Scarcerato perché condannato a sua insaputa. Protagonista della vicenda un 53enne turco, difeso dagli avvocati del foro di Imperia Cristian Urbini, Ramez El Jazzar e Hakan Eller.
Imperia: scarcerato perché condannato a sua insaputa
Protagonista della vicenda un 53enne turco, arrestato nell’ottobre del 2018 per una condanna divenuta definitiva per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
La vicenda ha inizio nel 2011, quando il 53enne viene arrestato ad Ancona in quanto, appena sbarcato da un traghetto proveniente dalla Grecia, viene pizzicato in auto con a bordo un proprio connazionale, clandestino.
Arrestato, dopo tre giorni di detenzione in carcere viene rilasciato. Ed è a questo punto che inizia a concretizzarsi un vero e proprio corto circuito giudiziario. Il 53enne, infatti, fa ritorno in patria totalmente all’oscuro del fatto che, nel frattempo, la giustizia italiana inizia a fare il suo corso.
Al 53enne, come sempre in questi casi, viene affidato un avvocato d’ufficio. L’uomo viene rinviato a giudizio e processato. In primo grado viene condannato a 3 anni e 4 mesi di carcere, nel 2011, pena confermata in Appello, dopo il ricorso del legale, nel 2013. In quanto non viene presentato alcun ricorso in Cassazione, la condanna diventa definitiva.
Un procedimento giudiziario durato svariati anni di cui il 53enne è totalmente all’oscuro per la mancata notifica di qualsivoglia atto ufficiale. Tanto che l’uomo, cade letteralmente dalle nuvole quando, rientrato in Italia nel 2018, viene arrestato per via di un ordine di carcerazione per condanna definitiva.
A seguito dell’arresto il 53enne viene trasferito nel carcere di Piacenza e, successivamente, a Sanremo. Ed è qui che entrano in gioco i tre legali del foro di Imperia che prendono in mano il caso e presentano un primo ricorso in Appello chiedendo la restituzione nel termine proprio per la mancata notifica degli atti all’imputato. Il ricorso viene rigettato. I tre legali, però, non si arrendono e presentano un secondo ricorso in Cassazione. La Suprema Corte lo accoglie, rinviando gli atti alla Corte d’Appello che, questa volta, lo accoglie, ordinando la scarcerazione del 53enne.
Il processo che ha portato alla condanna del 53enne, di fatto, è nullo perché l’imputato ne era totalmente all’oscuro. Tutto da rifare, insomma. Un corto circuito giudiziario all’italiana.