“Situazione che ben rappresenta l’assenza di reale democrazia delle assemblee elettive di secondo livello, ma forse ancora di più nella nostra provincia l’assenza della politica, che dovrebbe essere confronto tra idee e proposte alternative”. È così che Lucio Sardi, di Sinistra Italiana, descrive la situazione intorno alle prossime Elezioni Provinciali che si svolgeranno a Imperia a maggio.
Elezioni Provinciali a Imperia: il commento della Sinistra Italiana
“Uno dei detti popolari più conosciuti ed efficaci a descrivere alcune situazioni della politica è “la montagna partorì un topolino”.
Apprendiamo dai giornali che per le prossime elezioni provinciali, a cui i cittadini non possono partecipare e che quindi definiremo non-elezioni, ci sarà con ogni probabilità una sola lista ed un solo candidato presidente. Situazione che ben rappresenta l’assenza di reale democrazia delle assemblee elettive di secondo livello, ma forse ancora di più nella nostra provincia l’assenza della politica, che dovrebbe essere confronto tra idee e proposte alternative.
Parafrasando il detto popolare, si potrebbe dire che nel caso delle non-elezioni del presidente della provincia e del consiglio provinciale di Imperia, la montagna di lavorio sotterraneo e di accordi stretti e sciolti nel segreto delle stanze del potere politico locale ha partorito un “accordino”.
Un accordino in cui i due centrodestra locali di Toti e Scajola, sempre in lotta per la conquista del potere ma che rappresentano la stessa idea di politica, hanno tolto di impaccio il PD Imperiese, indeciso su quale dei due sostenere, e gli hanno “regalato” il ruolo di notaio delle loro scelte.
Il prossimo presidente ha già rilasciato una dichiarazione “rassicurante” affermando che la Provincia continuerà ad essere gestita in continuità rispetto agli ultimi anni, ma più che una rassicurazione questa sembra una minaccia. Negli anni della gestione “unitaria” della provincia abbiamo infatti potuto apprezzare la “brillante” regia provinciale sull’aato idrico che ha visto Rivieracqua portata ad un passo dal dissesto, l’università abbandonata a se stessa ed a rischio chiusura, una gestione dell’edilizia scolastica solo mirata alla riduzione dei costi.
Tutto questo è certamente dovuto anche alle difficoltà finanziarie delle province causate dai tagli dei trasferimenti statali, ma sulle scelte politiche di fondo tutto discende dai meccanismi consociativi su cui si è basata la gestione “unitaria” dell’ente, che oggi si propongono di replicare.
Nella montagna di giochi di potere che hanno portato all’accordo unitario una sola cosa è assolutamente assente, una discussione vera su come si vogliano affrontare le fondamentali questioni che sono di competenza della Provincia (ciclo delle acque – sistema dei rifiuti – università – viabilità e territorio – edilizia scolastica). Insomma il metodo trovato è semplice da descrivere, intanto spartiamoci il potere e poi si vedrà cosa si vuole fare.
Un accordino da due soldi ora per gestirne parecchi in futuro. Dopo la paperopoli cittadina imperiese di qualche anno fa assistiamo ora alla topolinia provinciale, scenari un po diversi ma con lo stesso metodo di allora.
Per tale ragione ci auguriamo che i rappresentanti eletti nei consigli comunali della provincia estranei a tali logiche, prendano posizione e si rifiutino di partecipare alle non-elezioni della non-democratica lista “unitaria”.