Chiesti 1 anno e 6 mesi di reclusione per il Colonnello (Maggiore al tempo dei fatti) dei Carabinieri David Egidi e 2 anni di reclusione per Gianfranco Cabiddu. Sono queste le richieste di pena formulate oggi, in Tribunale a Imperia, dal Procuratore Alberto Lari, nell’ambito del processo che vede sul banco degli imputati Cabiddu (difeso dall’avv. Giovanni Di Meo del foro di Imperia), marito dell’ex Procuratore Capo Giuseppa Geremia, ed Egidi (difeso dall’avv. Bruno Pantosti del foto di Torino), ora in servizio ad Oristano, accusati in concorso di abuso d’ufficio per il mancato ritiro della patente a Cabiddu, accusato anche di falso per avere “mentito” al medico dell’Asl sul proprio stato di salute.
Mancato ritiro patente marito ex procuratore: le richieste di PM e difesa
Nel corso dell’udienza di oggi, al termine della requisitoria, il PM Alberto Lari ha formulato le richieste di pena per gli imputati. In particolare 1 anno e 6 mesi di reclusione per David Egidi e 2 anni di reclusione per Gianfranco Cabiddu.
Per quanto riguarda la difesa, l’avvocato Bruno Pantosti, per il proprio assistito Egidi, ha chiesto “l’assoluzione perché il fatto non sussiste ovvero perché non costituisce reato.
L’avvocato Giovanni Di Meo, rappresentante di Cabiddu, ha chiesto “l’assoluzione perché il fatto non sussiste, in quanto manca l’elemento oggettivo del reato contestato”.
Il processo è stato rinviato al prossimo 21 novembre.
Mancato ritiro patente marito ex procuratore: le richieste di PM e difesa
Il Procuratore Capo Alberto Lari nel corso della propria requisitoria ha parlato di “progetto criminoso“, ripercorrendo l’intera vicenda e soffermandosi lungamente sulla sentenza della Corte d’Appello di Genova che, nei mesi scorsi, ha assolto il Colonnello Luciano Zarbano, ribaltando la sentenza di primo grado (un anno) formulata dal Tribunale di Imperia.
“C’è un abuso d’ufficio? C’è vantaggio patrimoniale? In primo grado si è detto di si. Il giudice, facendo cenno a una norma giuridica in effetti molto vasta, parla di accrescimento della situazione situazione giuridico-soggettiva e di vantaggio patrimoniale. Per la Corte d’Appello non è così. La patente è considerata una mera comodità nel caso di Cabiddu, elemento che non basta per configurare un vantaggio patrimoniale.
La Corte d’appello, a mio modo di vedere, sta facendo un ragionamento sbagliato.
La patente è chiaramente un vantaggio patrimoniale. Ci sono stati in Italia migliaia di processi sul traffico di patenti. La patente, dunque, ha un valore. La gente se la comprerebbe se non valesse niente? La patente da chiaramente un vantaggio patrimoniale.
Si creerà eventualmente un contrasto di giudicati con la Corte d’Appello. Vedremo cosa accadrà”.
Difesa David Egidi
“Vorrei iniziare parlando della credibilità del mio assistito. Egidi si sarebbe potuto difendere in qualunque modo, anche omettendo molti particolari, eppure non lo ha fatto. È stato preciso nelle scansioni temporali.
Il Colonnello Zarbano, con la propria versione, vorrebbe minarne la credibilità. Zarbano ha raccontato di aver solo raccomandato riservatezza sulla vicenda della patente del marito del Procuratore e di non averne più saputo nulla. Questa versione è smentita da molteplici atti.
Il Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di appello di Genova Vito Monetti ha testimoniato di aver avuto modo più volte di parlare di questa vicenda con Zarbano e di aver avuto l’impressione che il Colonnello ne fosse a conoscenza da tempo.
Quella di Zarbano è una versione non attendile. I tabulati telefonici sono muti, ma dicono cose interessanti. Se c’è qualcuno che ha cercato di ritardare la notifica quello non è certamente il Colonnello Egidi. C’è stato un solo contatto tra lui e Cabiddu. Ci sono invece decine di telefonate tra Zarbano e Cabiddu.
