24 Dicembre 2024 03:11

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“Musicapost”. La rubrica in collaborazione con Stefano Senardi:”Dopo “Il mio canto libero” Battisti entrò in conflitto con la stampa e si ritirò dalla scena”/XVI puntata

In breve: Siamo arrivati alla sedicesima puntata di “MusicaPost”, la rubrica di ImperiaPost in collaborazione con il discografico imperiese di fama internazionale Stefano Senardi.

Siamo arrivati alla sedicesima puntata di “MusicaPost”, la rubrica di ImperiaPost in collaborazione con il discografico imperiese di fama internazionale Stefano Senardi.

Cos’è MusicaPost?

Si tratta di uno spazio in cui Senardi presenta una proposta musicale ai lettori, attraverso una “lezione” di ascolto della musica, facendo scoprire i retroscena, la storia e le leggende che si nascondono dietro i brani e gli artisti che li creano, sfruttando sua la grande esperienza maturata negli anni.

Dopo aver approfondito la “Summer of Love”del 1967,  “Islands” dei King Crimson “Manhole” di Grace Slick“Remain in Light” dei Talking Heads,“Bryter Layter” di Nick Drake, “Rock Bottom” di Robert Wyatt“Astral Weeks” di Van Morrison“The Freewheelin” di Bob Dylan, “Tapestry” di Carole King , “Closing Time” di Tom Waits “So” di Peter Gabriel, è arrivato il momento di passare alla musica italiana.

Successivamente all’album “Le Nuvole” di Fabrizio De Andrè, “Terra Mia” di Pino Daniele “Paris Milonga” di Paolo Conte e “Come è profondo il mare” di Lucio Dalla, oggi Senardi ha deciso di parlarci di “Il mio canto libero” di Lucio Battisti.

Il mio canto libero, Lucio Battisti: la rubrica di Stefano Senardi

“Ho deciso di parlare di questo album per tanti motivi. Sicuramente perché Lucio Battisti è un grande genio della musica mondiale, non solo della musica italiana. Ci sono canzoni in questo disco che non hanno tempo e travalicano il momento storico, un po’ come è successo con i brani dei Beatles.

Mi è capitato di far ascoltare questo album a giovani e anche non italiani, al di fuori di ogni logica di influenza, e ho avuto riscontri sorprendenti rispetto alla genialità di questo grande artista”.

Il personaggio “Lucio Battisti”

“Battisti è un personaggio incredibile che compare negli anni 60, prima come autore, solo successivamente come cantante. Battisti riesce poi presto a rendere evidenti le sue qualità, anche se all’inizio qualcuno aveva sostenuto che non sapesse cantare.

Scrive i pezzi con Giulio Rapetti (Mogol), raccontando storie di vita vissuta con una poetica tutta sua. Battisti a volte interviene sui testi, scrive le musiche, parte degli arrangiamenti, suona molti strumenti, strumenti a corda d’ogni tipo, percussioni, il pianoforte e naturalmente canta, non solo come originalissimo interprete ma anche nei controcanti e nei cori, a volte anche imita le voci femminili.

È un giovane che proviene dal centro sud italiano e si porta dietro la sua curiosità che trasforma in arte.

Battisti proviene dal centro sud italiano e si porta dietro la sua curiosità che trasforma in arte”.

Il disco primo in classifica

“Il disco vola subito al primo posto della classifica vedendo nelle prime settimane quasi mezzo milione di copie un vero record per quell’anni.

“L’album lo pubblica nel 1972, ma diventa il lavoro discografico più venduto nel ’73, rimanendo 11 settimane in classifica e scalzando “Dark Side of the Moon” dei Pink Floyd.

I brani, piacevoli e rilassanti, toccano temi che riguardano amore, vita e morte. Quindi un album esistenziale, apparentemente semplice nel modo in cui si può fruire, ma nella struttura molto complesso.

Rappresenta un punto di svolta dell’evoluzione della canzone moderna, anche a livello internazionale, sicuramente un punto di non ritorno per la canzone d’autore italiana e non solo”.

Gli strumenti e i musicisti

“È un lavoro musicalmente non facile, con una grande varietà di strumenti (ci lavorano 19 musicisti più l’orchestra, diretta da Gian Piero Reverberi). Il risultato è di una ricchezza musicale e una varietà di suoni e di idee infinite”.

I brani

“Ogni pezzo è molto diverso dall’altro, cosa non comune, soprattutto in Italia, contraddicendo ciò che solitamente volevano i discografici, un album compatto e coerente.

Il disco, in realtà, racconta sì una storia unitaria su vita, amore e morte, ma ogni pezzo preso di per sé è completamente autonomo nelle intenzioni, negli arrangiamenti e nei risultati. Da ricordare sicuramente “Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi”, “La Luce dell’Est”, “Il mio canto libero”. Tre momenti fondamentali. Ma anche tanti alti brani, come “Luci-ah” e “Confusione”, che sembrano solo dei giochi ma non lo sono affatto.

Battisti esce di scena

“Da questo disco in poi, Battisti decide di ritirarsi completamente dalla scena e di non parlare più con i giornalisti e i cosiddetti addetti ai lavori, sparendo anche dalla vista del pubblico.

Questo perché dopo l’album entra in conflitto con la stampa specializzata che pretende da lui un impegno sociale-politico che a lui non interessa. Viene accusato di posizioni reazionarie, nella migliore delle ipotesi qualunquiste. In quegli anni si tende ad estremizzare tutto e non si è ancora capito bene quanto il privato possa essere politico (nella musica ce lo spiegherà soprattutto Giorgio Gaber un pochino più avanti ma questo è un altro discorso).

Non è la solita musica. È apparentemente semplice, data la facile fruizione generale, ma, se analizzata, si riconoscono le radici del blues, del soul, della musica latina americana, del progressive.

Battisti ha una enorme capacità di sintesi di tutte le culture musicali del mondo.

C’è una ricerca continua negli arrangiamenti e nella melodia di Battisti. Non si accontenta mai, è sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, grazie alla sua cultura re passione musicale incredibile che riesce a fare suo in modo originale ogni genere in cui si cimenta”.

Curiosità sulla copertina

“La copertina è, come molte altre, di Cesare Monti. Originariamente, le mani alzate verso il cielo dovevano unirsi ai piedi e la copertina doveva essere trasparente. Ma sia per fretta sia per questioni di mercato e costi si è deciso di stampare sul normale cartoncino bianco”.

Perché ascoltare questo album?

“È sicuramente un disco su cui vale la pena soffermarsi. Si può ascoltare a diversissimi livelli e ognuno è quello giusto. Lo consiglio incondizionatamente. Chi non conosce in profondità Battisti, partendo da questo disco, non può non essere incuriosito ad approfondire la materia.

Questo è uno dei dischi che ha innalzato la canzone melodica italiana a un rango di arte superiore”.

Tracce

Lato A
La luce dell’est
Luci-ah
L’aquila
Vento nel vento

Lato B
Confusione
Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi
Gente per bene e gente per male
Il mio canto libero

Ecco le altre puntate di MusicaPost:

Gaia Ammirati

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