13 Novembre 2024 12:28

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13 Novembre 2024 12:28

Imperia: musica jazz, fantasmi e anni ’30, la sceneggiatura di Emilio Audissino premiata a New York. “Spero di trasformarla in una Serie TV”

In breve: Un imperiese a New York per ritirare il premio come migliore sceneggiatura.

Musica Jazz, fantasmi, anni ’30 e la città di New York. Sono solo alcuni degli elementi della serie tv ideata dell’imperiese Emilio Audissino, premiata tra le migliori sceneggiature internazionali.

Stiamo parlando del prestigioso concorso internazionale “The West Field Screenwriting Awards“, giunto alla sua 15ª edizione, che ha riconosciuto la sceneggiatura della puntata pilota di Audissino come una promettente serie televisiva Comedy-horror.

Migliore sceneggiatura internazionale: intervista a Emilio Audissino

Lavorando tra Italia, Olanda, Inghilterra e Stati Uniti, l’imperiese Emilio Audissino si divide tra lezioni universitarie, pubblicazioni accademiche e sceneggiature di film e serie tv.

Il suo ultimo lavoro intitolato “The Dead Won’t Shut Up“, una comedy horror ambientata negli anni ’30 di New York, è tra i 7 vincitori del premio internazionale “The West Field Screenwriting Awards“.

Ecco cosa ha raccontato a ImperiaPost.

A quali progetti sta lavorando? 

“Sto lavorando a 2 progetti. Il primo si chiama “Blue Riviera“, un progetto su cui lavoro con una decina d’anni con altri 2 co-autori, Marco Vallarino e Pierluigi Voi. Ambientato in Riviera, parla della mia zona e di luoghi che tutti noi tre autori conosciamo bene, motivo per cui puntiamo che si possa portare il set qui. Al momento il progetto è opzionato da una casa di produzione e si è alla ricerca di un budget adeguato allo sviluppo. 

Il secondo progetto l’ho iniziato l’anno scorso e ci lavoro da solo. È nato da una ricerca attiva e da un’analisi di serie tv che ho fatto per l’università. Ultimamente sta andando di moda il genere comedy-horror, ovvero una commedia con risvolti macabri, dark humor e perciò ho voluto fare un esperimento, scrivendo un episodio pilota per una serie tv che come spettatore vorrei guardare”.

Come mai ha scelto di ambientare la storia negli anni 30? 

“Complice è stata la mia passione per il Jazz classico, swing e big-band. Gli anni più battuti nelle serie contemporanee ambientate nel secolo scorso sono gli ’80 e i ’60, perciò ho voluto utilizzare un decennio meno trattato, caratterizzato dal jazz che amo, ma anche dal gangsterismo e dalla post-depressione americana. La scelta dell’inserimento dell’elemento musicale è nata l’anno scorso, quando stavo finendo di scrivere, insieme a un altro accademico, un libro su Jazz e cinema“.

Quale è la trama della sceneggiatura? 

“La protagonista è una giovane donna che ambisce a diventare un detective della omicidi, ma negli anni ’30 il sessismo è un impedimento insormontabile, perciò dimostrare che una donna possa avere le stesse capacità di un uomo, nonostante la protagonista sia una donna molto brillante, è un compito estremamente difficile.

In polizia non le permettono di fare carriera, tenendola sempre in archivio, perciò decide di diventare una detective privata. Tutto cambia quando una donna anziana la coinvolge in un caso misterioso ed entra in contatto con un fantasma. In quell’occasione si accorge di avere il dono di vedere gli spettri. Questo la porterà a occuparsi di casi paranormali, non come medium, ma sempre sotto le vesti di un detective. Il focus principale che caratterizza ciò che dovrà affrontare la detective è uno: perchè i fantasmi sono ancora qui? Per diverse questioni da risolvere rimangono intrappolati in questo mondo e lei deve scoprire il motivo”.

Perché la scelta di partecipare al concorso? 

“Tutto è nato come esperimento, da un’analisi accademica che mi ha portato a lavorare sulla sceneggiatura. Ho voluto farla leggere ad alcune persone che hanno riconosciuto l’originalità dell’idea e ho pensato di mandarlo a un paio di concorsi per vedere il riscontro che avrei ottenuto. La sorpresa è arrivata con il concorso di New York, The West Field Screenwriting Awards, giunto alla 15esima edizione, che ha ritenuto il progetto un prodotto solido”.

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