22 Novembre 2024 16:20

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22 Novembre 2024 16:20

Elezioni provinciali: quando la politica se la canta e se la suona da sola/L’editoriale

In breve: Nell'ultimo mese, nell'assoluto disinteresse dei cittadini, i politici nostrani sono stati impegnati nell'arduo compito di elaborare strategie volte alla 'conquista' della presidenza della Provincia.

Nell’ultimo mese, nell’assoluto disinteresse dei cittadini, i politici nostrani sono stati impegnati nell’arduo compito di elaborare strategie volte alla ‘conquista’ della presidenza della Provincia. Un teatrino degno dell’assioma gattopardiano “tutto cambia perché nulla cambi” che ha ha visto coinvolti volti noti della politica locale affamati di visibilità e desiderosi di dimostrare il proprio peso specifico nel panorama amministrativo provinciale.

Le elezioni provinciali sono l’emblema della distanza ormai quasi incolmabile tra la politica e i cittadini. Il presidente è scelto dagli amministratori locali e votato dagli stessi amministratori locali. Il ruolo del cittadino “comune” è nullo, se non quello di pagare bollette sempre più salate per servizi sempre più scadenti.

Nelle ultime ore si è parlato di conclave tra Sindaci e di fumate grigie, verdi, rosse, blu e bianche per la scelta di un candidato presidente della Provincia che, attenzione, sarà l’unico candidato e sarà votato dagli stessi amministratori che lo hanno proposto. Chapeau. L’apoteosi dell’egocenstrismo. E alla finestra? Nessuno. Neanche spettatori annoiati.

Perché ai cittadini, della pantomima delle ultime settimane, è importato zero. Tantomeno del braccio di ferro tra Scajola e i colleghi dell’estremo ponente (Biancheri, Conio e Ioculano) che hanno bocciato anche l’alter ego dell’ex Ministro, Alessandro Alessandri (Pieve di Teco) optando poi per Domenico Abbo (Sindaco di Lucinasco e neo Segretario cittadino del PD), ostaggio perfetto di una politica di centrodestra.

A rendere ancora meno credibile il quadro politico-amministrativo, ci ha pensato il presidente uscente Fabio Natta, con la decisione, quantomeno cervellotica (per non dire altro) di fissare la data delle elezioni provinciali prima del voto amministrativo. Risultato? Metà dei Comuni è rimasta tagliata fuori dalla competizione elettorale.

Per di più si parla di un ente, la Provincia, che dopo l’ultima riforma è stata svuotata di gran parte delle competenze. Sulla scacchiera sono rimasti pochi pezzi, ma decisivi, ed è questo che la rende ancora cosi appetibile, politicamente s’intende.

La Provincia, infatti, ha ancora in capo il ciclo dei rifiuti e, soprattutto, il servizio idrico integrato, due settori nell’ambito dei quali, negli ultimi anni, non ha brillato certamente per decisionismo. Spettatrice non pagante, al contrario, è rimasta immobile, a osservare crisi ogni giorno più profonde.

In capo alla Provincia, ente “fantasma”, è rimasta anche la spinosa questione del trasporto pubblico, con una Riviera Trasporti che, da anni, non vede uno spiraglio di luce, divenuta seconda casa di “trombati” eccellenti.

Gli stessi che oggi definiscono Rivieracqua (concessionaria, dalla Provincia, del servizio idrico) un “carrozzone“, fino a ieri piazzavano al vertice della società fedelissimi risultati poi colpevoli di gestioni disastrose, culminate con l’affaraccio dei presunti concorsi truccati. Coloro che oggi si fanno portavoce, duri e puri, della volontà di cambiare e risolvere i problemi sono gli stessi che hanno contribuito, in passato, a crearli. “Tutto cambia perché nulla cambi”, appunto.

Una lista unica, con il solo Abbo candidato e con esponenti di estrazione politica eterogenea, non dev’essere vista come un successo politico, ma piuttosto come l’ennesimo accordo tra chi da un lato ha avuto paura di perdere e dall’altro di governare. In mezzo, i cittadini imperiesi, vittime di una classe dirigente a cui manca il coraggio di cambiare, preccupata solo di poter occupare, ancora, poltrone ormai vecchie e impolverate.

Mattia Mangraviti e Gabriele Piccardo

 

 

 

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