Si è aperto oggi, venerdì 12 aprile, in Tribunale a Imperia, il processo che vede sul banco degli imputati una 50enne, commerciante, accusata di calunnia, difesa dall’avvocato Tito Schivo. Nel mirino la paternità della firma su un assegno per l’acquisto di capi di abbigliamento.
“Quella firma non è la mia”: giallo su un assegno, 50enne a processo per calunnia
La 50enne, commerciante di un negozio di abbigliamento a Imperia, ha ordinato circa 3.500 euro di vestiti da un punto vendita all’ingrosso, dilazionando il pagamento in due tranche. 1.500 euro con un primo bonifico e 2 mila euro con assegno alla consegna della merce.
Nelle settimane successive, a seguito dell’avvenuta consegna della merce, il corriere ha ricevuto regolare assegno di pagamento. Da chi? Non è chiaro.
Ed è che a questo punto che la vicenda si tinge di giallo. Nel momento in cui, infatti, i titolari del punto vendita all’ingrosso provano a incassare l’assegno, ricevono comunicazione di mancanza di liquidità nel conto corrente, con conseguente protesto.
Alla richiesta di chiarimenti, la commerciante lamenta di non aver mai firmato alcun assegno. Da qui l’avvio, d’ufficio, di un procedimento per calunnia a carico della 50enne.
Le indagini non hanno portato a chiarire eventualità responsabilità di soggetti terzi nella vicenda, con conseguente rinvio a giudizio della commerciante.
Il processo è approdato in Tribunale a Imperia davanti al giudice Marta Maria Bossi (Pm Enrico Cinnella Della Porta) e, dopo l’audizione di alcuni testimoni, rinviato a settembre 2019 per l’esame dell’imputato e la discussione.