23 Dicembre 2024 21:27

23 Dicembre 2024 21:27

Don Luigi Ciotti, il prete antimafia, a Imperia: “Se non c’è una rivolta delle coscienze le mafie continueranno a essere presenti”/L’intervista

In breve: "C’è un’emorragia della nostra memoria, di quella che è stata la nostra storia, ma c’è anche un’emorragia di umanità"

Visita a Imperia, nel primo pomeriggio di oggi, martedì 4 dicembre, nell’ambito del viaggio di Libera Idee, promosso da Libera, di Don Luigi Ciotti, il prete antimafia. Dopo un faccia a faccia i giornalisti in Calata Cuneo, Ciotti, che in precedenza aveva incontrato gli studenti delle scuole a Sanremo, ha pranzato al Circolo Arci.

Don Luigi Ciotti a Imperia: l’intervista

Partiamo dall’incontro con gli studenti. Si parte dalla scuole per sensibilizzare i più giovani su un tema delicato come la mafia?

“È la cultura, è la cultura che da la sveglia alle coscienze, la dimensione dell’educarsi. I ragazzi ci pongono le domande e chiedono sostanzialmente anche a noi adulti più coerenza, più credibilità, di non essere traditi, di non essere illusi. 

Domande intelligenti, i ragazzi hanno una passione naturale, hanno una sana curisità, sono stanchi delle parole, soprattutto della società che rischia di suicidarsi perchè non investe come dovrebbe sui giovani. Ho spiegato loro che 2 milioni e 300 mila loro compagni che hanno studiato, oggi sono li che navigano a cercare un lavoro che non c’è. Ho spiegato anche a loro che un giovane su 3 si perde nei primi 5 anni delle superiori. Abbiamo, nonostante dei miglioramenti, una dispersione scolastica molto alta nel nostro paese.

Come ci ricordava Tullio de Mauro, che oggi non c’è più, suo fratello fu ucciso da Cosa Nostra e il suo corpo mai trovato, grande studioso di lingua italiana, non bisogna dimenticarsi dell’analfabetismo di ritorno. L’ultima volta che ci siamo visti, prima che se ne andasse per sempre, mi disse, ‘sai, ci sono circa 6 milioni di Italiani che sono tornati indietro, non avanti.

La conoscenza è la via maestra del cambiamento. Sono belli i ragazzi, non prendiamoli in giro, non tradiamoli”.

Pensa che ci sia consapevolezza tra i giovani del fenomeno delle mafie?

“No, la ricerca che noi abbiamo fatto a livello nazionale, su un campione di 10 mila persone , ha messo in evidenza che c’è poca conoscenza.

Molti si sono fermati all’equazione sangue e Mafia, la lettura rischia di essersi fermata 26 anni fa. Falcone, Borsellino, quelle stragi entrate con forza nella vita e nella coscienza delle persone, almeno emotivamente. Le emozioni non bastano, se le emozioni poi non le trasformiamo in sentimenti, in un qualcosa di più profondo.

Dalla ricerca viene fuori un dato molto importante, ovvero che la stragrande maggioranza dice che la Mafia è un problema globale, il 74% in Italia, ma solo l’8.5% dice che è un problema trasversale di tutta l’Italia. Resta nella testa, dopo tanti anni, che è un problema del sud, che è un problema legato ad alcune regioni del sud. C’è anche un 11% a seconda delle regioni, che dice che è un problema di letteratura.

È inquietante tutto questo, noi siamo andati a chiedere quali sono le fonti e abbiamo trovato che le fonte della scuola e dell’università sono sotto all’11% . La prima fonte di chi dichiara di essersi informato è un terrorismo di inchiesta, un cinema serio. Serio perchè c’è anche tanta spazzatura.

Gli ultimi posti sono i social, la ragione è molto semplice. I social sono tutta una velocità di cambiamenti, ti fermi, poi passi, passi, passi e quindi non sono da criminalizzare i nostri telefonini, non sono da criminalizzare quegli strumenti, ma c’è rischio della digitalizzazione dell’esistenza, confondere i contatti con le relazioni. Si passa da una cosa all’altra, si perde l’attenzione e anche il senso critico. La capacità di leggere in profondità. Una rilettura sulle fonti che ci deve coinvolgere tutti”.

Questa provincia è vittima di un fenomeno molto pericoloso, il negazionismo. Si nega da anni l’esistenza delle mafie, proprio forse perché non è così visibile. Non c’è, insomma, l’omicidio di mafia. Lei cose ne pensa?

“Purtroppo questo non è solo un problema di qui.  È un problema più vasto di quello che sembra, soprattutto per il centro nord del nostro Paese. Non sono bastati gli arresti, non sono bastate tutta una serie di operazioni per far prendere coscienza alle persone che è un problema che non deve vederci indifferenti. Si sta andando verso la normalizzazione . Com’è stato in passato per la droga, l’eroina è tornata più di prima, le mafie vanno a nozze perchè c’è un mercato, c’è l’offerta ma c’è anche la domanda .

Anni fa si è fatto di tutto e poi è diventata una cosa quasi normale, adesso è ritornata seriamente forte. È cresciuta anche la mortalità, soprattutto in alcuni adolescenti. Io sono stato 15 giorni fa a Udine a salutare Alice , 16 anni, morta di overdose”.

