianze?
“Le cose stanno cambiando, come stanno cambiando in Calabria piano piano cambieranno un po’ dappertutto.
Noi stiamo girando proprio per parlare con i giovani. Sono sicurissimo e certo che le nuove generazioni saranno migliori delle nostre. Il cambiamento come è nato in Calabria, sarà un cambiamento anche qui.
Bisogna solo dare le armi ai ragazzi, le armi della cultura, delle prove, del male che fanno le mafie e i corrotti. Del male che fanno queste persone che non vogliono certa certo che si progredisca, non vogliono dare lavoro. Le mafie lo tolgono il lavoro.
I mafiosi non amano le loro famiglie, tutte bugie che dicono loro, soprattutto i mafiosi han sempre detto che non uccidono donne e bambini e invece le donne e i bambini li hanno uccisi da sempre.
I mafiosi sono bugiardi: noi questo vogliamo dire ai ragazzi. Devono conoscere tutte le loro porcherie”.