Ieri sera sul palco dell’Ariston si sono esibiti tutti i 24 artisti in gara alla 69ª edizione del Festival di Sanremo. Mentre alcuni hanno riservato piacevoli sorprese, come ogni anno, c’è chi ha deluso le aspettative o ha confermato i dubbi.
Per commentare la serata e i brani presentati, ecco le, personalissime, pagelle di ImperiaPost.
Francesco Renga – “Aspetto che torni” 7
Ha rotto il ghiaccio confrontandosi per primo con il difficile palco dell’Ariston. Come sempre inconfondibile, Renga non rischia troppo e non si allontana dall’immagine che tutti hanno di lui. La melodia è piacevole, ma manca qualcosa che la renda speciale. Molto interessante, invece, il testo, che si arrovella interno alla mancanza di una figura importante nella vita.
Nino D’Angelo e Livio Cori – “Un’altra luce” 5
Difficile immaginarsi un duetto di questo tipo. Entrambi di origini napoletane, ma di generazioni diverse e molto distanti tra loro, Nino e Livio tentano di trovare un punto d’incontro, con qualche difficoltà.
Nek – “Mi farò trovare pronto” 6.5
Una canzone sull’amore, sul sentirsi inadeguati e mai pronti. Nek, con un ritmo “elettrico”, racconta i sentimenti, come sa fare bene. Sicuramente un brano perfetto per la radio, lo attendiamo nei prossimi mesi.
The Zen Circus – L’amore è una dittatura 8
Sicuramente uno dei gruppi più interessanti della scena rock italiana. Dalle loro parole e dal loro sound si percepisce la loro “urgenza” di comunicare attraverso le canzoni, a prescindere dal pubblico e dalla situazione. Insieme a quello di Motta, il brano dei The Zen Circus tira in ballo temi “caldi” e attuali, con una valanga di parole che rapisce grazie al ritmo che pare una bomba ad orologeria.
Il Volo – “Musica che resta” 6
Una canzone che sicuramente è apprezzata all’estero, poiché incarna le aspettative che si nutrono quando si parla di “musica italiana”. In realtà, però, non sembra particolarmente brillare di originalità, rispetto ai loro brani precedenti, né nella tematica né nella melodia.
Loredana Bertè – “Cosa ti aspetti da me” 7
Nonostante la sua decennale esperienza, Loredana Bertè non molla e non delude, “sputando” sul palco quella rabbia che la contraddistingue e che l’avvicina al cuore di tanti ascoltatori.
Daniele Silvestri – “Argentovivo” 8
Una canzone sulla disillusione, purtroppo, vero specchio della nostra realtà. Un testo, scritto con Manuel Agnelli, profondo, difficile e che spesso fa male, ma concreto e diretto, in cui Silvestri si cala nella parte di un adolescente. Particolarmente toccante il finale, con la frase:”Se c’è un reato che ho commesso là fuori, è stato quello di nascere”.
Federica Carta & Shade – “Senza farlo apposta” 3
Si parla di un amore non corrisposto e di problematiche giovanili, ma non convincono né il brano né l’esibizione.
Ultimo – “I tuoi particolari” 7
Esibirsi avendo sulle spalle una vittoria è una grossa responsabilità. Ultimo, però, dimostra di riuscire a gestire la prova, mostrando una crescita e una maturità acquisite nel tempo trascorso tra i due Festival. Il brano, però, non stupisce troppo, riproponendo la solita “malinconia” tipica del giovane cantante.
Paola Turci – “L’ultimo ostacolo” 7.5
La Turci porta se stessa sul palco, come in ogni sua esibizione. Non esce troppo dalla sua comfort-zone, ma regala un bellissimo momento di musica italiana, raccontando di un dramma da superare.
Motta – Dov’è l’Italia 9
Al primo ascolto sempre difficile da comprendere nella sua totalità, il brano di Motta, come di consueto, regala innumerevoli sfaccettature, che sorprendono piano piano. Vederlo sul palco di Sanremo fa effetto, ma di sicuro è un segno di una maggiore attenzione per la realtà cantautorale italiana.
Boomdabash – “Per un milione” 5
Sicuramente orecchiabile, probabilmente andrà in radio quest’estate. Meno adatto, invece, per il palco dell’Ariston
Patti Pravo con Briga – Un po’ come la vita 4
Problemi tecnici a parte, la “strana coppia” lascia un po’ spiazzati. Tra i due sembra non esserci alcun collegamento, è difficile accostarli.
Simone Cristicchi – “Abbi cura di me” 8.5
La sua fama da “fabbricante di canzoni” si conferma ancora una volta. Il suo brano sembra una via di mezzo tra una poesia cantata e una ninna nanna piena di speranza, ma mai banale.
Achille Lauro – “Rolls Royce” 7
Con tatuaggi in faccia, in stile “Young Signorino”, Achille Lauro stupisce tutti con un pezzo rock che risveglia l’Ariston dal torpore. Una canzone che ha tutto il sapore spericolato di Vasco, ma in chiave moderna.
Arisa – “Mi sento Bene” 7
Dopo una partenza da favola Disney, Arisa cambia stile, super pop, con un gusto un po’ retrò. La premia la sua voce inconfondibile e la sua innata personalità. Un inno allo stare bene, a prendersi meno sul serio.
Negrita – “I ragazzi stanno Bene” 6
Sicuramente si è sentita la loro mancanza sul palco dell’Ariston, dopo 16 anni di assenza. Nonostante questo, però, i Negrita non si sforzano troppo a sperimentare con sound nuovi e lontani dalla loro musica. Senza infamia e senza lode.
Ghemon – “Rose Viola” 6
Una via di mezzo tra rap e soul, il brano non trasmette particolari emozioni al primo ascolto, ma lascia trasparire una profondità. Da tenere d’occhio.
Einar – “Parole Nuove” 4.5
Probabilmente tradito dall’emozione, sono diverse le incertezze nell’esibizione di Einar. Nè la melodia, né il testo lasciano trasparire grandi novità.
Ex-Otago – “Solo una canzone” 6
I cantanti genovesi parlano di un amore “non giovane”, una tematica interessante e non molto spesso esplorata. Il sound, però, non stupisce particolarmente.
Anna Tatangelo – “Le nostre anime di notte” 5
Bella, intonata e precisa. La Tatangelo non ha difetti, ma la sua canzone non brilla per originalità.
Irama – “La ragazza con il cuore di latta” 7,5
Una storia raccontata con parole schiette e a volte crude, attraverso un ritmo che cresce sempre più incalzante. Irama esce da un talent show, ma non per questo sembra meno meritevole.
Enrico Nigiotti – “Nonno Hollywood” 7
Un confronto tra due generazioni, tra due mondi sempre più distanti. Nigiotti, con delicatezza e attenzione, descrive la realtà che vivono tanti giovani spaesati per la mancanza di riferimenti, in un crescendo sempre più energico.
Mahmood – “Soldi” 7.5
Vincitore di Sanremo Giovani 2019, Mahmood incarna lo stile urban-trap che spopola ultimamente. La sua attualità, però, non sfocia nella banalità. Anzi, riesce a portare alla portata di tutti temi controversi e non facili da affrontare.