23 Dicembre 2024 06:06

23 Dicembre 2024 06:06

“Aberrante modalità di redazione dei certificati di morte”: ecco perché è stata condannata Simona Del Vecchio/Le motivazioni

In breve: "Intollerabile cinismo" e "aberrante modalità di redazione e firma dei certificati necroscopici ". Lo scrivono i giudici del Tribunale di Imperia nelle motivazioni delle sentenza di condanna della dott.ssa Simona Del Vecchio

“Intollerabile cinismo e aberrante modalità di redazione e firma dei certificati necroscopici “. Lo scrivono i giudici del Tribunale di Imperia, Donatella Aschero, Laura Russo e Caterina Lungaro, nelle motivazioni delle sentenza di condanna della dott.ssa Simona Del Vecchio, ex dirigente della Struttura Complessa di Medicina Legale dell’Asl1 Imperiese, a 6 anni e 6 mesi di carcere con l’accusa di truffa ai danni dello Stato, peculato e falso.

Condanna Simona Del Vecchio, le motivazioni: il falso

I giudici, nel fare un quadro della personalità della dott.ssa Del Vecchio, difesa dall’avvocato Marco Bosio, scrivono: “ha mostrato un intollerabile cinismo nel dialogare delle persone anziane decedute, e pur di giustificare il proprio agire non esitava a denigrare colleghi e collaboratori”.

In relazione, invece, alle cosiddette autopsie “fantasma”, i giudici scrivono che “si era giunti a una prassi di aberrante modalità di redazione e firma dei certificati necroscopici, senza la preventiva visita del cadavere, che coinvolgeva la dottoressa Del Vecchio e altri medici della struttura di medicina legale: salvo si trattasse di morti giovani o di morti strane, che avrebbero potuto evidenziare maggiori sospetti rispetto le morti di anziani avvenuto nelle proprie case. Certamente i medici legali erano onerati da compiti gravosi, e in tal senso alcune precise domande poste dalla difesa: ma la circostanza non giustifica, all’evidenza, la falsa attestazione”.

A riguardo, il collegio, non risparmiando un passaggio critico sul comportamento dei dipendenti delle pompe funebri  in relazione alle modalità di ritiro e alla compilazione dei certificati necroscopici (“nonostante l’atteggiamento dei dipendenti delle pompe funebri, onestamente definito ‘curioso’ dal Pm”) aggiunge che “tale modalità non avrebbe avuto ragione di esistere se le salme fossero state davvero viste, perché se le salme venivano viste il necroscopico viene lasciato lì vicino al morto, non c’è bisogno per il medico necroscopo di portarlo alle pompe funebri né a questi di andarlo a ritirare presso gli uffici dell’ASL”.

Condanna Simona Del Vecchio, le motivazioni: il decesso di Concetta Olivieri

“Dalle risultanze istruttorie indicate emerge, senza dubbio alcuno – scrivono i giudici – come la dottoressa Del Vecchio abbia predisposto un certificato ISTAT senza vedere la salma della signora Olivieri, all’esclusivo fine di sostituire il precedente che recava la (peraltro corretta) dizione ‘trauma cranico’ e ogni ulteriore relativa indicazione (data dal trauma, tempo intercorso tra evento e morte) e consentire, di conseguenza, le esequie già predisposte dall’agenzia funebre. L’imputata non ha mai visto la salma, né si è peritata di accertare se la dizione apposta dal dottor Furlan fosse o meno corrispondente alla realtà”.

Condanna Simona Del Vecchio, le motivazioni: la truffa

I giudici, nelle motivazioni, scrivono che la dottoressa Del Vecchio “presentava in maniera decisamente anomala un numero eccessivo di moduli di mancata timbratura, anche una decina al mese”, specificando che non risultano decurtazioni in tal senso nelle buste paga”.

In relazione alle indagini della Guardia di Finanza, con pedinamenti e intercettazioni, il collegio scrive che hanno “consentito di accertare come la dottoressa Del Vecchio abbia dichiarato la propria presenza in servizio in orari nei quali, certamente, ella non stava svolgendo la propria attività professionale”.

Condanna Simona Del Vecchio, le motivazioni: il peculato

Infine, per quel che riguarda il peculato, i giudici scrivono che “l’imputata utilizzava il mezzo (dell’Asl, ndr) come fosse proprio, posteggiandolo presso la propria abitazione durante la notte per recarsi anche in orario di lavoro a fare la spesa, a trovare la madre, dal notaio per un atto personale, a curarsi le unghie, badando di effettuare il rifornimento presso i pochissimi distributori ove era possibile spendere la carta carburante fornita dall’amministrazione”.

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