24 Novembre 2024 21:25

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24 Novembre 2024 21:25

Crisi Venezuela: l’intervento di Potere al Popolo e Rifondazione Comunista di Imperia. “Paese ricchissimo, ma da sempre sfruttato da una borghesia interna”

Il Venezuela è lontano dall’ Europa e dall’ Italia, figuriamoci da Imperia – scrivono la Federazione Provinciale di Imperia del Partito della Rifondazione Comunista e l’Assemblea di Imperia di Potere al Popolo, in merito alla crisi del Venezuela balzata agli onori della cronaca in tutto il mondo.

Crisi Venezuela: l’intervento del Potere al Popolo di Imperia

“La narrazione mediatica che ci viene propinata, non da oggi, è comunque chiarissima: ovunque si tenti di distribuire le rendite di risorse naturali (quindi di tutti) fra tutti e specialmente fra gli ultimi anziché lasciarle in proprietà di pochi, si va incontro al malumore dei mercati, alle sofferenze del capitalismo, alla disperazione delle borse: fatto di per sé fisiologico, perché da sempre si sa che ai “padroni” non sta bene la distribuzione orizzontale dei profitti preferendo quella verticale e piramidale tanto cara al capitalismo finanziario.

Il Venezuela è paese ricchissimo ma da sempre sfruttato direttamente ed indirettamente da una borghesia interna foraggiata e bene istruita dagli USA (con i quali si svolge il 21% dell’ export ed il 27 dell’ import).

Ricchezza intrinseca e povertà generalizzata sono un corollario diretto dell’ uso privato delle risorse. A partire da Chavez questo modo di utilizzare le risorse è, semplicemente, divenuto incostituzionale: … tutte le risorse di qualsiasi natura esistenti sul territorio nazionale venezuelano sono beni del demanio pubblico, inalienabili, imprescrittibili… (art 12) …… il diritto alla salute, … è retto sui principi di gratuità, universalità, integralità, equità, integrazione sociale e solidarietà. ….I beni e servizi pubblici di sanità sono proprietà dello Stato e non potranno essere privatizzati. …. (art 84).

Di fronte ad una Costituzione che proclama queste bestemmie contro la divinità Mercato il potere economico locale con l’ impegno diretto degli USA e del sistema mediatico ad essi asservito realizzò subito un primo colpo di stato (nel 2002) imponendo il presidente della Confindustria locale (!?) come presidente della Repubblica, con l’ appoggio degli USA, della Spagna di Aznar, dell’ Inghilterra e di Israele.. La rivolta popolare ebbe ovviamente la meglio e Chavez fu riportato al suo legittimo posto.

Ed allora sanzioni: dove il popolo si ribella alla violenza golpista lo si massacra applicando le “sanzioni” cioè il blocco dei rapporti economici e commerciali con gli altri Paesi, che significa crollo dell’ economia interna: dal pulpito del libero commercio si toglie ad altri libertà di commercio.

Oggi, inoltre, la grande distribuzione è ancora in mano ai privati antichavisti; ed è essa che realizza il golpe per eccellenza: far sparire ad arte i generi di prima necessità – alimentari, medicinali, che poi vengono venduti al mercato nero a prezzi assai più elevati; così si affama la gente e si creano quelle lunghe code che alimentano il malcontento e finanche la disperazione nella gente fra la quale è facile infiltrare, per un tozzo di pane, agitatori e veri e propri terroristi, esperti nel provocare incidenti attribuendone la responsabilità al governo.

Nonostante la scomparsa prematura di Chavez il percorso sancito dalla costituzione Bolivariana non si è fermato, e questo è un vulnus insopportabile per il capitale che con il combinato disposto di diseguaglianze storiche – non cancellabili in un decennio – , sanzioni economiche e commerciali (cioè la riproposta moderna dell’ assedio che affamando uccideva popoli e città), un sistema mediatico potente, tossico, servile, le armi ed il terrorismo del Capitale Internazionale vuole fermarlo.

Ed infatti oggi la narrazione mediatica del Venezuela fa il suo dovere: diffonde veleno, esprime “democraticamente” il punto di vista delle mani che la pagano ed anche nei paesi dove potrebbe tentare di fare testimonianza di verità se ne guarda bene, rappresentando la realtà in modo peloso e parziale. E soprattutto senza quel minimo sindacale di dignità consistente in un racconto almeno formalmente simmetrico.

Quante cose può insegnarci il Venezuela ! Il Capitale costruisce muri non solo in Messico, a Gaza, lungo le coste del Mediterraneo, ma anche intorno ai popoli che tentano una via di fuga alla logica del capitale.

E’ dovere di ogni intelligenza libera, di ogni pensiero critico, denunciarlo, pena la perdita di credibilità anche in ogni vertenza locale come quella contro la progressiva privatizzazione del nostro sistema sanitario (ospedale Unico Imperiese ?) e dei beni comuni naturali e produttivi (l’ intero fronte Mare di Imperia), perché anche in tali vertenze si esprimono le contraddizioni insanabili tra diritti e poteri, tra eguaglianza e privilegio, tra lavoro e rendita, tra fruizione degli ecosistemi e loro sfruttamento inconsulto e criminale, tra deformità e bellezza”.

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