Nuovi retroscena nell’ambito del processo che vede sul banco degli imputati l’ex Ministro Claudio Scajola con l’accusa di aver favorito la latitanza dell’ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena, condannato a 3 anni per concorso esterno in associazione mafiosa e attualmente latitante a Dubai.
Nell’ultima udienza, in particolare, sono stati sentiti Giuseppe Gandolfo, sostituto commissario, in servizio alla Dia di Reggio Calabria, e il collaboratore di giustizia Saverio Nucera.
Gandolfo e l’ex assessore al Comune di Sanremo Pino Riotto
Gandolfo nel corso della propria deposizione, mirata in particolare a confermare le dichiarazioni rese dal pentito Cosimo Virgiglio, cita anche l’ex assessore del Comune di Sanremo Giuseppe Riotto. Il collegamento è con l’avvocato G.L., considerato vicino al clan Piromalli.
“Giuseppe Riotto è un cugino di primo grado dell’avvocato G.L. Vive da tantissimo tempo a Sanremo. E’ stato impegnato in politica fino al ’94 con la Democrazia Cristiana, poi ha creato delle sue liste civiche, fino al 2004, quando viene eletto e appoggia un sindaco di Sanremo. Nel 2006 viene nominato assessore con delega al Casinò di Sanremo”.
Gandolfo spiega che all’avvocato sono arrivati “perché all’interno del nostro ufficio avevamo dell’ampia documentazione che lo riguarda. C’era un’indagine che la Procura di Reggio Calabria aveva fatto per quanto concerne la questione del termovalorizzatore di Gioia Tauro. Nell’ambito di questa attività c’erano intercettazioni che abbiamo ascoltato e che ci hanno riportato al Riotto”.
Proprio a seguito delle intercettazioni, la Dia chiede all’autorità giudiziaria di poter interrogare anche Riotto che, però, agli inquirenti non dirà nulla.
“Riotto non dice niente. E’ un uomo che piange. Da quando si è seduto piange. E’ ostile totalmente. Non dava risposte”.
Quando Lombardo chiede a Gandolfo quale fosse l’argomento sul quale non dava risposte, il sostituto commissario risponde: “L’argomento era Scajola”.
Gandolfo e l’imprenditore Cedro
Gandolfo parla anche dell’interrogatorio dell’imprenditore Carmine Cedro che, secondo il pentito Virgiglio, nelle vesti di emissario del clan Molè avrebbe incontrato l‘ex Ministro Claudio Scajola, a Imperia, per i lavori della A3 Salerno-Reggio Calabria (circostanza che Scajola ha negato fermamente).
A riguardo, Gandolfo spiega in aula che Cedro, imprenditore della piana di Gioia Tauro, “ci dà conferme al dichiarato di Virgilio“, ma, in merito ai rapporti con Claudio Scajola, “ha delle riserve quando comincia a vedere il registratore. E’ un teste ostile, diciamo. Ci fa capire, con i gesti, che avrebbe parlato a registratore spento”.
Ed è proprio a registratore spento (in realtà acceso, ma di nascosto, dagli inquirenti) che Cedro parla dei suoi rapporti con Scajola e di quelli dell’ex Ministro con un avvocato di Gioia Tauro, G.L..
Nucera e Matacena
Il collaboratore di giustizia Nucera rivela in aula che Matacena sarebbe stato presente a un summit con i boss tenutosi nel 1991 a Polsi.
“Ci fu una riunione per un progetto politico nuovo: il ‘partito degli uomini’. C’erano gli arcoti, c’era qualche politico industriale di Reggio Calabria, quello delle navi, un certo Matacena. Era senza capelli e lo chiamavano lo Scucculato”.
A quell’incontro, sarebbero stati presenti alcuni esponenti della criminalità organizzata. Tra questi Giovanni Di Stefano. “rappresentava le famiglie, bisognava decidere un cambiamento politico importante, era importante che ci fosse perché era un pezzo grosso che rispondeva anche alle famiglie siciliane oltre che calabresi. Una personalità di rilievo, un supervisore di queste cose”.