Sono partiti da Ponferrada e hanno percorso gli ultimi 220 km del Cammino di Santiago. Stiamo parlando di 25 studenti e 3 docenti del Liceo Amoretti e Artistico di Imperia, che hanno deciso di sperimentare un viaggio scolastico un po’ diverso dal solito.
“Ci siamo messi alla prova fisicamente e mentalmente”. Affermano in coro alcuni studenti protagonisti del viaggio. L’esperienza, infatti, come emerge chiaramente dai racconti emozionati dei partecipanti, non ha solo fortificato il corpo, ma anche la mente. I ragazzi hanno infatti vissuto un’occasione di socializzazione fuori dagli schemi, venendo a contatto con altre culture, scoprendo nuovi punti di vista e affrontando sfide sempre nuove.
Beatrice Pramaggiore
“Il merito è tutto dei docenti che hanno proposto l’iniziativa – afferma la dirigente scolastica Beatrice Pramaggiore – il progetto era già preparato alla fine dell’anno scorso.
Studenti e docenti si sono preparati per tutto l’anno con camminate e allenamenti. L’iniziativa ha una valenza educativa oltre che sportiva. Si impara a stare insieme, a essere solidale, a conoscere nuove culture.
Era tutto ben organizzato e c’erano 3 docenti a supporto. Il progetto sarà ripresentato al collegio docenti e il prossimo anno scolastico probabilmente verrà ripetuto.
I ragazzi erano entusiasti, avevano una meta da raggiungere e hanno affrontato soprattutto una sfida con loro stessi”.
Cammino di Santiago: ecco i docenti che hanno partecipato
Com’è nata l’idea di questo viaggio?
Maura Ricca
“L’dea è nata da un mio sogno, che ho subito proposto alla preside 4 anni fa. L’anno dopo mi ha chiamato perchè voleva offrire agli studenti dell’istituto un’attività anche d’estate.
Ho incontrato il professor Rossi. L’esperienza l’aveva fatta anche lui, potevamo unire le forze e da li è partita l’attività”.
Chi ha partecipato?
Davide Rosso
“Il progetto didattico è stato proposto a tutte le classi dell’istituto, nei due indirizzi delle scienze umane del Liceo Linguistico hanno partecipato studenti provenienti da tutte le classi.
25 gli iscritti e tre insegnanti accompagnatori. Abbiamo fatto 220km di cammino, l’ultima tappa del percorso francese, percorsi in nove giorni di cammino effettivo. Due giorni di viaggio e uno di turismo a Santiago. Dodici giorni di esperienza complessiva”.
L’esperienza ha anche contribuito a creare un legame più forte tra studenti e docenti?
Sara Serafini
“Sì, tra l’altro per me è stata la prima volta a Santiago. Rispetto ai colleghi è stata un’ulteriore sorpresa.
Dal punto di vista pratico noi tre eravamo accompagnatori, ma io avevo solo due ex allievi. Non conoscevo in questo gruppo così variegato i ragazzi.
Si è instaurato un bel rapporto, è stata una esperienza significativa. Quando siamo tornati ci siamo rivisti a scuola, tutti cambiati e vestiti bene.
È stata una cosa molto aggregante, lo spirito di questa cosa è stato principalmente questo”.
Quali erano gli obiettivi del progetto?
Davide Rosso
“Il progetto è partito come progetto di scienze motorie, l’idea di offrire ai ragazzi l’esperienza che desse loro la possibilità di fare anche un cammino fisicamente.
Il cammino di Santiago si porta dietro tutta un’altra serie di significati, quello storico, quello culturale e quello sociale. Lungo il cammino si incontrano persone provenienti da tutto il mondo, le abbiamo conosciute.
Sono li con obiettivi più diversi. Noi non abbiamo voluto dare un taglio religioso, ma abbiamo lasciato ognuno libero di viverlo come desiderasse. Con il cuore aperto e con il desiderio di incontrare altre persone.
Molto più che un semplice cammino in senso fisico”.
Ci sono stati momenti particolarmente emozionanti?