A Imperia si nega l’esistenza della criminalità organizzata dicendo:”Siamo brave persone”

“Certo, ma questo non toglie assolutamente nulla, anche da altre parti del nostro Paese sono brave persone che si impegnano, che lottano. Questa però non deve diventare una giustificazione. Le mafie non è che si mettono a dire ‘siamoqui’. Hanno una forte  capacità, oggi, di penetrazione. Oggi più che mai emerge da tutti i rapporti, l’area grigia, questa commistione tra legale, illegale, i mafiosi sono dentro l’area grigia e quindi i confini tra legale e illegale sono molto porosi, molto saldati insieme.

Emergono da tutti i rapporti le nuove 4 dimensioni: la prima dimensione è che non c’è regione d’Italia che può dichiararsi esente; la seconda è che sono diventati più flessibili e reticolari. Sono loro che fanno rete, le mafie, creano delle forme di collaborazione per raggiungere i loro scopi e i loro obiettivi e soprattutto si sono trasformati in imprenditori che penetrano nell’imprenditoria legale. Gli imprenditori non ce la fanno ad andare avanti, le banche gli hanno chiuso la saracinesca, hanno chiesto in forma usuraia alla fine a dei personaggi poi se tu non paghi sono entrati con le maggioranze nelle aziende. 

Quindi ci sono dei fenomeni che sono avvenuti negli ultimi tempi, che la gente conosce molto poco, l’informazione è molto ristretta, a volte superficiale. Si fa gran cassa, oggi nel Paese il dibattito sociale è mandare via tanti migranti che invece dovrebbero essere più accolti, accompagnati, riconosciuti.

C’è un’emorragia della nostra memoria, di quella che è stata la nostra storia, ma c’è anche un’emorragia di umanità. Non si parla più di alcuni fenomeni e quello della mafia se ne parla, l’operazione di questa mattina con l’arresto di quello che si presume avrebbe dovuto prendere il posto di Rina, l’operazione antimafia nel territorio di Foggia, Cerignola, del Gargano, grandi operazioni.

Stima e riconoscenza quanti più giorni si impegnano, ma la distanza è abissale e se non c’è la rivolta delle coscienze, se non c’è una risposta sociale che incomincia dal lavoro, dalla scuola, dal sostegno alle famiglie, ai servizi, le mafie continueranno ad essere presenti perché non è solo un problema di criminalità se no lo avremmo risolto da anni. Nel 1900 Don Stuzzo, disse: ‘la mafia ha i piedi in Sicilia ma la testa forse è a Roma’ e poi aggiunse una drammatica profezia: ‘risalirà sempre più crudele e forte verso il nord fino ad andare oltre le Alpi’. 

C’è anche un po’ di spettacolarizzazione della lotta alle mafie. Ad esempio a Roma, con la Lega e i Cinque Stelle. Tra chi fa il bagno nella piscina sequestrata ai mafiosi e chi sale sulle ruspe che demoliscono le case del clan Casamonica. 

Quella non è lotta alla mafia, quella modalità lì non aiuta la lotta alla mafia. Ben vanga demolire la casa dei Casamonica se abusiva, ma non voglio vedere le ruspe nei campi dei poveri cristi se prima non viene offerto loro una casa, un’opportunità, un giaciglio, lì non si deve andare ma impegnarsi per creare le condizioni per la gente che non ha una possibilità, ce l’abbia.

Siccome si vuole giustificare le ruspe nei campi dove sta tanta povera gente, bisogna fare in modo che vi sia la speranza per tutti. Io ero stato alcuni mesi fa ad inaugurare una delle ville dei Casamonica che è diventato un centro per le famiglie degli autistici. È stata usata una di quelle case per fare un servizio, se le altre sono abusive buttatele giù, ma non diventi solo spettacolo.

Come quando arriva l’aereo con il canale umanitario e si sbaciucchiano questi bambini, ma poi si fanno dei Decreti per buttarli sulla strada. Allora non ci siamo, non si andrà lontano”.

Maura Orengo

“Abbiamo incontrato Don Ciotti perché è la settimana di ‘Libera Idee’ per la Liguria.

Libera Idee è un percorso nazionale, c’è stata una grande indagine per capire cosa la popolazione italiana pensa delle mafie, se ne ha percezione , se si rende conto del danno che portano le mafie anche in territori dove non portano la violenza perché non sempre è necessario usare la violenza per aggredire il tessuto sano locale.

Qui in Liguria ci sono stati dei risultati che potrei dire preoccupanti soprattutto nella gioventù che ha poca fiducia nella politica e nella partecipazione e quindi noi faremo di tutto per aumentare ancora di più la partecipazione dei giovani nella consapevolezza della propria società, dell’Italia e di quelle che saranno le loro scelte future, perché anche loro partecipino alle decisioni della nostra società.

Un altro dato negativo che è risultato dalle nostre parti è la percezione chiara della presenza della corruzione alla quale però non corrisponde un’altrettanta fiducia nella denuncia della corruzione. Questo è un altro terreno sul quale dovremo aprire un discorso perché le persone devono acquisire fiducia nelle istituzioni che le possono difendere da questo fenomeno.

È una bellissima giornata, abbiamo qui Don Ciotti, ha incontrato tutti questi giovani, avevamo richieste per il triplo da parte delle scuole per partecipare a questo incontro perché l’educazione alla legalità e alla giustizia nelle scuole la stiamo certamente facendo, non solo noi di “Libera”, ma con tutti gli insegnanti che si dedicano a questo, sognando un futuro migliore”.

 

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