Dopo mesi di vessazioni, umiliazioni, prevaricazioni e violente aggressioni, la Polizia di Stato ha posto fine alla condotta di un cittadino peruviano, classe ’75, già noto alle forze dell’ordine ed irregolare sul territorio nazionale.
L’uomo, responsabile di maltrattamenti in famiglia, è stato tratto in arresto la sera di Natale, da un Equipaggio della Squadra Volante, tempestivamente giunto sul luogo della segnalazione al 112 NUE.
Imperia: la Polizia arresta un 43enne peruviano per maltrattamenti in famiglia
Alcune telefonate di vicini di casa, infatti, segnalavano una violenta lite in corso in un appartamento di una centralissima via di Oneglia, confermata dalle urla che l’Operatore della Centrale Operativa, in contatto con i richiedenti, intanto udiva al telefono.
All’arrivo degli Agenti, giunti in pochissimi minuti, la scena del crimine appariva chiara ed eloquente. All’interno dell’abitazione, in tutte le stanze, evidenti i segni della violenta colluttazione. Sedie riverse sul pavimento, tavoli spaccati, bicchieri e bottiglie infranti, suppellettili in disordine.
Lì, ad attendere i Poliziotti, terrorizzata, una donna, con addosso i segni, evidenti, della violenza subita e vistose tracce di sangue sul volto e sulle mani. Tranquillizzata e soccorsa dal personale sanitario, subito richiesto dagli Operatori di Polizia, la donna indicava nel convivente, un connazionale di origini peruviane, il responsabile delle violenze.
L’uomo, che intanto si era nascosto in una delle stanze dell’appartamento, inveiva contro gli Agenti e contro la donna, minacciandola di morte ed oltraggiandola in loro presenza.
L’atteggiamento violento dell’uomo, reso ancora più aggressivo dall’evidente stato di alterazione alcolica, costringeva gli Operatori della Squadra Volante ad immobilizzarlo con le manette in dotazione e a condurlo nell’abitacolo della vettura di servizio.
La donna, ascoltata dagli Agenti, raccontava della aggressione subita poco prima.
L’uomo, rientrato in casa ubriaco, avrebbe preteso altro cibo dalla donna che, stufa delle offese e dei suoi tradimenti, di cui, peraltro, il compagno si sarebbe vantato mostrandole fotografie della sua amante, si sarebbe rifiutata. Al diniego, però, l’uomo l’avrebbe aggredita dapprima con una serie di morsi alla mano e poi, dopo averla minacciata di morte, avrebbe continuato ad aggredirla con schiaffi, calci e pugni.
Le violenze, consumate in presenza del figlio della donna e le urla di quest’ultima, udite da alcuni vicini di casa, venivano segnalati al 112 che, immediatamente, inviava sul posto un Equipaggio della Polizia di Stato.
L’uomo, già noto per episodi analoghi ma mai denunciato dalla compagna, si era reso, tra l’altro, irreperibile dopo essere stato raggiunto da un provvedimento di espulsione, non essendo in possesso di alcun titolo che lo autorizzasse a permanere sul territorio nazionale.
Fondamentali si sono rivelate le informazioni raccolte nei precedenti interventi della Squadra Volante e tutte confluite nelle schede del Protocollo E.V.A., acronimo di Esame Violenze Agite: il protocollo ha codificato, in vere e proprie linee guida, le Best Practice per la gestione degli interventi legati alla violenza di genere in caso di primo intervento degli addetti al controllo del territorio, attraverso la elaborazione di una “Processing Card” composta di schede che i poliziotti compilano ed inseriscono negli archivi informatici di polizia quando intervengono a seguito di segnalazione di violenza di genere.
Da questo archivio, la Sala Operativa può trarre informazioni essenziali quando invia la volante sul posto: informazioni su chi ha richiesto l’intervento, sull’eventuale presenza di armi censite all’interno dell’abitazione, su eventuali precedenti di polizia a carico delle persone coinvolte, verificando l’eventuale presenza di minori e capire se questi hanno assistito all’evento.
L’equipaggio intervenuto annota ogni minimo particolare al fine di focalizzare ogni singolo elemento utile per tutelare al meglio sia la vittima che gli Operatori. E’ quello che hanno fatto gli Agenti della Squadra Volante di Imperia.
Dopo aver raccolto le dichiarazioni della vittima e la denuncia che, finalmente, la donna ha formalizzato negli uffici di Polizia, gli Agenti procedevano all’arresto dell’uomo in flagranza di reato. Tradotto nelle Camere di Sicurezza della Questura, l’uomo veniva successivamente associato alla Casa Circondariale di Imperia, a disposizione della Autorità Giudiziaria informata dell’avvenuto arresto.
Nella giornata di ieri, 28 dicembre, l’arresto veniva convalidato e, in attesa della celebrazione del processo, a carico del responsabile veniva emesso l’ulteriore e stringente misura del divieto di avvicinamento alla donna e alla sua dimora.
L’intervento della Volante, particolarmente tempestivo, ha consentito non solo di cristallizzare importanti elementi probatori fondamentali per procedere all’arresto dell’uomo, ma soprattutto ha posto fine ad anni di vessazioni e violenze subite dalla donna costretta, da troppo tempo, al silenzio e alla paura dal suo aguzzino.
“Uscite dalla vergogna e denunciate chi vi costringe al silenzio”: è l’invito che il Questore di Imperia, Cesare Capocasa, rivolge, sin dal suo insediamento, a tutte le donne combattute tra il senso di impotenza e la paura di denunciare. “Aiutateci ad aiutarvi”, ripete il Questore, “perché solo denunciando e chiedendo l’intervento delle forze dell’ordine, possiamo assicurare alla giustizia vigliacchi e delinquenti che approfittano della vostra debolezza”.