La gestione del ciclo integrato delle acque nell’Ato idrico della provincia di Imperia ha raggiunto una situazione di criticità estrema ed è pressochè ad un passo dal collasso – Così in una nota stampa Lucio Sardi, capogruppo di Sinistra in Comune.
“Le principali società – Prosegue Lucio Sardi – che si occupano della gestione del servizio idrico, in particolare Rivieracqua ed Amat, sono in una condizione di crisi finanziaria che può trascinarle in un default a catena. Le strutture tecniche ed organizzative delle stesse società sono lo specchio di questa crisi, o perchè da sempre inadeguate (nel caso di Rivieracqua) o perchè segnate da anni di tagli agli investimenti (nel caso di Amat).
Ancora più drammatica è la situazione delle infrastrutture della rete idrica che, come testimoniano i frequenti episodi di rotture in particolare nel tratto cittadino imperiese, necessitano di urgenti interventi di messa in sicurezza.
Il fosco quadro appena descritto è figlio di una lunga catena di scelte scellerate di cui è stata protagonista la classe politica della provincia di Imperia, sia nel periodo “ruggente” del centro destra imperiese, che in quello consociativo più recente nato con la nuova procedura di nomina del consiglio provinciale.
Per analizzare la parabola negativa vissuta da Amat, società che un tempo era un modello positivo di gestione e dotata di una importante struttura tecnica, bisogna partire dai primi anni 2000 in cui si è abbandonata una visione improntata prima di tutto alla qualità del servizio per rincorrere fallimentari progetti rivolti verso logiche finanziarie di corto respiro.
L’operazione di cessione di parte del capitale di Amat ad Iren è stata fatta dal Comune di Imperia solo per avere un po’ di risorse da utilizzare a fini di propaganda e non per supportare un programma di investimenti e rilancio dell’azienda e l’ha messa fuori gioco nella gestione del servizio per i vincoli posti sulle società non interamente pubbliche posti dal referendum sull’acqua pubblica.
In quegli anni, mentre si progettava di trasformare Amat in una holding del Comune, si mettevano invece le basi per la crisi attuale con discutibili scelte gestionali sul servizio. Non a caso tra i protagonisti di quella fase vi erano anche alcuni degli artefici della “mirabolante” gestione di Rivieracqua.
È beffardo constatare come la folle gestione di Rivieracqua abbia determinato il mancato pagamento di consumi idrici ad Amat generando un sistema di crisi a catena. La difficile situazione finanziaria che sta vivendo Amat mette inoltre a rischio il futuro dei suoi lavoratori che hanno vissuto da vicino il costante declino della stessa e che rischiano di pagare le colpe di una classe politica e di una dirigenza inadeguate.
È sconcertante rileggere oggi la lettera dei dipendenti di Amat di inizio 2016 con cui già si denunciavano gli errori e le carenze nella gestione del progetto dell’Ato idrico, ragioni ora riprese anche nella delibera di commissariamento dell’Ato, ed in cui si lanciava un appello alla responsabilità, naturalmente caduto nel vuoto.
Quanto alle ultime scelte fatte dalla politica per le società ed in particolare sul management di Rivieracqua dopo lo scandalo del concorso truccato, sembra che l’attenzione sia tutta rivolta su professionalità capaci di gestire le procedure di crisi societarie piuttosto che adeguate a rilanciarne l’operatività. Quasi che l’unico intervento utile per risolvere l’attuale drammatica situazione non sia finalmente colmare le lacune nella progettazione del sistema idrico d’ambito, ma utilizzare le procedure concorsuali utili solo ad evitare il fallimento delle società che in assenza delle prime possono solo allungarne l’agonia.
Le motivazioni portate dalla Regione per giustificare il recente commissariamento dell’Ato idrico imperiese sono un atto di accusa verso l’incapacità dimostrata nel tempo dalla Provincia di Imperia di organizzare la gestione del sistema idrico integrato territoriale che ha portato alla situazione attuale.
Le scelte della politica in merito alla nomina della dirigenza di Rivieracqua sono giudicabili in senso negativo sicuramente per il clamoroso scenario emerso nell‘inchiesta sul concorso truccato, ma soprattutto dall’analisi di come non si sia operato per definire un credibile ed attuabile piano d’ambito del servizio idrico integrato.
La nomina di un commissario per l’Ato idrico dal profilo tecnico qualificato può essere finalmente l’occasione per provate ad invertire la tendenza e tentare di riscrivere un credibile piano di gestione del servizio idrico integrato che veda realizzati gli interventi necessari a mettere in sicurezza le infrastrutture (in particolare la condotta del Roja) e rispetti la volontà espressa dai cittadini col referendum senza che si realizzi il paradosso che le inefficienze del passato vengano scaricate sui cittadini con consistenti aumenti delle tariffe.
Perchè ciò avvenga si dovrebbe agire finalmente con una visione tutta orientata agli interessi dei cittadini e non alle logiche spartitorie politiche o territoriali come avvenuto sino ad ora”.