Una volta che Egidi contatta Gianoli (comandante stazione Carabinieri Imperia, ndr) e si fa consegnare la busta, a più riprese ha chiesto a Zarbano cosa si dovesse fare con la busta.
Ma senza aprire la busta come poteva sapere Egidi che l’ordine di Zarbano fosse illegittimo? Poteva immaginarlo, lo ha detto lui stesso in aula. Perché non ha mai nascosto nulla. Ma da li a sapere l’esatto contenuto le cose cambiano.
Edigi scopre il contenuto della busta quando, dopo ripetute sollecitazioni, Zarbano la apre e avviene la notifica. Il tutto avviene presso il Comando dei Carabinieri di Imperia, alla presenza di Zarbano, Cabiddu e Egidi. Zarbano dice a Cabiddu ‘ti dobbiamo ritirare la patente’. E Cabiddu risponde ‘ho bisogno ancora di qualche giorno per parlare con la scuola guida’. Zarbano accondiscende a questa richiesta anche per far si che il Procuratore venisse informato del provvedimento dal marito stesso. Per evitare che il Procuratore potesse venirne a conoscenza in altri modi.
Di fronte a questo colloquio Egidi sostiene di aver tenuto un atteggiamento di desistenza. Il motivo? Perché il rapporto tra i Carabinieri e la Procura, in quel periodo, era molto complicato.
Egidi avrebbe potuto fermate tutto, sentire Cabiddu e Zarbano a sommarie informazioni e inviare gli atti in Procura. Peccato che di fronte a lui ci fossero il proprio Comandante e il marito del Procuratore, con cui i rapporti erano molto complicati.
Egidi si è trovato tra due fuochi. Come ne esco? Ha pensato. Lasciando tutto nelle mani del Comandante provinciale.
L’abuso d’ufficio si configura con un dolo intenzionale. Egidi non aveva interesse a garantire un vantaggio patrimoniale a Cabiddu.
Successivamente, la famiglia Cabiddu ha subito un grave lutto. Egidi racconta di aver, nel frattempo, nuovamente contattato Cabiddu chiedendogli di venire a ritirare provvedimento. Cabiddu non si è presentato. I Carabinieri potrebbero andare a casa per notificargli il provvedimento, oppure portarlo in caserma e notificarglielo.
In un momento di quel tipo, però, mettiamoci nei panni di Egidi. Cosa doveva fare?
Non è stato fatto, ma non per garantire un vantaggio patrimoniale a Cabiddu, piuttosto per uscire da una situazione di impasse.
C’era un accordo per notificare il provvedimento a Cabiddu il 9 ottobre, giorno dell’esame per il rinnovo della patente? Non emerge da nessuna parte.
È lo stesso Cabiddu a presentarsi spontaneamente in caserma quel giorno. Egidi gli dice ‘ti devo ritirare patente’. Cabiddu dice ‘non è più necessario, perché ho fatto l’esame’.
Egidi rimane sorpreso, non ci crede. E chiama la motorizzazione. Quando arriva la conferma Egidi rimane di sasso. Lui stesso dice, ‘mai come in quel momento mi sono sentito preso in giro’. Capisce che tutto è stato fatto per permettere a Cabiddu di sostenere l’esame e evitare il ritiro della patente.
Un altro aspetto importante. Agli atti di questo processo è prodotta la patente di Cabiddu. La patente indica come data di scadenza il 10 febbraio 2010. Era scaduta da quasi 4 anni. È un elemento da tenere in considerazione. Il Cabiddu non avrebbe comunque potuto guidare. Se Cabiddu avesse guidato con quella patente gli sarebbe stata comunque ritirata. Indipendentemente dalla condotta degli odierni imputati.
Sul fronte del presunto danno patrimoniale. Cabiddu era prossimo alla pensione. Per lui il ritiro della patente era un fastidio, ma certamente non un danno patrimoniale”.
Difesa Cabiddu
“Mi lascia sconcertato che il Procuratore parli di un possibile contrasto di giudicati, cercando di trovare per forza un contrasto. La Corte d’Appello ha spazzato via con un colpo di rasoio molte delle argomentazioni dell’accusa. Chiedo l’assoluzione perché manca l’elemento oggettivo del reato contestato”.