Imperia – Torna testimoniare il Maresciallo Camplese ripercorrendo la vita e tutti gli argomenti inerenti al profilo criminale del pentito Gianni Cretarola al fine di dimostrare se la sua deposizione può essere considerata attendibile o meno.
Dopo una prima analisi riguardante gli anni precedenti all’omicidio Delfino, il Maresciallo Camplese inizia a spiegare la vicenda carceraria di Gianni Cretarola: “Il sanitario del carcere, dopo il tentato suicidio del Cretarola, predispose una visita psichiatrica che lo portò ad essere ricoverato per un mese nel 2001 nella struttura psichiatrica di Costa Raineri, da lì tornò poi in carcere e dal 17 dicembre 2001 si trovò in camera con Antonio Palamara in infermeria dove, tutti i giorni, potevano accedere all’area grande dove, di volta in volta, si poteva avere contatti con tutti i detenuti delle altre sezioni. Il tentativo di suicidio è avvenuto prima dell’arrivo di Palamara in carcere. Al contrario invece può aver avuto contatti con tale Franco, arrestato per spaccio di cocaina”.
Si riprecorrono poi gli anni trascorsi nei vari carceri da Gianni Cretarola e l’incontro con la famiglia Crea: “Non si esclude dal carcere di Cuneo che vi possano essere stati contatti tra i detenuti a causa delle ridotte dimensioni della struttura – spiega il Maresciallo Camplese – Per quanto riguarda Sulmona invece, Cretarola ci rimane gennaio 2007 al luglio 2010. Lavorava nella calzoleria e in questa permanenza in carcere incontra Michele Bono, Massimiliano Sestito, Rocco Fedele, Domenico Iannacci”.
“Ci sono anche riscontri nel 2013 effettivi del fatto che Cretarola sia venuto a Sanremo e che abbia fatto diverse telefonate riscontrate da aggancio di celle tra il Piemonte e la Liguria, anche con numeri di telefono intestati alla fidanzata. Inoltre il 3 novembre 2013 ha attivato delle celle Tim del cellulare a Ventimiglia vicino alla casa di Palamara, in via Sant’Anna”.