Nuova udienza, questa mattina, in Tribunale a Imperia, del processo che vede sul banco degli imputati i due carabinieri Fabio Ventura, 37 anni, e Gianluca Palumbo, 42 anni, accusati di omicidio colposo per la morte di Kaies Bohli, tunisino 26enne.
In aula, davanti al giudice Laura Russo, sono stati sentiti i periti di parte, quelli del Pm, Francesco Traditi, medico legale che ha eseguito l’esame autoptico sul corpo di Bohli, e Gabriele Gaggero, che compiuto gli esami istologici, e quello della difesa, Luca Tajana.
Francesco Traditi
“Ho visto il cadavere di Bohli alle ore 22 del 5 giugno 2013, presso l’Ospedale di Sanremo, dopo essere stato contattato dal Pm Cavallone. Il cadavere era su una barella. Eseguii una preliminare ispezione esterna. Il corpo presentava varie lesioni, tipiche di un mezzo contudente. Erano compatibili con una colluttazione, ma era impossibile dirlo con certezza. In data 7 giugno eseguii l’accertamente necroscopico. L’esame non mostrò elementi tali da poter fare una diagnosi certa sulle cause della morte. A seguito, però, di ulteriori indagini, esami istologici compresi, arrivai alla conclusione che la morte fu procurata da una arresto cardiocircolatorio a seguito di un’asfissia violenta.
Furono le indagini istomatologiche a orientare la diagnosi verso la morte asfittica. Questo anche dal momento che la dinamica dei fatti rivelava una posizione del Bohli che poteva favorire l’impedimento degli atti resporatori. La morte per asfissia era compatibile con la dinamica dei fatti.
La morte per asfissia, normalmente, subentra entro 4-6 minuti. E’ evidente, però, che nel momento in cui non riesco a respirare per tot minuti si avviano una serie di situazioni che portano alla fase terminale, che è sovrapponibile al coma. Il coma può durare un minuto, come può durare di più. Il fatto che la constatazione di decesso sia stata fatta a grande distanza è giustificabile e compatibile con un meccanismo asfittico.
Gli accertamenti tossicologici hanno dato esito negativo. La tossicodipendenza non può aver influito. Non c’è nessun aspetto che possa farci a pensare a un problema cardiaco pregresso che abbia potuto determinare la morte”.
“Ho seri dubbi sulle conclusioni cui è giunto il mio collega. E’ vero che l’immobilizzazione può impedire l’espansione della gabbia toracica, ma in questo caso avviene sui sedili di un’auto, una Subaru e dunque non preclude assolutamente l’espansione della gabbia toracica. Il soggetto avrebbe tutto il tempo potuto di riprendere l’ossigenazione. Passano almeno 5-6 minuti prima dello stato di incoscienza. Dunque bisogna cercare altre cause del decesso. Non ci sono segnali tipici della morte asfittica. Il soggetto, inoltre, è stato sottoposto a rianimazione spinta e dunque è normale che possa presentare i segni tipici di una compressione.
Sono arrivato alla conclusione di una morte cardiaca e non asfittica. L’ossigenazione era al 91% dopo la compressione meccanica. Non si può passare da un’ossigenazione del 91%, assolutamente normale in un soggetto fumatore, a una crisi respiratoria. E’ in contrasto assoluto”.
Una volta sentiti i testimoni, la parte civile ha chiesto un accertamento per verificare “come fossero sistemati la vittima, con mani e piedi legati, e i due imputati a bordo dell’auto dei Carabinieri nel tragitto tra il luogo dell’arresto e la caserma”.
La difesa e la parte civile (il Pm si è invece opposto), hanno chiesto invece una nuova perizia medico-legale per chiarire alcuni aspetti della vicenda che, nonostante le perizie di parte, non sono ancora stati chiariti.
Il giudice Laura Russo ha rinviato l’udienza al prossimo 24 giugno.
Le precedenti udienze
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- Due Carabinieri a processo per la morte di Kayes Bohli: “arrivò al pronto soccorso in coma”. Nuova udienza in Tribunale/Le deposizioni
- In Tribunale a Imperia: due Carabinieri a processo per la morte di Bohli Kayes. “Fu caricato in ambulanza con manette a mani e piedi”/L’udienza
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