Un’immagine potente che ritrae il tempo storico che stiamo vivendo, ma che dona speranza per il futuro. Così si potrebbe descrivere l’ultima opera dell’artista imperiese MrFijodor, realizzata a Mantova in occasione del festival “Without Frontiers, Lunetta a Colori”, andato in scena dal 17 al 23 giugno.
Presenti 10 personalità provenienti da tutta Italia, tra cui “Corn79” (artista imperiese e torinese) e non solo, anche da Spagna e Olanda, che si sono dedicati a trasformare i muri del quartiere “Lunetta”.
“Plastic Rain”: l’ultima opera dell’artista imperiese MrFijodor
Che cos’è il “Without Frontiers, Lunetta a Colori”?
“Si tratta di un festival di riqualificazione urbana e valorizzazione culturale che realizzano da 4 anni a Mantova, tutto concentrato in un quartiere popolare chiamato appunto “Lunetta”.
Il festival nasce come “Without frontier” e poi prende nome “Lunetta a colori” per dare risalto al quartiere da sempre considerato povero, dove non c’è quasi nulla da fare, né da vedere.
A curare l’iniziati va è Simona Gavioli, curatrice di Set Up, fiera d’arte di Bologna, originaria di Mantova, insieme a Giulia Giliberti”.
È la prima volta che partecipi a questa manifestazione?
“Sì, la prima volta. Ho fatto anche una parte di workshop. La parte bassa del murales, infatti, l’ho realizzata con 4 studentesse del Liceo Artistico di Mantova.
Il tema dell’evento era “Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta”, dal libro di Robert Pirsig, il cui fulcro è l’importanza di dedicarsi ad attività che, al di là del risultato, ti facciano concentrare”.
Parlaci della tua opera intitolata “Plastic Rain”.
“Sono partito dai due personaggi che si vedono, padre e figlio (o fratello maggiore e fratello minore) che aggiustano un robot gigante. Robot che rappresenta un archetipo, un proprio sogno o un risultato. Che cosa può fare questa macchina? Ad esempio potrebbe risolvere i problemi, può aiutare nella vita, può sconfiggere il surriscaldamento globale, può portarli sulla luna. Potrebbe fare qualsiasi cosa, non è importante, ognuno ci legge quello che vuole, a seconda di cosa si ha bisogno.
La figura del padre/fratello maggiore aggiusta, mentre il più piccolo, invece, di rimanere fermo a guardare lo aiuta come può, reggendo un ombrello che li protegge dalla pioggia di plastica.
Passando, appunto, alla pioggia di plastica, che dà il nome al wall, è sia un rimando alla situazione attuale, una critica al continuo uso di materiali usa e getta, ma, e qui veniamo al tema della manifestazione, è anche un evento talmente assurdo che non distrae i nostri protagonisti. Per quanto incredibile, la pioggia di plastica non impedisce ai due di continuare a concentrarsi nella ricerca del sogno e della conquista dell’obiettivo”.
Foto di Corn79.