24 Dicembre 2024 03:15

24 Dicembre 2024 03:15

Un’imperiese in Palestina: il quarto report di viaggio di Susanna Bernoldi, coordinatrice Aifo. “È vita essere costretti a subire continue violenze senza possibilità di difesa?”/Le immagini

In breve: L'imperiese Susanna Bernoldi, coordinatrice Aifo, si trova da alcuni mesi in Palestina per aiutare la popolazione, devastata da continui conflitti.

L’imperiese Susanna Bernoldi, coordinatrice Aifo, si trova da alcuni mesi in Palestina per aiutare la popolazione, devastata da continui conflitti.

Per far conoscere quella realtà anche a chi non si trova sul posto, Susanna ha deciso di realizzare dei report in cui racconta tutto ciò di cui è testimone in questa esperienza.

L’esperienza in Palestina di Susanna Bernoldi

Ecco il quarto Report

Un’occupazione sempre più odiosa, che toglie il fiato…. non solo per i lacrimogeni.

Avevo iniziato il mio quarto report con gioia per aver seguito, su internet, la stupenda riunione del Senato Irlandese che ha deciso ufficialmente di boicottare i prodotti che Israele produce nei territori occupati, quindi con la terra e l’acqua rubata e il lavoro sottopagato dei palestinesi. Un’assemblea emozionantissima in cui tanti senatori, con estrema determinazione e precisione, hanno motivato questa proposta argomentando tutte le violazioni dei Diritti Umani che Israele opera nei confronti del legittimo popolo palestinese.

E stato fantastico, un momento in cui ho dimenticato l’angoscia provata il giorno prima nel vedere tanti altri video della Rete Italiana ISM, PalSolidarity, Nena News, WAFA, Man’an, Invicta Palestina, Agenzie ONU, BoccheScucite di Pax Christi e l’israeliana B’Tselem…

Immagini dei coloni che assaltano i villaggi, le scuole, come l’ultimo che ho visto: coloni armati che, protetti dai soldati (questo è lo scandalo!) hanno attaccato la scuola primaria a al-Lubbait al Sharaya prima di Nablus, sotto le colonie di Braha e Yitzar. Gas, bombe sonore, spari: terrore.

Il divieto di Israele al governo palestinese (condiviso su Fb) dal 2019, di importare vaccini e gli attacchi alle scuole, palesano il tentativo di scardinare le basi della forza del popolo palestinese: la cultura e la salute, sempre in ossequio al programma di Ben Gurion che molto chiaramente disse ai suoi generali che dovevano cacciare tutti i palestinesi dalla loro terra e, per quelli che sarebbero rimasti, togliere ogni servizio sociale.

Stanno provando in tutti i modi e se il mondo occidentale rimarrà silente, potrebbero farcela… o no? Dipende anche da ognuno di noi!

Ho provato angoscia vedendo il filmato del 13-12 che documenta la carica di ben 200 coloni della colonia di Yitzar che sono scesi come un’orda di vandali contro il villaggio di Assira Qiblyia dove vive la mia amica Hakima: decine di donne e bambini intossicati dai gas lanciati dai soldati, due uomini feriti in ospedale: la foto del nipote di Hakima l’ho condivisa su Fb. Ho saputo ora che è stato dimesso, sta meglio, ma… è vivere essere costretti a subire continue violenze senza alcuna possibilità di difesa?

In un altro video i protagonisti erano tre soldati israeliani che, in risposta al lancio di alcune pietre dei ragazzi palestinesi, si divertivano a mirare e a sparare ed esultavano dalla gioia quando riuscivano a colpirne uno. Esattamente come quel video terribile di un soldato USA in Iraq, esultante per aver prima colpito un’auto e poi fatto il tiro al bersaglio con gli occupanti che cercavano di mettersi in salvo. Stesso copione, stessa regia israelo-americana.
Ora vi racconto di noi. Ieri un vergognoso attacco di quattro soldati nel quartiere di Sulaymeh. Un bambino, vedendoli superare il check point ed avanzare nel solito modo prepotente ha lanciato una piccola pietra che è stata sufficiente per dare il via al loro gioco: hanno lanciato tantissimo gas e bombe stordenti nella strada, correndo verso le due scuole. Hanno sparato 9 lacrimogeni e gettato 3 bombe stordenti dentro alla scuola! raccolte quasi tutte dal Preside che ce le ha mostrate quando siamo andati a chiedere se vi erano conseguenze: per fortuna solo casi di soffocamento e grande, grande paura. Anche se la strada era deserta, hanno continuato a sparare come ad un nemico invisibile, a rendere l’aria non solo non respirabile, ma cancerogena. Ad un certo punto il vento è cambiato e ha spinto il gas verso i soldati che si sono dati precipitosamente alla fuga… già… ma tutte le famiglie con tanti bambini che vivono lì? Che quasi ogni giorno respirano quel gas nocivo? Per chi non l’ha mai provato: occhi e gola bruciano da morire e se se ne aspira un po’ di più ci si sente soffocare. Provo una grande rabbia a pensare a quei bambini che respirano quei gas così pericolosi fin dalla più tenera età.

