“Nessuno dei richiedenti colloquio, tra i quali la mia compagna, svariati amici e alcuni giornalisti ha avuto una risposta dalla direzione del carcere. Non solo quindi vi è una evidente grave violazione dei miei diritti di cittadino da parte della magistratura, ma anche di detenuto da parte della amministrazione penitenziaria”. É questa la denuncia dell’imprenditore genovese ed ex candidato sindaco di Sanremo e Imperia, Carlo Carpi, detenuto dallo scorso 1 luglio nel carcere di Marassi perché condannato a 1 anno e 10 mesi di carcere per calunnia e stalking nei confronti di un giudice genovese.
Un’accusa che Carpi ha sempre respinto al mittente impugnando tutte le sentenze. Da alcune settimane i legali di Carpi hanno avanzato la richiesta di arresti domiciliari per il loro assistito ma al momento il tribunale di sorveglianza di Genova non si è ancora espresso.
Una situazione che appare fuori dalla normale “prassi giudiziaria” per cui condannati a pene analoghe accedono a misure alternative al carcere: arresti domiciliari, l’affidamento in prova ai servizi sociali, il regime di semilibertà.
ECCO LA LETTERA DI CARLO CARPI ALLA STAMPA
“Gentile giornalista,
sono ormai detenuto nel carcere di Marassi da quarantanove giorni, condannato a una pena definitiva di 1 anno e 10 mesi dalla Corte di Appello di Torino in sede di rinvio della sentenza n. 53663, emessa dalla II sezione penale della Corte di Cassazione, in assoluta mancanza di motivazione in esplicita violazione della procedura penale, della Costituzione e della Carta Europea dei Diritti dell’Uomo.
Ringrazio i rappresentanti dei Radicali che, in occasione della visita presso la casa circondariale genovese, hanno avuto la sensibilità di dedicare attenzione al mio caso giudiziario, accompagnati da alcuni Parlamentari, manifestando anche attraverso un presidio esterno alla struttura con tanto di cartello con la scritta “Verità per Carlo Carpi”, alla presenza di numerose persone.
Sottolineo come, sovraffollamento e caldo opprimente a parte, al momento nessuno dei richiedenti colloquio, tra i quali la mia compagna, svariati amici e alcuni giornalisti ha avuto una risposta dalla direzione del carcere, nonostante nella maggioranza delle domande sia trascorso un tempo più che congruo, in alcune certamente superiore ai trenta giorni.
Non solo quindi vi è una evidente grave violazione dei miei diritti di cittadino da parte della magistratura, ma anche di detenuto da parte della amministrazione penitenziaria.
Ringrazio gli oltre 500 firmatari della petizione in mio favore “Liberate Carlo Carpi”, tutti coloro che hanno condiviso il video che ho realizzato appena saputo dell’ordine di arresto emesso nei miei confronti che ha superato completamente le 20.000 visualizzazioni”.
La lettera poi prosegue con la ricostruzione da parte di Carpi delle motivazioni che lo hanno portato in carcere citando nomi e fatti che non abbiamo modo di verificare e perciò le ometteremo.
Chi scrive, in data 7 agosto, ha presentato formale richiesta di colloquio con Carlo Carpi all’interno del carcere di Marassi, ma al momento non vi è stata alcuna risposta da parte dell’amministrazione penitenziaria.