Claudio Scajola è accusato anche di concorso esterno in associazione mafiosa. Un’accusa durissima quella avanzata nei confronti dell’ex Ministro dai magistrati di Reggio Calabria nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto di Scajola con l’accusa di aver favorito la latitanza dell’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena.
Nel dettaglio, secondo gli inquirenti, Scajola e gli altri soggetti coinvolti nell’inchiesta, hanno agito “consapevolmente al fine di proteggere economicamente uno dei più potenti ed influenti concorrenti esterni della ‘ndrangheta reggina – visto il rilevantissimo ruolo politico ed imprenditoriale rivestito dal Matacena – e per questa via agevolare il complesso sistema criminale, politico ed economico, riferibile alla ‘ndrangheta reggina, interessata a mantenere inalterata la piena operatività del primo e della galassia imprenditoriale a lui riferibile, costituita da molteplici società ed aziende utilizzate per schennare la vera natura delle relazioni politiche, istituzionali ed imprenditoriali dal predetto garantite a livello regionale e nazionale”.
Gli inquirenti, inoltre, nell’ordinanza di custodia cautelare evidenziano: “la stretta commistione tra l’attività politica e quella imprenditoriale del Matacena volta sia nel proprio interesse che in favore delle cosche della ‘ndrangheta, con l’accettazione di un metodo improntato alla migliore tradizione mafiosa, facendosi garante di estorsioni, mantenendo rapporti con personaggi inseriti in contesti imprenditoriali criminali accreditati”.
“La mutata condizione derivante dalla sentenza di condanna” secondo gli inquirenti ha obbligato Matacena a “scindere i due aspetti, mutando anche le forme di intervento, in un caso utilizzando lo strumento dell’interposizione per continuare a curare gli enormi interessi imprenditoriali, dall’altro procurandosi una sorta di continuità politica, individuando l’interlocutore politico destinato ad operare su sua indicazione in Scajola Claudio, interessato alla candidatura per le elezioni europee, come risulta da alcune conversazioni intrattenute con la moglie e con Rizzo Chiara“.
Altri particolari emergono nei decreti di perquisizione. Gli inquirenti, infatti, spiegano che i soggetti coinvolti nell’inchiesta attraverso “operazioni politiche, istituzionali ed economiche” sono divenuti “terminale di un complesso sistema criminale“ e che “con ulteriori soggetti il cui ruolo è in corso di compiuta ricostruzione, prendono parte ad un’associazione per delinquere segreta collegata alla ‘ndrangheta dal rapporto di interrelazione biunivoca al fine di estendere le potenzialita’ operative del sodalizio mafioso in campo nazionale ed internazionale“.