“Lo spostiamo in un posto più sicuro e molto migliore, ma più vicino anche”. È questa una delle tante intercettazioni, registrata il 12 dicembre scorso in una telefonata con la moglie del latitante Amedeo Matacena, Chiara Rizzo, che ha incastrato l’ex Ministro Scajola, arrestato questa mattina dalla Dia di Reggio Calabaria con le ipotesi di reato di favoreggiamento e associazione a delinquere.
Sempre al telefono con Scajola, la moglie di Matacena dice: “Stiamo parlando della capitale, giusto? Che inizia con la L, no, che inizia con la B”, correggendosi dopo che Scajola le dice “Beh, il paese con…”. Telefonate che, secondo gli inquirenti dimostrano come Scajola si sia impegnato per fare in modo che Matacena potesse proseguire la sua latitanza a Beirut, in Libano.
“Ti ricordi di Beirut? – spiega ancora al telefono Scajola a Chiara Rizzo, moglie di Matacena – Prova a concentrarti perché passa così… questi miei amici, quando sono andato a Beirut, poi sono venuti su… amici miei, l’ex presidente, hai presente?Ieri ho visto questo tizio e il discorso è venuto lì. Mi dice ‘noi siamo amici di là’, poi ho capito perchè, perchè Beirut è una grande Montecarlo e Dubai è una grande Montecarlo, tanto per essere chiari. Io vado a Roma prima perché domenica questo qui viene su, suo zio. Viene su lo zio e mi dice ‘stiamo a cena insieme’ e devo trovare… va beh, basta, hai capito più o meno… devo dirti delle cose e devo sapere delle cose, se tu lo desideri, in modo che io possa trasmettere giusto, punto”.
Conversazione che confermano, secondo gli inquirenti, come Scajola avesse individuato in Beirut la località estera idonea perché si evitasse l’estradizione di Amadeo Matacena, latitante a Dubai, o la si rendesse quantomeno più difficile.