Questo è vero terrorismo. Ecco il link del video girato da un nostro volontario, nonostante il gas lo accecasse e la tosse lo perseguitasse.

Se ieri sono stata male solo fisicamente e mi sono presa un bell’insulto da un soldatone al quale urlavo se non si vergognasse a sparare tutti quei gas ai civili inermi e soprattutto ai bambini nelle scuole... il 12 dicembre ho vissuto per me una prova forte, decisamente più difficile.

Ho conosciuto tante realtà di sofferenza fisica e morale, tante ingiustizie, ma queste di cui sono testimone mi fanno veramente tanto male, perché quando si è di fronte alla violenza sui bambini, o su qualsiasi altro essere vivente indifeso e non si riesce a impedirla, si prova una frustrazione grande. Per questo, rientrata poi a casa non sono riuscita a scrivere, ma ho iniziato a condividere video che mi giungevano dalle agenzie on line e dai volontari di varie associazioni che erano sul campo.

Mercoledì abbiamo nuovamente constatato la veridicità delle parole dell’ex soldato israeliano già citato: “Noi non dovevamo difendere i coloni, noi dovevamo terrorizzare i Palestinesi”.

Dopo la presenza davanti a due scuole (periodici attacchi alle studentesse da parte di coloni o soldati), ci siamo spostati nel quartiere di Qeitun. 7 soldati hanno superato il check point e hanno iniziato, con il loro atteggiamento spavaldo, a camminare avanti e indietro nel quartiere dove non abita alcun colono e quindi dove loro non hanno alcuna motivazione per esserci.

Era tutto estremamente calmo: i bambini erano già usciti da scuola, le persone conducevano la loro vita tranquilla. Hanno iniziato a fermare auto, a entrare nelle proprietà private… nessuna reazione dai palestinesi; si sono nascosti dietro un camion per venti minuti e poi di nuovo a provocare. Fermata un’auto ne fanno uscire il conducente, gli hanno chiesto il documento e lo hanno perquisito mani alte al muro, gambe larghe… ma ancora nessun ragazzo reagisce.
Era talmente chiaro che non se ne sarebbero andati fino a che non avrebbero potuto portarsi via un bottino! Ad un certo punto vengono gettate due piccole pietre e l’ufficiale (una ragazza con i capelli rossi) lancia i militari della Border Police come se dovessero andare all’assalto dei peggiori criminali. Ma criminali non ce n’erano. E nessun ragazzino per strada.

Si sono lanciati contro un bambino di 10 anni che teneva per mano il fratellino di 4 davanti a un negozio con altre persone. Lo hanno catturato e a forza hanno cercato di portarlo via. Hanno cercato, perché mentre tre del nostro team filmavano, in tre abbiamo tentato di strappare il bambino dalla loro presa. Tom è stato buttato a terra due volte con violenza e se non vi fosse stato l’altro volontario a filmare a un metro, il soldato lo avrebbe sicuramente colpito violentemente con il fucile; anch’io sono stata buttata di lato senza tanti complimenti. Abbiano cercato di interporci più volte e credo i militari non abbiano potuto fare a meno di sentire le nostre voci di denuncia, di accusa di un crimine palese.

Incredibile la forza del bambino che urlava il nome del fratellino e parlava con decisione ai soldati che lo tenevano saldamente dai due lati. Anche questa volta il minore non aveva con sé alcun familiare come prescrive a legge.
Siccome li continuavamo a seguire ed evidenziare l’assurdità di un arresto violento di un bambino che nulla stava facendo (e anche se avesse fatto qualcosa?), un poliziotto ha tentato di caricare altri due volontari, ma interponendoci e filmando i poliziotti hanno interrotto le loro intimidazioni.

