Lo scorso 21 marzo a Imperia, allo stadio “Ciccione”, si è disputata l’amichevole tra Imperia e Genoa, organizzata per commemorare Nino Ciccione e Luigi Ferraris, entrambi morti sul campo di battaglia durante la Grande Guerra, ai quali sono intitolati gli stadi delle due città.
A Imperia ci sono diversi altri campi che prendono il nome da personaggi che, per ragioni diverse, hanno segnato la storia cittadina. Tra questi c’è il campo di Baitè, intitolato il rugbista e poliziotto imperiese Pino Valle.
Scopriamo insieme la storia di Pino Valle, anche attraverso le parole di chi ha fatto del rugby la passione della propria vita.
Pino Valle: ecco la sua storia
Giuseppe Valle, per tutti Pino, è stata una figura storica del rugby imperiese. È nato a Imperia il 20 novembre 1964.
Amante un po’ di tutti gli sport, ha iniziato a giocare a rugby da ragazzino, all’età di 12 anni, e da quel momento non lo ha più lasciato.
Anche quando è entrato in Polizia e il lavoro lo ha portato a Genova, ha continuato a coltivare la sua passione, allenandosi, oltre che con i suoi compagni storici ad Imperia, anche con i professionisti del prestigioso club della città il Cus Genova. Proprio con il Cus Genova ha esordito in serie B.
Tornato ad Imperia, nel 1997, da una sua idea è nata una nuova squadra, l’Amatori Rugby, nella quale Pino riesce a coinvolgere tanti suoi colleghi poliziotti, diventando lui stesso allenatore e giocatore.
Il rugby ha segnato la vita di Pino non solo per lo sport, ma anche nella vita personale: proprio sul campo da rugby a Varcavello, a Diano Marina, Pino ha incontrato Michela, anche lei giocatrice nel settore femminile del Delta Rugby, con cui si è sposato ed ha avuto due figli, Luca e Sofia.
Lo sfortunato atleta è mancato in una serata di fine gennaio del 2003, proprio sul campo di Baitè, a causa di un infarto.
Il campo da rugby di Baitè, che porta il suo nome, lega per sempre il suo ricordo allo sport che ha tanto amato.
Pino Valle e il rugby: l’intervista a Luigi Ardoino, presidente dell’Imperia Rugby
Il campo di Baitè, dove oggi gioca l’Imperia Rugby, è dedicato a Pino Valle. Qual è la sua storia?
“A metà degli anni 80 l’attività sportiva del rugby è limitata alla squadra seniores che milita nei campionati del Nord Ovest e gira i campi di Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia. La squadra vince molto e spesso si trova a competere per il salto di categoria con squadre lombarde e venete molto più strutturate e con impianti sportivi degni di questo nome.
In provincia di Imperia la carenza di impianti sportivi è emblematica. Il rugby si sposta dove trova spazio ed arriva a giocare stagione intere in trasferta visitando all’andata ed al ritorno gli avversari.
Si arriva così alla fine degli anni 90 dove nasce il progetto dell’impianto sportivo di regione Baitè; Rugby, Tiro con l’arco, pista di ciclismo sono gli sport che dovrebbero trovare casa a Baitè, ma il progetto rimane incompiuto.
I campi di rugby e di tiro con l’arco vengono quasi terminati, ma mancano tutte le strutture di supporto se non un edificio adibito a spogliatoi.
Negli anni a venire si cerca di completare l’impianto, ma i costi sono molto grandi. I due terreni del rugby e del tiro con arco sono assegnati alle società del momento che devono farsi carico di manutenzione e quant’altro.
Il tragico evento della scomparsa di Pino, avvenuto proprio sul campo di rugby, dà a tutti la convinzione che quel campo dovrà avere il suo nome. Con Pino abbiamo passato molti anni insieme, sul campo come giocatori e in tanti altri momenti. Frequentare il campo che porta il suo nome mi permette di ricordarlo come era.
Aggiungo che dal 2013 è stato ideato il memorial “Pino Valle”, che il prossimo 5 maggio porterà sul campo circa 600 bambini provenienti da tutta Italia; in assoluto il modo migliore di ricordare Pino Valle”.
Come e quando nasce il rugby ad Imperia?
“Le prime attività risalgono agli anni 70, in particolare la prima partita fu giocata a San Bartolomeo nel 1974 tra la Libertas Imperia e lo storico club del Cus Genova; da lì in avanti si susseguono attività discontinue che diffondono nella provincia di Imperia la pratica del rugby.
Nasce il Delta di Arma di Taggia che gioca alle ex Caserme Revelli, l’Agnesi Imperia e negli anni successivi il Delta Rugby e poi ancora gli Amatori Imperia che utilizzano il campo di Dolcedo per arrivare agli ultimi anni dove Imperia Rugby punta sulle attività giovanili ed ancora più recentemente la nascita della Union Rugby Riviera che pur avendo base ad Imperia raccoglie atleti da Albenga e Ventimiglia”.
Quali sono stati i personaggi più rilevanti nel rugby Imperiese?
“Gli atleti ed appassionati che hanno calcato i campi della provincia sono stati moltissimi; alcuni di loro hanno portato la loro esperienza, e la passione per il rugby ha fatto il resto.
Negli anni 70, i nomi che si ricordano di più sono quelli di Mimmo Garibbo, Gianni Pico, Dumas… poi arrivano gli anni 80 di Carletto Oddone, Giulio “Zorba” Giuliani, Giuliano Mascheroni, Giacomo Corradi, Pietro Garibbo, Corrado Mazzola, Gianfranco Miotti, Michele D’Anguì, Alessandro Viaggi, Marco Podestà.
