“In questo mestiere non deve mai mancare la passione e l’empatia“. Lo afferma la maestra Graziana Martini, una delle colonne portanti della Scuola Primaria Magliano, in Piazza Mameli, dell’I.C. Boine, che quest’anno andrà in pensione.
Dopo 34 anni in piazza Mameli e 41 di insegnamento, è arrivato il momento per la maestra, da tempo attiva in città anche come membro del Circolo Parasio e di Aifo, di lasciare i banchi di scuola. Quello che non finirà, però, è il legame con gli alunni che perdurerà nel tempo.
In pensione dopo 41 anni di scuola, la storia della maestra Graziana
“Insegno da 41 anni – racconta la maestra Graziana – sono entrata di ruolo nell’83, vincendo il concorso, e sono arrivata alla scuola di piazza Mameli nell’86, quando c’era Nerina Battistin. Lì ho trascorso ben 34 anni, fino a oggi. Mi occupo della parte scientifica, insegnando matematica, scienza, educazione motoria e tecnologia, dalla prima alla quinta elementare.
Durante questo lungo periodo mi sono occupata di moltissimi progetti, sui più vari argomenti, in particolare progetti interculturali. Con il provveditore Franca Rambaldi, che oggi purtroppo non c’è più, avevamo portato avanti un bellissimo progetto di quartiere. Quando il teatro Cavour era ancora utilizzabile, mettevo in atto anche molte iniziative teatrali con i bambini.
Anche se andrò in pensione, continuerò a organizzare corsi formazione per docenti con l’Aifo e Susanna Bernoldi”.
Com’è il rapporto maestra-alunni una volta terminata la scuola primaria?
“Il legame rimane anche quando passano gli anni. Ho conosciuto tanti bravi ragazzi che hanno preso molte strade diverse. Alcuni li incontro e scambiamo sempre due parole. È bello scoprire cosa fanno ora nella vita. I primi che ho avuto ora hanno circa 33 anni e c’è molto affetto.
Alla fine, la maestra è sempre la maestra. Ti accompagna per 5 anni della vita e spesso diventa un po’ un punto di riferimento”.
Un consiglio per le nuove maestre di oggi?
“Quello che non deve mancare mai è la passione e le regole. Secondo me sono fondamentali, i bambini hanno bisogno anche dei ‘no’. È un lavoro che, al di là delle conoscenze, che sono fondamentali, necessita di tanta empatia. Bisogna farlo con piacere. È indubbiamente un mestiere impegnativo, i bambini sono tutti diversi, ma regala enormi soddisfazioni”.