“Cari colleghi vi chiedo perdono. In Tribunale ho perso il controllo della situazione e ho detto delle cose false”. È questo uno stralcio della lettera d’addio firmata dal carabiniere che si è tolto la vita lunedì scorso, a distanza di soli 4 giorni dalla sua testimonianza nel processo sul caso della sospensione della patente al marito dell’ex procuratore di Imperia.
Per far luce sulla vicenda, la Procura di Cagliari ha aperto un’inchiesta sul caso.
Suicida Carabiniere testimone: aperta un’inchiesta
Come riportato nella giornata di ieri, Massimo Andrea Masala, 54 anni, appuntato dei Carabinieri a Lunamatrona (in provincia di Medio Campidano), si è tolto la vita 4 giorni dopo aver testimoniato nel processo relativo che vede sul banco degli imputati Gianfrancesco Cabiddu, marito dell’ex Procuratore Capo di Imperia Giuseppa Geremia, e il maggiore dei Carabinieri David Egidi (in servizio ad Oristano), accusati in concorso di abuso d’ufficio nell’ambito della vicenda relativa alla mancata notifica a Cabiddu del ritiro della patente di guida.
A seguito dell’estremo gesto, il PM Giangiacomo Pilia, della Procura di Cagliari, ha aperto un’inchiesta, atto dovuto, per indagare sulle motivazioni che hanno portato al triste epilogo, chiedendo al Tribunale di Imperia di fornire gli atti del processo.
Suicida Carabiniere sardo: nella lettera di addio spunta la testimonianza di 4 giorni prima
Masala, nella lettera scritta prima di suicidarsi, oltre a salutare familiari e moglie, ha chiesto scusa ai colleghi, facendo riferimento alla sua testimonianza a Imperia dello scorso 20 giugno (Masala si è tolto la vita il 24). In quell’occasione, infatti, il 54enne, rispondendo alle domande del Procuratore Capo Lari sulla mancata notifica della sospensione della patente a Cabiddu e sul mancato inserimento del provvedimento nello Sdi (banca dati), ebbe alcuni momenti di sconforto.
Masala, in particolare, spiegò che, durante una telefonata con il marito dell’ex procuratore, sarebbero stati presenti anche alcuni suoi colleghi. Elemento, quest’ultimo, tornato di attualità nella missiva d’addio.
“Cari colleghi vi chiedo perdono – ha scritto il Carabiniere nella missiva d’addio – In Tribunale ho perso il controllo della situazione e ho detto delle cose false. Ho riferito che voi eravate presenti durante quella telefonata, mentre non sapevate nulla in realtà”.
Parole a cui l’inchiesta cercherà di dare un significato più preciso.