Maura Ricca
“Le coincidenze sono una parte fondamentale di questo cammino. Chi non lo fa non capisce. La coincidenza la abbiamo avuta per esempio in un posto che si chiamava Fonfría, dove c’era un bel ristorante in una struttura particolare dove tutti i pellegrini cenavano.
Casualmente ero seduta difronte a due pellegrini e chiacchierando si complimentavano per l’iniziativa, per come gli insegnanti si offrono di fare queste cose.
Questi mi dicono ‘Noi ne abbiamo conosciuto uno solo di insegnante, un insegnante che portava dei ragazzi di Sanremo nel 2013’.
Io sono rimasta pietrificata, perchè l’insegnante era Davide Rosso che aveva fatto l’esperienza nel 2013. Abbracci, baci e commozione.
Queste sono le cose che succedono sul cammino, ne sono successe. Anche ai ragazzi è capitato qualche cosa. Ognuno poi reagisce nel modo più personale”.
Momenti difficili?
Davide Rosso
“Le difficoltà sono ineliminabili. Fanno parte del cammino. Una ragazza si è persa nell’ultima tappa, è andata oltre. Quando si è resa conto che non c’erano più pellegrini intorno a lei ha avuto una crisi di pianto, mi ha telefonato e grazie alla commessa di un bar molto gentilmente ce l’ha recapitata in albergo con la sua macchina.
Piccole difficoltà che non hanno poi impedito all’esperienza di svolgersi regolarmente e positivamente”.
Pensate di ripetere l’esperienza i prossimi anni?
Sara Serafini
“Abbiamo già messo in piedi nella progettualità di istituto il progetto nell’anno prossimo. L’idea sarà quella di cambiare l’itinerario e di proporre ai ragazzi il cammino Portoghese e arrivare sino a Finisterre, magari non a piedi ma con il bus.
Sicuramente se facciamo il cammino Portoghese l’anno prossimo, arriviamo sino a Finisterre per vedere il pilone con scritto km 0″
Nicolò 4C Scienze Umane
“Ho deciso di partecipare per mettere alla prova me stesso e incontrare persone di culture diverse. Abbiamo scoperto tante varietà.
Il momento più bello è stato quando ho incontrato 3 persone del Texas e uno del Canad, due uomini fidanzati e due donne fidanzate. È stato bello vedere l’apertura mentale del resto del mondo, rispetto al nostro paese.
Momenti difficili? È stato stancante specialmente negli ultimi tratti, dove c’erano salite e dislivelli, ma con la volontà si può fare tutto.
Lo consiglierei perché apre la mente, mette alla prova te stesso. Ci saranno momenti in cui crolli emotivamente, ma il calore dei compagni aiuta a superare tutto”.
Marina 4C Scienze Umane
“Ho deciso di mettere alla prova me stessa sia dal punto di vista fisico che mentale. Volevo vedere come reagivo come persona e caratterialmente.
Il momento più belle per me è stata una sera, ci siamo ritrovati tutti nella hall dell’alloggio. Abbiamo incontrato un signore che sapeva suonare la chitarra e abbiamo cantato tutti insieme.
È stato faticoso soprattutto l’ultimo giorno, che abbiamo fatto 32 km. Grazie ai miei compagni e ai professori siamo riusciti ad arrivare alla meta che tanto aspettavamo.
Lo consiglierei perché durante il cammino incontri tante persone diverse che ti incoraggiano e ti danno un motivo in più per andare avanti”.
Noemi 4C Scienze Umane
“L’ho fatto per mettere alla prova me stessa e vedere quanto resistevo alla fatica fisica. Sono felice che ce l’ho fatta. Per me il momento più bello è stato arrivare a Santiago, davanti alla cattedrale. È stata una sensazione bellissima che non avevo mai provato.
A livello fisico negli ultimi giorni soffrivo un po’ per il dolore ai tendini, ma il dolore passava in secondo piano passando per quei paesaggi meravigliosi. L’affetto e il calore del gruppo che si era formato riusciva ad alleviare tutto.
Lo consiglierei a livello personale per mettere alla prova se stessi al 100%. È un’esperienza che ti cambia. All’inizio senti solo il dolore fisico, ma poi ti rendi conto che è un’esperienza indimenticabile. Ogni persona che incontri ti lascia un ricordo. È fantastico”.