“Un po’ di chiarezza: a cedere non è stato il molo lungo tout-court ma il prolungamento dello stesso costruito nel 2007. Si tratta di una costruzione creata a difesa dello scalo cosiddetto “obiettivo 2” (perché da tale programma europeo è stato finanziato), e sul quale vale la pena di soffermarsi e fare un flash-back – Così in una nota stampa Potere al Popolo, a seguito del cedimento di un tratto del molo lungo di Oneglia, dopo le forti mareggiate degli ultimi giorni.
La nota stampa di Potere al Popolo sulla situazione del molo lungo di Oneglia
“Ai tempi della costruzione del più grande porto turistico del mediterraneo, che avrebbe cancellato le attività produttive di Porto Maurizio (Salso, Docsa,..) si sancì, in forza di leggi e delibere, che il porto di Oneglia sarebbe restato integralmente a destinazione commerciale e peschereccia ed in più avrebbe ospitato tutte le attività produttive di Porto Maurizio con la creazione di un nuovo bacino commerciale (obiettivo 2) contestualmente (parola chiave) all’ avvio della costruzione del nuovo molo turistico san Lazzaro e l’ intera ristrutturazione turistica del bacino della “Marina” di Porto Maurizio.
La necessaria protezione dello scalo “obiettivo 2” obbligò il prolungamento del molo lungo che, nel paese del dissesto idrogeologico permanente e non sempre inevitabile, sbarrò (e sbarra) lo sfogo naturale del torrente impero (basta fare due passi sul ponte della nuova ferrovia o, meglio, a Santa Maria Maggiore di Castelvecchio e guardare verso il mare per rendersene conto): infatti alla prima piena del torrente concomitante ad una mareggiata di angolazione “giusta”, lo scalo di Oneglia si trovò completamente riempito di detriti fluviali che resero lo specchio acqueo del porto quasi attraversabile a piedi. (era il 15 novembre 2014)”.
“Non solo, ma appena terminata la costruzione della prolunga, una mareggiata – non eccezionale – ne demolì la parte terminale che dovette interamente essere ricostruita.
Nell’ immagine seguente si vede il porto di Oneglia prima della costruzione dell’ obiettivo 2 e della prolunga del molo lungo (Foto Earth 2004) e nella successiva il porto di Oneglia nel 2018 (Foto Google Earth luglio 2018)”.
“Nella immagine ancora seguente, a titolo di curiosità, si evidenzia lo scarsa spessore planimetrico della scogliera soffolta a protezione della prolunga del molo, in particolare proprio nei pressi dell’ avvenuto sfondamento”.
“Dalle foto infatti si nota come tutta la “prolunga” abbia la parte soffolta della scogliera ridotta (5-10 metri) rispetto alla scogliera del vecchio molo lungo (25-30 metri) e quindi con una pendenza assai più elevata rispetto a quella del molo vecchio: in questo ultimo l’ onda è portata con un lungo piano inclinato a scavalcare la diga in caso di tempesta, mentre nella “prolunga” l’ onda si abbatte con violenza sulla barriera assai meno inclinata scaricandovi una potenza particolarmente elevata.
La mareggiata del 29 ottobre 2018 ha inciso nel tratto iniziale di questa “prolunga” dove è evidente una deficienza di scogliera (chissà forse una parte degli scogli era stata utilizzata per ripascere la parte terminale affondata subito dopo la costruzione ?…).
Di qui, guarda caso, è partita l’ azione di “scavo” da parte del mare che è praticamente penetrato sotto il molo. Può anche essere che i tetrapodi in cemento utilizzati abbiano assolto in maniera meno egregia dei massi da scogliera il ruolo protettivo.
Ed allora facciamo ancora chiarezza: il Sindaco, giustamente, rivendica l’ eccezionalità del danno come prova della indispensabilità di risorse per la ricostruzione, pena danni irreparabili non solo per il porto commerciale, ma per l’ intera città.
Ma poi si sbilancia nei confronti: “il porto turistico, invece, ha retto benissimo”; come dire “se avessimo fatto tutto turistico come avremmo voluto noi, anche il porto di Oneglia sarebbe stato efficiente”.
Si dimentica quindi di precisare che il crollo del molo fa parte di quella sciagurata scelta del tutto turismo che voleva annientare ogni attività produttiva portuale, costruendo malamente una discutibile prolunga del molo lungo a protezione di uno scalo costruito, anch’ esso malamente ed obtorto collo, ma con la pervicace intenzione di sostituire le attività commerciali con quelle turistiche: ad esempio con la demolizione, abusiva e realizzata in fretta e furia, dei silos oleari retrostanti operazione che rese impossibile la contestualità del trasferimento delle attività di Porto Maurizio ad Oneglia costringendole alla chiusura.
Insomma: il Porto commerciale di Oneglia doveva crescere a spese ed a compenso della perdita del porto commerciale di Porto Maurizio, ma visto che nel futuro dei capitani coraggiosi e dei politici di riferimento, non doveva esserci spazio per esso, tanto valeva spendere i soldi dell’obiettivo due, malamente, appunto, e tacitare , almeno in parte, le proteste di una parte importante della città (e salvare le apparenze col rispetto formale della possibilità di mantenimento ed ampliamento delle attività produttive portuali).
Ecco che il quadro torna: pur nella evidente eccezionalità della tempesta, la fragilità non del tutto innocente della prolunga del molo lungo può essere ritorta, nell’ immaginario collettivo indotto da Scajola, contro le attività portuali produttive ed a favore di quelle legate alla rendita turistica.
Mentre dovrebbe essere chiaro a tutti che se Yacht e pescherecci non hanno fatto la fine di quelli di Portofino e Rapallo, è perché i due storici moli lunghi di Imperia progettati per attività produttive e commerciali, li hanno salvati: che dire, almeno un po’ di riconoscenza ?”.