Ha 28 anni e alle spalle può già vantare anni di esperienza lavorativa e universitaria all’estero. Stiamo parlando dell’imperiese Francesca Pinto che, dopo 9 anni a Londra, pochi giorni fa è riuscita a coronare uno dei suoi sogni, laurearsi in Traduzione.
Da Imperia a Londra: la storia di Francesca Pinto
Diplomata all’Istituto Ruffini di Imperia, Francesca è partita per Londra a 18 anni, con una valigia piena di entusiasmo e voglia di scoprire il mondo. Dopo i primi mesi di “lavoretti”, piano piano, Francesca è riuscita a farsi strada, imparando l’inglese sempre meglio e salendo di livello nelle varie mansioni che svolgeva.
Con grande forza di volontà e notevoli sacrifici, ha deciso poi di riprendere gli studi, iscrivendosi all’Università di Roehampton, dove, proprio negli scorsi giorni, si è laureata come traduttrice, ricevendo anche due menzioni speciali.
Ecco cosa ha raccontato a ImperiaPost.
A quanti anni sei andata via da Imperia? Come mai?
“A 19 anni per imparare l’inglese. Volevo rimanere solo 6 mesi, ma poi le cose andavano bene, mi ero fatta degli amici, mi ero abbastanza stabilita e quindi ho deciso di rimanere. Mi ero avviata diciamo. Da allora sono passati quasi 9 anni. Anni in cui sicuramente ho imparato l’inglese e non solo, ho conosciuto molte persone e fatto tante esperienze. Ad un certo punto anche mio fratello mi ha raggiunto, per qualche tempo, prima di partire per la Nuova Zelanda”.
Cosa è cambiato considerando la questione “Brexit”?
“Per me non tanto perchè sono qua da tanto tempo. Ho dovuto richiedere il “Settled Status” che sarebbe a dire un documento che ti da il diritto di rimanere e lavorare in Inghilterra dopo il Brexit, il permesso di residenza. Il processo é stato molto semplice e rapido.
A Londra non si nota molto il Brexit, tranne nelle notizie, che se ne parla tutti i giorni, e le manifestazioni che fanno davanti al palazzo di Westminister. Sono altre città in Inghilterra che sono state veramente colpite, quelle cui l’economia si basa più sull’industria manifatturiera, mentre qui a Londra l’economia si basa su servizi finanziari. Stanno chiudendo molte fabbriche nelle città industriali dell’Inghilterra, e molte aziende hanno deciso di spostarsi in Europa per continuare i loro affari.
Oltre a questo, si nota nella valuta, che si é abbassata molto e ora non é piu cosi conveniente cambiare i soldi all’euro, e sicuramente si noterà nel futuro nei prezzi nei supermercati, specialmente se usciamo senza un accordo (no deal), e probabilmente prezzi di altri servizi anche aumenteranno”.
Cosa ti ha spinto ad andare a Londra? Avevi un sogno nel cassetto?
“Non sono venuta qua esattamente con un sogno. Volevo semplicemente imparare l’inglese. Sono sempre stata appassionata per lingue e fin da piccola ho sempre voluto poter parlare l’inglese come se fosse stata la mia lingua madre. Il desiderio di partire poi mi é venuto ancora di più dopo aver fatto uno scambio studentesco in Australia in terza o quarta superiore, ora non ricordo bene. Quando sono ritornata in Italia ero sicura di voler ripartire dopo aver finito le superiori. Quindi se possiamo dire che il mio primo sogno era imparare l’inglese, in quel senso ci sono riuscita, lo parlo e scrivo correttamente con molta scioltezza.
Sicuramente non mi sarei mai aspettata di finire all’università e laurearmi con ottimi risultati e vincendo due premi. Il bello di vivere fuori é di conoscere altre persone, e che scambi opinioni ed idee, impari dalle esperienze di altre persone e ti da qualche idea su cosa vuoi fare tu in futuro. Molte persone che lavoravano con me studiavano anche all’università, e dopo un po’ mi hanno ispirato. Sapere dei loro obiettivi e come raggiungerli, sicuramente é stata per me un’ispirazione nelle scelte che ho fatto”.
Hai dovuto compiere dei sacrifici?
“Sacrifici ne ho fatti, come tutti immagino quando andiamo via di casa. Il periodo dell’università é stato il più difficile, il corso in se era impegnativo, mi dava da fare tutti i giorni. Studiando traduzione, con specializzazione in francese e spagnolo, avevo da praticare le lingue e fare esercizi ogni singolo giorno. Il weekend lavoravo 11 ore al giorno. Sono anche dovuta andare in Erasmus per un anno, un po’ in Spagna e un po’ in Belgio. Per molti é un sogno, ma quando vivi già fuori é un po’ una scomodità, dato che devi pensare alla casa che hai lasciato, al lavoro che hai lasciato, e quando torni devi ricominciare. Poi durante l’ultimo anno ho aggiunto a tutto questo anche l’esperienza di volontariato che mi serviva per praticare lo spagnolo, altra lingua che ora parlo con scioltezza. Ho fatto volontariato in una organizzazione chiamata Latin American House dove assistevo persone dell’America Latina che vivono a Londra con la burocrazia inglese, poiché loro non potevamo esprimersi o non capivano dovuto al fatto che non parlavano inglese. Ho anche scritto un blog Asociaciones y puntos de encuentro para hispanohablantes en Londres, sempre come progetto universitario, per aiutare queste persone fornendo una lista di tutte le associazioni dove possono richiedere assistenza di qualsiasi tipo in lingua spagnola.
