GENOVA. “Il cinghiale è una specie in forte sovrannumero e in crescita, che spesso può rappresentare un pericolo per l’incolumità pubblica non più sottovalutabile. È necessario prenderne atto. Abbiamo il dovere di salvaguardare sia le produzioni agricole sia la sicurezza dei cittadini. Con una sovrappopolazione tale, e con la presenza dei lupi, è comprensibile che i cinghiali frequentino le zone abitate. Specie se trovano cibo, magari rovesciando cassonetti dell’immondizia o, ancora peggio, se qualcuno dà loro da mangiare”. L’assessore alla Caccia Stefano Mai interviene sulla questione della gestione della fauna selvatica nel territorio comunale di Bergeggi.
“Nella fattispecie di Bergeggi – precisa Mai -, si era a conoscenza del fatto che una particolare zona era stabilmente abitata da 3 scrofe con 11 piccoli, che ovviamente creavano problemi alle coltivazioni, ma soprattutto di pubblica incolumità. Il fenomeno è presente in tutti i Comuni, tant’è vero che i sindaci emettono regolarmente ordinanze per chiedere l’intervento della Regione al fine di rimuovere i problemi causati appunto dai cinghiali. Anche il Comune di Bergeggi ha dovuto adottare una specifica ordinanza per poter consentire gli interventi anche in ambito urbano. Ordinanza che come Regione abbiamo rispettato in pieno”.
“Va considerato e sottolineato – precisa l’assessore – che la legge nazionale 157/92 vieta la reintroduzione dei cinghiali nel bosco. Come Regione abbiamo utilizzato i metodi che la legge ci consente: quindi la cattura attraverso le gabbie per svolgere interventi di rimozione del problema in totale sicurezza. Ove è possibile i cinghiali vengono trasferiti in zona di addestramento cani, oppure in aziende faunistico venatorie. A supporto di questo abbiamo anche le indicazioni di Ispra che ci richiamano a quanto previsto dalla legge nazionale. Potremmo anche provare l’allontanamento dei cinghiali tramite il lavoro delle squadre di caccia e dei loro cani, ma i cinghiali, una volta diventati “cittadini”, non riescono più ad ambientarsi nel bosco. Questo è già stato ampiamente dimostrato negli anni scorsi attraverso il monitoraggio degli esemplari rilasciati dopo la cattura”.
“Sono comunque disponibile a valutare tutte le formule per risolvere questa problematica che è diffusa sull’intero territorio nazionale. Se sarà opportuno, ma soprattutto efficace, modificare i regolamenti regionali, lo faremo. Ma è innanzitutto necessario che sia cambiata la legge nazionale, come da tempo richiesto dalle regioni. Mi colpisce molto – conclude – che l’azione delle agenti della vigilanza regionale, professionisti che lavorano per le istituzioni pubbliche con serietà e dedizione, rispettando la legge nazionale, sia criticata da chi non conosce le regole ed ha un approccio emotivo e non gestionale di un problema che può essere causa di gravi incidenti e può avere serie ripercussioni per la pubblica incolumità”.