“La chiusura dell’ospedale sarebbe un ulteriore impoverimento della città”. Lo afferma Lucio Sardi, di Sinistra in Comune, commentando la situazione della sanità in provincia di Imperia e, in particolare, il progetto dell’Ospedale Unico a Taggia.
Ospedale Unico, l’intervento di Lucio Sardi
“Quando si parla di sanità privata si pensa di solito alla gestione di servizi e strutture sanitarie affidate a soggetti imprenditoriali che si sostituiscono alla gestione pubblica.
Se si guarda allo scenario locale e ligure viene invece da pensare all’inesorabile declino del servizio sanitario pubblico, ospedaliero e non, che con la strategia della regione a guida Toti più che privatizzando si sta privando ai cittadini liguri.
I dati usciti in queste settimane sulle carenze di organico delle asl, il perdurare del fenomeno delle lunghe liste di attesa per gli esami, il crescente esodo sanitario verso le strutture sanitarie di altre regioni, il mancato commissariamento della Asl 5 spezzina, la qualità dell’operato della nuova struttura sanitaria Alisa e per ultimo la bocciatura del Tar della privatizzazione degli ospedali di Cairo e Albenga, ci offrono uno scenario sconcertante sulle strategie di gestione della sanità regionale della giunta Toti.
L’idea di trasformare il sistema sanitario ligure ad immagine di quelli lombardo e veneto con l’ingresso dei privati e con la creazione di un ulteriore struttura gestionale (l’agenzia Alisa) sta nei fatti rivelandosi una operazione velleitaria e fallimentare.
I servizi sono rimasti carenti, la riorganizzazione territoriale è finalizzata al massimo risparmio senza considerare le ricadute sui cittadini e neanche il deficit del bilancio sanitario regionale è stato migliorato.
Della sanità lombarda e veneta, la pessima imitazione messa in scena dalla giunta Toti a trazione leghista ha portato con se solo il rischio delle distorsioni tra gli interessi degli imprenditori sanitari privati e quelli del servizio pubblico, che in quelle regioni ha generato clamorose vicende di corruzione politica come evidenziato tra le tante anche la vicenda giudiziaria di Formigoni.
La scelta della giunta regionale di mettere a bando i servizi di trasporto non di emergenza, che finora sono stati forniti in convenzione dalle pubbliche assistenze locali, rischia infine di aprire anche questo settore ad interessi privati a danno della qualità del servizio e col rischio di privare le associazioni locali di volontariato (croce rossa, anpas ed altre realtà) di risorse indispensabili alla loro sopravvivenza. Un piccolo “capolavoro” che rischia di desertificare una rete associativa importantissima nel settore sanitario e sociale della nostra regione.
Se guardiamo alla provincia di Imperia la situazione è se possibile ancora peggiore che nel resto della regione.
Nella provincia ligure priva di strutture di alto livello di specializzazione, dopo aver privatizzato la gestione dell’ospedale di Bordighera ma cosa si pensi di farne veramente non è chiaro, si procede senza tentennamenti verso il progetto dell’ospedale unico.
L’assessore regionale Viale ha annunciato infatti che l’imponente investimento immobiliare per la costruzione del nuovo ospedale sarebbe coperto dall’Inail, che evidentemente, invece di occuparsi della prevenzione del fenomeno e della tutela delle vittime degli infortuni sul lavoro, ha deciso di dedicarsi alle operazioni immobiliari.
Tutta l’operazione ospedale unico sembra infatti concentrata sui progetti di natura edilizia che porta con se’ (costruzione della nuova struttura e messa a mercato delle vecchie strutture ospedaliere) relegando in secondo piano la valutazione sull’impatto sui servizi sanitari che questa scelta comporta.
Il progetto del nuovo ospedale si può infatti “apprezzare” solo per l’incremento in metri cubi di cemento, mentre nulla è previsto in termini di aumento e miglioramento dei servizi sanitari. Il nuovo ospedale è infatti immaginato come l’accorpamento delle due strutture oggi presenti, già sottoposte a pesanti razionalizzazioni che hanno eliminato ogni “doppione” in termini di reparti, che offrono già ora un servizio assolutamente insufficiente ma almeno più articolato nel territorio, con i due pronto soccorso ed i due punti nascita.
Con la modica spesa di quasi 230 milioni di euro di opere edilizie, anticipati forse dall’Inail ma poi a carico nel tempo della Asl in termini di locazioni, potremo addirittura avere gli stessi insufficienti servizi sanitari di oggi ma decisamente più scomodi. Nessun dubbio sembra attraversare la giunta regionale o gli amministratori locali favorevoli al progetto (tra cui il sindaco di Imperia) sui rischi che comporterebbe l’allungarsi dei tempi di soccorso a causa della maggiore distanza necessaria a raggiungere il nuovo ospedale, visto che il progetto non è legato a nessun intervento sui collegamenti stradali.
Ai politici locali favorevoli all’ospedale unico ma che solo qualche mese fa hanno fatto la “battaglia” contro il progetto del centro nascite unico in provincia, vorremmo ricordare che la coerenza è pratica di sana politica.
Al primo cittadino di Imperia, fortemente favorevole al progetto, facciamo notare che la chiusura dell’ospedale sarebbe un ulteriore impoverimento della città e che da questa vicenda risulta ben chiaro come il suo contrasto a Toti in vista delle elezioni regionali sia dettato da lotte per il predominio nel centro destra ligure piuttosto che da divergenze politiche, visto che sulle questioni fondamentali hanno le stesse posizioni.
Per chi crede che per le prossime elezioni regionali sia necessario costruire una alternativa politica in grado di battere il centro destra di Toti, crediamo che questa debba partire da un progetto alternativo in materia sanitaria anche nella nostra provincia.”