Tuttavia, voglio fare notare che, in termini economici, il governo britannico offre un appoggio sostanzioso, nel senso che ti anticipano i soldi per l’universita, che poi potrai ridare indietro col tempo, e ti danno inoltre ogni anno sia un prestito che una sovvenzione per poterti mantenere durante gli studi.
É stato stressante, ma soddisfacente. E poi c’e’ il mio ragazzo, Juan, spagnolo di Saragozza, che é stato anche un grande appoggio per me, mi ha dato molta sicurezza ed é sempre stato presente per aiutarmi anche nei momenti più difficili. Se sono arrivata fin qui é anche grazie a lui. Lo stesso vale per la mia famiglia che non mi ha mai ostacolato nelle mie scelte, e vedermi laureare sicuramente é stato un momento di fierezza per loro, sapendo l’impegno che ci ho messo per raggiungere questa meta”.
All’inizio, prima di iscriverti all’università, hai lavorato qualche anno facendo diversi mestieri, quali? Com’è il mondo del lavoro a Londra? Differenze con Imperia/Italia?
“All’inizio ho lavorato in una yogurteria, ho iniziato come commessa, poi sono stata promossa a supervisore e poi a manager del negozio. É proprio qui che ho conosciuto persone che mi hanno poi ispirato a studiare spagnolo, che volevo assolutamente imparare e poter parlare come se fosse stata la mia lingua madre, uguale come lo volevo con l’inglese, e ad iscrivermi all’universita. Sono anche andata in Colombia per un mese, ovviamente per visitare il paese ma anche per poter praticare di prima mano la lingua, andando a trovare le persone che avevo appunto conosciuto qui.
Dopo 3 anni ero stanca di lavorare nel settore alberghiero, cosí ho lasciato per iniziare un lavoro di ufficio. Ho inziato a lavorare per un negozio di vestiti, prima nel servizio clienti e poi sono stata promossa al controllo della qualità sempre nel campo del servizio clienti. Quando ho iniziato l’università ho continuato a lavorare per lo stesso negozio, ma a tempo parziale.
É molto facile trovare lavoro a Londra nel senso che ci sono milioni di opportunità ed é impossibile non trovare lavoro, se sei disposto a fare qualsiasi cosa. Se cerchi un lavoro un po’ più specifico, potrebbe volerci un po’ di più, ma anche in quel caso sicuro lo trovi. In quel senso é molto più semplice rispetto all’Italia”.
Ora che ti sei laureata pensi di rimanere a Londra o di spostarti o di tornare a Imperia/in Italia?
“Ancora non lo so, ma di una cosa sono sicura, non vorrei tornare in Italia. So che le opportunità di lavoro sono poche, la situazione politica attuale non é esattamente allettante, e in termini burocratici, é tutto cosí complicato, specialmente dopo essere abituata alla semplicità nel fare qualsiasi cosa qui a Londra.
Prima del Brexit ero sicura di voler rimanere, ora non lo so. Oltre a questo, Londra a volte puó essere “difficile” da vivere, e sicuramente esageratamente costosa, quindi se volessimo sistemarci, nel senso di prendere casa o fare famiglia, non credo questa sia la città giusta. Ovviamente la scelta non dipende solo da me, sarà qualcosa che con il tempo decideremo insieme al mio ragazzo anche in base a quello che ci stiamo trovando a fare nella vita in quel momento”.
Hai anche ricevuto menzioni per la tua laurea, quali in particolare?
“Alla cerimonia di laurea ne ho ricevute due: “Prize for Best French Overall” – per la media più alta durante tutti i 4 anni in francese, e “The Gerhard Weiler Prize for Best Personal Development Project”. Durante l’Erasmus ogni studente doveva scrivere un blog per riflettere sulla progressione linguistica ed esperienza personale durante l’anno all’estero, sapendo dimostrare in modo riflessivo come questa ha aiutato nello sviluppo personale. Il premio era per il blog migliore”.
Qual è il tuo obiettivo ora?
“Di solito mi pongo obiettivi a breve termine. Ora che ho finito l’università ancora non me ne sono posta uno, ma sicuramente avrà a che fare con la progressione lavorativa. Sicuramente mi piacerebbe poter trovare un lavoro dove posso usare le mie lingue per aiutare gli altri”.
Consigli per i giovani che vorrebbero iniziare un’esperienza fuori dall’Italia?
“Fatelo. Non c’e’ cosa migliore che uscire fuori dal tuo paese, conoscere altre culture, altre persone, fare nuove esperienze. Solo cosi ti scopri veramente, sai chi sei e cosa vuoi dalla tua vita”.