Questa notte, a Imperia, parte la tanto attesa raccolta a “porta a porta”. Una rivoluzione doverosa per il capoluogo ponentino che, sino ad oggi, ha vissuto l’evoluzione delle tematiche ambientali con distacco, a volte anche con fastidio.
Il percorso verso l’avvio del porta a porta è stato piuttosto tortuoso, all’insegna di una disorganizzazione pressoché totale che ha mandato in tilt le principali parti in causa, cittadini, amministratori di condominio, commercianti. Non solo, il percorso di avvicinamento è stato gestito dall’amministrazione senza un assessore all’ambiente in carica. Un errore politico marchiano. La delega, rimasta in capo al Sindaco Scajola dopo le “dimissioni” di Ivan Gianesini, è stata interpretata in modo piuttosto fantasioso, per non dire altro, dall’assessore alla viabilità Gagliano, apparso totalmente spaesato nelle vesti di sceriffo dell’ambiente.
Le probabilità che le prime settimane del porta a porta si rivelino un disastro annunciato sono piuttosto concrete. Il problema, però, non sono tanto le criticità, naturali quando si affronta una rivoluzione ancor prima culturale che pratica, di questa portata, quanto l’ostinazione del Sindaco Scajola a dare il via al porta a porta il 1° febbraio nonostante gli appelli di posticipare l’avvio del servizio di un mese per trovare una quadratura più solida.
Un cambiamento culturale, dicevamo, perché è di questo che si parla, non può essere affrontato in fretta e furia, organizzando incontri con la cittadinanza a distanza di poco più di 2 settimane dall’avvio del servizio e con gli amministratori solo a fine dicembre.
Partecipando alle riunioni la sensazione che si avverte, purtroppo, è di puro caos. Le disperate domande dei cittadini mostrano con estrema chiarezza che molti, troppi, non sono ancora in grado di differenziare nel modo corretto e perciò hanno bisogno di essere accompagnati e istruiti sull’importanza di un cambiamento epocale come questo.
Le informazioni che arrivano di rimando sono spesso confuse e, in certi casi, perfino contraddittorie. In uno degli ultimi incontri con la cittadinanza, mentre da un lato Teknoservice raccomandava di non lasciare niente fuori dai contenitori, l’assessore Gagliano minimizzava e comunicava che se il bidone è pieno si può apporre un sacchetto al di sopra di quest’ultimo.
Trincerarsi dietro lo slogan “Se ce la fanno gli altri ce la facciamo anche noi”, non giustifica l’incapacità ad ammettere che esiste un’estrema necessità di maggior tempo e migliore organizzazione. La stessa Teknoservice, pur con l’ammirevole impegno dei propri dipendenti, non appare pronta a gestire il servizio, travolta anch’essa dalla frenesia del Sindaco che, se da una parte predica con insistenza il motto “conoscere per deliberare”, dall’altra accetta di dare il via a un porta a porta palesemente inadeguato perché ancora incompleto proprio sotto il profilo delle conoscenze.
È vero, gli imperiesi non hanno niente in meno degli altri cittadini italiani, per non riuscire nell’impresa. Ma rischia di essere l’orgoglio di pochi a mettere a repentaglio un’occasione di avanguardia in tema ambientale per la città.
E a proposito di orgoglio, da quando Scajola si è insediato a palazzo Civico il suo slogan ‘aperti a tutti, contro nessuno’ si è presto tramutato in “aperto a me stesso’. Già, perché il ruolo accentratore di Scajola si fa ogni giorno sempre più marcato e l’impressione è che la poltrona di Sindaco sia per l’ex Ministro per lo più un’occasione di rivincita personale.
L’immagine più eloquente è quella di venerdì scorso, quando l’associazione “Polis”, fondata dallo stesso Scajola, ha incontrato, presso la Biblioteca Civica, nientemeno che il Sindaco Scajola. Un trionfo dell’ego.
Polis è la testimonianza tangibile dello slogan “aperto a me stesso”. L’associazione fondata dal Sindaco sta lentamente fagocitando tutto quello che la circonda, l’ex sede di Forza Italia, i fedelissimi dell’ex Ministro, gli assessori comunali, il portavoce del primo cittadino e amministratori di varie estrazioni politiche. Tutti, i soliti noti, raccolti sotto un’unica bandiera, quella di Claudio Scajola. Nel frattempo il resto della città appare sempre più disinteressato, disilluso, forse anche per colpa di un’amministrazione Capacci con più ombre che luci.
Il Sindaco nel frattempo, lancia progetti ambiziosi, uno al giorno, giusto per non perdere l’abitudine. Una propaganda quotidiana in stile Movimento Cinque Stelle che è andata incontro anche a rovinose cadute. Una su tutte la partecipazione di Imperia, tramite lo Yacht Club, alla Coppa America di Vela annunciata in pompa magna, con tanto di prime pagine sui giornali nazionali, rivelatasi poi un clamoroso flop.
Che poi, va riconosciuto, l‘amministraziome Scajola ha fatto anche cose positive, grazie alla volontà di alcuni suoi assessori, da Gianmarco Oneglio a Ester D’Agostino sino a Laura Gandolfo.
Ma se gli errori, oggi di Scajola, fossero avvenuti in tempi diversi, con Sindaci differenti, cosa sarebbe successo? Il vicesindaco Fossati, grafomane per eccellenza, oggi silenzioso e ligio aiutante del Sindaco, come avrebbe commentato il flop dell’America’s Cup?
A proposito, domani parte anche la tassa di soggiorno, istituita dall’amministrazione Scajola senza alcun confronto serio e esaustivo con associazioni di categoria e addetti ai lavori.
L’ultima volta che l’abbiamo sentito al telefono il Sindaco Scajola era piuttosto adirato. “Siete portatori di negatività”. Forse. Ma non si può pensare di governare sempre circondati da inchini e sorrisi, Sindaco. Neanche a Imperia. I tempi, per fortuna, sono cambiati, anche se c’è chi non sembra essersene accorto, e la città non può essere ostaggio dell’orgoglio di un Sindaco, chiunque esso sia.
Mattia Mangraviti, Gabriele Piccardo e Gaia Ammirati