Dopo 34 di servizio nella Polizia di Stato, Domenico Cesare Lavagna, conosciuto da tutti come “Dumè”, va in pensione.
Polizia: Domenico Lavagna va in pensione
Nato ad Aurigo, ha iniziato la sua carriera a Genova, nella sezione Omicidi e all’Antirapine, per poi arrivare a Imperia negli anni ’90, svolgendo ruoli di grande rilievo, occupandosi della sicurezza dei Questori.
Ha concluso la sua strada come poliziotto di quartiere, avvicinandosi ancora di più alle persone e ai loro bisogni.
Ecco cosa ha raccontato a ImperiaPost.
Com’è iniziata la sua carriera?
“Sono entrato in Polizia negli anni ’80. Dopo la scuola a Reggio Emilia sono andato a Genova, prima in giudiziaria stranieri, poi squadra mobile nella prima sezione omicidi, poi nella sezione antirapine con il dott. Gaspare Paiella e Giuseppe Gonan.
Negli anni ’90 sono venuto a Imperia, alle volanti, corpo di guardia in Questura e Prefettura, poi sono stato addetto alla sicurezza dei questori, in particolare del questore Nicola Cavaliere, diventato poi Questore di Roma e vicecapo della Polizia, e poi di Vincenzo Indolfi divenuto questore di Milano.
Infine, ho svolto il ruolo di poliziotto di quartiere.
Ora mi dedico alla famiglia e al pugilato, la mia passione”.
Com’è cambiato il mondo della Polizia nel tempo?
“La Polizia è cambiata totalmente. Quando sono entrato, eravamo spesso poco scolarizzati, ma questo non impediva il fatto di formare grandi poliziotti. Oggi è una grande soddisfazione vedere che sono tutti diplomati e molti laureati. I cittadini chiedono e i poliziotti sanno tanto anche a livello giudiziario. La Polizia cresce ed è giusto così. Il poliziotto è un amico e un punto di riferimento”.
E invece Imperia ha subito trasformazioni in questi anni?
“Imperia è cambiata molto, soprattutto ultimamente. Ci sono purtroppo tante persone sbandate che dovrebbero essere aiutate.
Io, essendo appassionato di boxe, ho sempre cercato di togliere i giovani dalle strade attraverso lo sport. Domenica 7 luglio, ad esempio, ci sarà il secondo Trofeo “Riviera dei Fiori” sul molo corto di Oneglia, per una bella serata dedicata allo sport”.
Cosa significa essere un poliziotto?
“È un po’ come essere un sacerdote, o ci credi o non lo fai. Ho incontrato tante persone che mi hanno aiutato a crescere. La Polizia di Stato mi ha dato tantissimo.
Negli ultimi periodi, facendo il poliziotto di quartiere, andavo a scuola a parlare con i ragazzi, a parlare a tu per tu. È stata un’esperienza bellissima, perché si affrontavano molti discorsi e tanti problemi che affrontano i giovani. La sensazione più bella era entrare come “poliziotto” e uscire come amico e punto di riferimento per i ragazzi.
In questo mestiere ti capita di tutto e di più e spesso hai massimo 10 secondi per risolvere un problema. Per questo bisogna ricordare sempre che, oltre le procedure tecniche da seguire, si deve considerare che hai davanti delle persone che spesso hanno subito un trauma, ed è necessaria molta empatia e comprensione”.