Tra la fine degli anni 80 e nei primi anni del 90 si affermano i vari Pino Valle, Elvezio Reitano, Graziano Tacca ed inizia un cambio generazionale con molti giovani che arrivano al rugby grazie alla instancabile attività promozionale di Carletto Oddone; tra questi possiamo ricordare Davide Pozzati, Alessandro Fiocco, Alessandro Tassone e molti altri che hanno provato anche per poco tempo il piacere del gioco del Rugby”.
Oggi, che ruolo ha il rugby nel panorama imperiese?
“Di per sé tutto lo sport ha un ruolo educativo ed accresce le esperienze dei bambini accompagnandoli all’adolescenza e fino all’età adulta. Il rugby in particolare unisce le doti di uno sport di combattività dove i problemi devono essere affrontati e risolti con il grande esempio di rispetto che si deve avere nei confronti di compagni, avversari, allenatori ed arbitri. Ad Imperia lo sviluppo del movimento giovanile è nato circa 10 anni fa; ad oggi abbiamo circa 200 atleti praticanti dalla under 6 alla seniores che svolgono tutti i campionati federali.
Credo che numericamente sia uno degli sport più praticati. Dispiace che con tutti gli sforzi che le società ed i volontari impiegano nel settore giovanile e nelle attività sportive il Campo “Pino Valle” e tutta la struttura sportiva di Regione Baitè siano semplicemente dimenticate dalle varie amministrazioni comunali degli ultimi 20 anni”.
Aderiscono bambini, ragazzi ed adulti? Anche gli over?
“Il campo é utilizzato dai ragazzi delle giovanili, dagli atleti della squadra seniores e con meno assiduità anche da un movimento di ex giocatori che nel mondo del rugby vengono definiti “Old”. Mediamente sono cima un centinaio gli atleti che frequentano quotidianamente il campo Pino Valle”.
All’apparenza sembra uno sport un po’ violento, è uno sport anche per ragazze?
“Il rugby é uno sport di contatto, per garantire la sicurezza ci sono molte regole che, soprattutto nelle categorie giovanili limitano l’impatto fisco e delimitano molto i possibili traumi. Una delle frasi che si associano al rugby giocato è che “ognuno può trovare un suo ruolo”, e significa veramente che può essere giocato da tutti a qualunque livello. Esistono varianti “touch”, dove non esiste il contatto fisico e varianti con regole adeguate alle capacità dei partecipanti. Questo vale anche per le ragazze che, devo dire, fino alle categorie giovanili mettono in mostra doti di intelligenza e coordinative superiori quelle dei maschietti. Dalla prossima stagione contiamo di iniziare una attività giovanile dedicata solo alle ragazze”.
Quali valori trasmette il rugby nello sport e nella vita?
“In assoluto il valore più importante trasmesso dal rugby è senz’altro il rispetto; rispetto di se stessi, dei compagni, di arbitri ed allenatori, delle regole. Anche nella vita il rispetto è basilare per una buona convivenza e per una continua crescita personale. Una partita di rugby racchiude uno spaccato della vita di ognuno, ci sono le difficoltà date dagli avversari, bisogna avere una preparazione fisica e mentale per affrontare i problemi, ci sono le soddisfazioni e le delusioni tipiche della vita di ognuno e c’è sempre e comunque la voglia di partecipare e rimettersi in gioco”.
Il ricordo di 2 rugbisti storici di Imperia
Ilenia la Rosa
“Il rugby è stato lo sport più bello che io abbia mai fatto.
Ho iniziato da ragazzina, appassionandomi subito a questa attività che mi permetteva di allenarmi all’aria aperta, in qualsiasi condizione atmosferica, sempre con gioia. Insomma, che mi faceva sentire libera.
La prima cosa che ho imparato è stato il “sostegno” di squadra: passo la palla al compagno, ma non lo abbandono, gli sto vicino, lo sostengo, pronta a ricevere nuovamente la palla in caso di bisogno.
Finche’, io, o lui, o un altro componente della squadra, riusciamo ad arrivare in meta. Insieme. Fantastico.
Inoltre il rugby è l’unico sport ad avere il “terzo tempo”: finiti i due tempi ufficiali della partita, vincitori e vinti stanno ancora un po’ insieme, spesso vengono organizzati pranzi e cene, e quello che poco prima era il tuo acerrimo “nemico” in campo, ora è lì con te, che ti abbraccia, a ridere e mangiare insieme. Bellissimo.
Nonostante siano passati ormai tanti anni, posso dire che io mi sentirò rugbista per sempre”.
Graziano Tacca
“È stato uno dei periodi più belli della mia vita, ho giocato per una dozzina di anni.
Aver la possibilità di giocare a rugby è già molto e se poi hai la tua squadra è molto unita, come era la mia, è il massimo. Poi uscivamo tutti insieme: compagni di squadra, fidanzate e amici.
Tutti, ormai, sanno che il rugby trasmette dei valori importanti per un giovane, spero solo che tutta questa tendenza al professionismo non vada a discapito del senso più puro del rugby: agonismo e rispetto per l’avversario.
Ancora oggi ci ritroviamo con i compagni di quegli anni.
A tal proposito, per l’occasione, il giorno 19 maggio ’19 vi sarà proprio una cena intitolata l’ “Anziana gioventù rugbista”.
A cura di Sofia Valle.