Raggiunto il loro scopo, fatta la loro esercitazione, la Border Police se n’è andata con la preda. Abbiamo immediatamente chiamato l’ufficio delle Nazioni Unite che, in questi casi, interessa Medici Senza Frontiere che ha dato la disponibilità a seguire psicologicamente questi bambini che subiscono traumi continui.

Dentro di me l’angoscia per non essere riusciti a liberare il bambino, per quello che potrebbero fargli alla stazione di polizia (dal 1987 arrestati 337.000 Palestinesi dei quali 200 morti sotto tortura) e per il trauma subito dal fratellino di 4 anni.

Ma che cosa ci si può aspettare da forze armate formate da giovani coloni fomentati da Avi Dichter del Likud, Presidente della commissione della Difesa e Affari Esteri, che ha dichiarato che bisogna uccidere tutti i Palestinesi…. o da Gilad Erdan, ministro per gli Affari strategici, che ha affermato che i palestinesi che protestano pacificamente a Gaza sono dei nazisti e che l’esercito ha abbastanza pallottole per tutti, mentre Miri Regev, ministro della cultura e dello sport: “Sono felice di essere fascista… “ Nutriti di paura e rabbia, di odio contro i palestinesi e contro questi “accidenti” di internazionali che si permettono di venire a controllarli…

Ultime cose: a seguito dell’uccisione del bimbo di 4 anni a Gaza a cui un cecchino ha sparato all’occhio destro e dell’uccisione di tre palestinesi, un giovane ha ucciso due soldati e ferito altri due e da qui vi è stata una escalation incredibile di violenza con attacchi continui di soldati e coloni sui civili palestinesi e un uso spropositato di proiettili, gas e granate… A Ramallah il gas è stato sparato anche da un drone ed esattamente dove vi era la maggioranza delle postazioni dei media. Ormai non è una novità: giornalisti, medici e infermieri sono un target dei cecchini, come anche gli internazionali: un nostro volontario è stato colpito alla mano da una pallottola foderata di gomma.

Ma mentre eravamo lì abbiamo ricevuto la notizia che un signore di 58 anni, che stava guidando la sua auto, incontrando la camionetta dei soldati dopo una curva, è stato sparato alla testa e agli operatori dell’ambulanza è stato impedito di soccorrerlo. (!!!). Non è questo un crimine?

Così come sono un target le persone con disabilità: come il giovane su sedia a rotelle a Gaza e quello con disabilità mentale a Nablus: bersagli nonpersone, delitti senza storia, che non verranno perseguiti,

http://nena-news.it/cisgiordania-video-btselem-accusa-uccisione-palestinese-ingiustificata/

Se ogni venerdì siamo in alcuni punti della Prayer’s road (percorso che i coloni fanno nella Hebron antica per affermare il diritto all’occupazione della Palestina con un numero incredibile di soldati a loro protezione), il sabato siamo nel suq per il settler’s tour al quale vi consiglio di dare un’occhiata con il video girato proprio sabato scorso:

https://www.youtube.com/watch?v=Hmlz6ElYJmM

Al passaggio dei coloni la vita si ferma per i Palestinesi: bloccati mezzi e persone, armi spianate, soldati che sembra stiano procedendo in una giungla insidiosa con loro colleghi su alcuni tetti. Un rabbino spiega come tutta la parte storica sia loro di diritto perché data da Dio, perché lì loro vivevano 3.000 anni fa…. da qui le requisizioni delle case, la violenza sugli abitanti palestinesi del suq…. Ogni sabato noi li precediamo e seguiamo perché quando vi sono gruppi di giovani è frequente che provochino gravi danni ai pochi negozi che rimangono aperti: furti, danni alle bancarelle esterne, insulti…

Concludo presentandovi Adam Rafaelov, il giovane ebreo israeliano obiettore del servizio militare che per questo è già stato incarcerato 7 volte per un totale di 87 giorni.
“Il regime israeliano giustifica la sua violenza nei confronti dei palestinesi sostenendo di difendere la patria ebraica.
Non c’è nulla di morale nell’occupazione e nell’oppressione”.

 

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