Imperia – “Il tanto atteso incontro tra il patron dell’Agnesi Colussi e le Amministrazioni Comunale e Regionale si è risolto con la tragica conferma di un destino annunciato, senza che i soggetti pubblici siano stati in grado di contrapporre alla volontà predatoria della proprietà una strategia efficace”.
A dichiararlo è il gruppo consiliare di “Imperia Bene Comune” in consiglio comunale che prosegue: “Le dichiarazioni del Sindaco successive all’incontro, dove per altro è emersa l’inconsistenza della sua proposta circa una cordata di imprenditori locali per acquisire il marchio, sembrano un segno di resa di fronte all’arroganza e alla fermezza di Colussi.
Noi siamo convinti che ci siano ancora i margini per salvare lo stabilimento Agnesi di Imperia e con esso il lavoro e il futuro stesso della città, per sua natura multivocazionale. Sarà possibile solo valorizzando alcuni elementi, finora quasi assenti nei tavoli istituzionali.
Il primo elemento è sicuramente il legame tra il marchio e il territorio. E’ falso e intollerabile quanto dichiarato da Colussi su questo, la chiusura dello stabilimento per il rilancio del marchio. Il marchio Agnesi è indissolubilmente legato al territorio imperiese e alla sua storia, è un patrimonio comune delle generazioni di lavoratori che hanno fatto crescere la fabbrica, delle amministrazioni pubbliche che ne hanno permesso lo sviluppo, dei cittadini tutti che l’hanno sempre sostenuta. Su questo è necessario mettere in campo una campagna che coinvolga tutte le istituzioni, per affermare che senza lo stabilimento di Imperia il marchio Agnesi non ha senso. Prendendo magari spunto dall’Europa, dalla vicina Nizza, ad esempio, dove si è deliberato l’acquisizione del marchio di una fabbrica che si delocalizzare.
Il secondo elemento è il valore e la potenzialità della fabbrica in se. Non è vero che sia inadeguata e non competitiva, incapace di continuare a produrre pasta di qualità e di stare sul mercato. Anzi, la presenza del mulino e la vicinanza al porto rappresentano un valore aggiunto che difficilmente potranno essere ricreati altrove. La decisione di chiudere lo stabilimento, quindi, è dettata solo dagli interessi complessivi del Gruppo Colussi, dal suo disinteresse verso il territorio, dalle dinamiche di un grande gruppo interessato a fare profitto più che a fare industria. L’impianto industriale può e deve essere mantenuto nella sede attuale, senza irrealizzabili progetti di trasloco in nuove costruzioni, può e deve continuare a produrre pasta, senza impensabili produzioni che nulla hanno a che fare con la storia e l’economia del territorio. Nessuna pista ciclabile, Signor Sindaco, nei prossimi piani urbanistici la fabbrica dovrà continuare ad avere una destinazione industriale!
In ultimo, una considerazione sulle possibilità concrete di risolvere positivamente la vertenza. Siamo convinti, appunto, che la fabbrica e l’occupazione possano essere salvati, ma questo dipenderà dalla capacità di mobilitazione che gli operai, le organizzazioni sindacali, la politica e la città tutta saranno in grado di mettere in campo. Per quanto riguarda la politica, crediamo che questa vicenda debba essere portata ai massimi livelli delle istituzioni pubbliche: per questo chiediamo che l’Amministrazione si attivi immediatamente per portare questa vertenza all’attenzione del Governo e per coinvolgere i Ministri competenti al tavolo con la proprietà.
La situazione, certo, è difficile, ma alcuni esempi nel nostro Paese dimostrano che la catastrofe non è scontata. La vertenza Elettrolux, con quattro stabilimenti che dovevano essere chiusi e delocalizzati, si è conclusa positivamente poche settimane fa, dopo quattro mesi di occupazione della fabbrica, manifestazioni cittadine e tavoli ministeriali, con il mantenimento di tutti i siti produttivi e dei livelli occupazionali.
Anche Imperia ce la può fare, dimostrando a partire dalla manifestazione di giovedì quanto tiene alla fabbrica. Imperia bene comune sarà presente con convinzione alla manifestazione, invitando tutta la cittadinanza a partecipare in segno di solidarietà e riscatto”.