Durissimo intervento, questa mattina, in Parlamento, del Ministro del Lavoro e Vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio sul caso Carige. Di Maio, dopo aver brevemente ricordato le vicende che hanno portato la principale banca ligure al disastro finanziario, ha citato i nomi “di chi ha contribuito al fallimento della Banca”. Tra questi, il Ministro ha citato Alessandro Scajola, ex vicepresidente di Banca Carige, fratello di Claudio, Sindaco di Imperia, e papà di Marco, assessore regionale.
Tra le “operazioni discutibili” di Banca Carige, Di Maio ha citato il mutuo da 35 milioni di euro erogato in favore dell’Acquamare di Francesco Bellavista Caltagirone per i lavori di realizzazione del porto turistico di Imperia.
Crisi Banca Carige, Di Maio contro Scajola e Caltagirone. “Ecco i responsabili del fallimento della Banca”
La storia di Banca Carige
“Banca Carige – ha detto Di Maio in aula – è l’ennesima banca italiana portata sull’orlo del fallimento a causa di una gestione scellerata che non è stata causata solo dall’incompetenza dei manager, ma come vedremo anche dalle commistioni con la politica.
Il 2 gennaio il consiglio direttivo della Bce ha messa la banca in amministrazione straordinaria e siamo al lavoro affinché paghi il conto chi è responsabile e non chi è vittima, cioè i risparmiatori.
Ad ora non sappiamo se dovremo intervenire con soldi pubblici, ma se decideremo di mettere soldi dei cittadini nella banca allora la banca diventerà dei cittadini.
Se interverremo con soldi pubblici la banca avrà la missione di dare più credito alle piccole e medie imprese, di dare più mutui alle famiglie, di finanziare progetti innovativi di giovani imprenditori.
E’ chiaro ed evidente che se i cittadini metteranno i loro soldi per la risoluzione della crisi della Carige, i responsabili di questo disastro, a partire dai grandi debitori della banca, dovranno essere resi pubblici e dovranno pagare le conseguenze dei loro errori.
I risparmiatori, invece, non dovranno pagare, come avvenuto in passato, le colpe e le inadempienze dei manager. A questi signori il Governo chiederà di restituire i mega bonus che hanno incomprensibilmente incassato visto il disastro che hanno combinato.
Ricordo anche che in Carige, negli ultimi tre anni, dopo il disastro della precedente gestione, si sono alternati numerosi presidente e amministratori delegati contribuendo pesantemente a rendere ancora più grave una situazione già critica.
La verità è sotto gli occhi tutti, oserei dire è il ‘segreto di Pulcinella’. La vecchia politica e le banche sono sempre andate a braccetto e Banca Carige non fa eccezione. Il politicante metteva un suo uomo nella banca e lui finanziava la qualunque, fregandosene dei danni a risparmiatori e preoccupandosi del beneficio per il politico, per il partito e per la sua poltrona.
Carige è una piccola Mps (Monte dei Paschi di Siena, ndr) ma nel territorio i danni non sono inferiori. Il problema è che non paga mai nessuno e non si dice mai chiaramente come stanno le cose”.
Banca Carige, i responsabili del fallimento
“Questa mattina – ha aggiunto Di Maio – qui in aula voglio pronunciare i nomi e cognomi non solo di chi ha contribuito al fallimento della Banca, ma anche dei loro sponsor politici. Basta infatti leggere le carte per vedere che all’interno del Cda della Banca, nel periodo in cui si sono registrate le maggiori sofferenze, erano presenti membri legati al mondo politico che hanno giocato a fare i banchieri.
L’ex vicepresidente di Carige è l’ex parlamentare Alessandro Scajola, fratello dell’ex Ministro nei vari governi Berlusconi, nonché sindaco di Imperia Claudio Scajola. Un ex consigliere del Cda è Luca Bonsignore, figlio di Vito Bonsignore, ex eurodeputato sempre nel Popolo della Libertà.
Un altro ex consiglieri è Giovanni Marongiu, sottosegretario nel governo di centrosinistra guidato da Romano Prodi. L’ex direttore centrale di Carige è Alberto Repetto, ex presidente della Provincia di Genova con il centrosinistra e parlamentare dell’Ulivo. Come vedete si spazia da destra a sinistra.
L’intera classe politica precedente ha le sue colpe e le ha scaricate sui risparmiatori. Il funzionamento del meccanismo è semplice e lo si capisce dalle operazioni temerarie della stessa banca. Per un lungo periodo Carige ha assunto rischi troppo alti su numerose operazioni discutibili. Come hanno riportato numerosi organi di stampa, la Banca ha accumulato perdite sui crediti per diversi miliari di euro dovuti.
Tra questi troviamo un debito di circa 450 milioni per i finanziamenti erogati al gruppo Messini, 250 milioni concessi con estrema leggerezza al parco degli Erzelli, una cittadella tecnologica fortemente voluta dalla politica ligure, realizzata solo a metà sulla collina di Cornigliano.
Poi 35 milioni di euro per il mutuo concesso al gruppo Acquamarcia di Francesco Bellavista Caltagirone, 20 milioni erogati al gruppo facente capo a Beatrice Cozzi Parodi. Prestiti o fidi, in parte sanati, ma che hanno causato sofferenze alla Banca, sono stati erogati per svariate decine di milioni di euro ad alcune società riconducibili al dott. Enrico Preziosi e per 20 milioni alla Prelios, società che faceva capo a Pirelli Re, del gruppo Pirelli”.