Assolti “perché il fatto non sussiste”. È questa la sentenza pronunciata questa mattina in Tribunale a Imperia dal collegio composto dai giudici Aschero, Minieri e Romano (PM Luca Scorza Azzarrà), nell’ambito del processo che vedeva sul banco degli imputati 16 persone, accusate a vario titolo di riciclaggio, truffa e bancarotta fraudolenta.
Nel dettaglio, sono stati assolti 15 imputati, Ottavio Nonnis, Paolo Dulbecco, ex assessore del comune di Pontedassio ed ex gestore del distributore “Le Cave”, Giorgia Zanelli, Vincenza Dulbecco, Stefano Carlo Demontis, Tonino Pacino, Francesco Tarì, Marco Gorrieri, Giorgio Curreli, Domenico Melia, Arieta Donaldo, Badara Mbaye, Ida Manfrinato, Massimiliano Seno e Robertino Crocetta (difesi dagli avvocati Angelo Maria Sandrone, Pier Mario Morra, Agnese Raffaella, Giuliana Basso, Luca Pirastu, Luigi Ioannone, Domenico Noris Bucchi, Cristina Carbone, Valeria Gorlero).
Ad essere condannato è stato invece Claudio Delli Castelli, con una pena di 2 anni e 6 mesi di carcere, e l’inabilità a esercitare attività commerciali per lo stesso periodo.
Carte clonate per pagare Hotel, viaggi e auto: il processo
Le indagini della Guardia di Finanza di Imperia erano iniziate nel 2011, a seguito del fallimento di una società sanremese, la “Florita srl”. Da lì le fiamme gialle avevano allargato l’operazione scoprendo l’indebito utilizzo dei mezzi di pagamento elettronici e truffe, per un totale di oltre 100 mila euro di transazioni con carte clonate, e il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina tramite finte assunzioni per far ottenere ai migranti il permesso di soggiorno, in cambio di denaro.
Al centro dell’indagine Ottavio Nonnis e Corrado Fabbri. Secondo gli organi inquirenti alcuni degli indagati avrebbero anche favorito l’ingresso in Italia di 15 immigrati nord-africani grazie alla complicità di un’azienda agricola di Ventimiglia che fingeva di assumerli permettendo loro di acquisire il permesso di soggiorno. Il tutto dietro un compenso al sodalizio che variava dai 500 ai 3000 euro.
Nei confronti di Dulbecco, conosciuto a Pontedassio per la sua attività politica ed imprenditoriale, veniva mossa l’accusa di aver cambiato circa 800 assegni per un importo complessivo di oltre 1,8 milioni di euro a fronte di un compenso che variava dal 5 al 10% dell’importo. Fabbri, invece, secondo l’accusa avrebbe avuto la funzione di hacker, clonando carte di credito e bancomat.
Tra le transazioni incriminate figurano, pernottamenti in hotel, l’acquisto di biglietti aerei, pagamenti di assicurazioni e il noleggio di auto. Alcuni degli indagati, grazie alla connivenza di commercianti amici, avrebbero effettuato acquisti “simulati” pagamenti dietro la corresponsione di una percentuale.
Inizialmente, erano 21 le persone indagate. Il giudice per le udienze preliminari Paolo Luppi aveva rinviato a giudizio 16 persone, mentre erano stati assolti Baye Gueye, Hakan Cifcy e Saifoulaye Diop per non aver commesso il fatto, mentre Jamal El Ansari e Corrado Fabbri erano stati stralciati in quanto irreperibili.