Approvato oggi dalla Giunta regionale, su proposta dell’assessore all’Urbanistica Marco Scajola – lo schema definitivo del nuovo Piano Territoriale Regionale delle Attività di Cava a distanza di 19 anni dall’approvazione del precedente.
La redazione del Piano era stata avviata alla fine del 2016 con una serie di incontri con le amministrazioni locali, le associazioni ambientaliste, la Soprintendenza e gli esercenti di cava, finalizzati a recepire indicazioni e richieste del territorio.
Il piano assicura l’ordinato e razionale approvvigionamento dei materiali inerti da costruzione necessari al fabbisogno regionale per opere edili, infrastrutture, ripascimenti costieri e difese spondali e mette insieme l’interesse economico e strategico dello sfruttamento dei giacimenti con la pianificazione del paesaggio, la tutela del suolo e della biodiversità.
“Sono lieto – afferma l’assessore regionale all’urbanistica Marco Scajola – che la Giunta abbia approvato questo nuovo Piano molto atteso, un risultato fondamentale che riordina anche il mondo produttivo garantendo nuove prospettive per questo settore importante. A questo punto auspico che il consiglio lo approvi quanto prima”.
La Liguria è caratterizzata dalla presenza di pietre ornamentali di pregio quali il Portoro coltivato nel promontorio di Portovenere, utilizzato anche da gioiellerie famose, l’Ardesia della Valfontanabuona e di Triora che caratterizza il centro storico di Genova per le coperture e i particolari architettonici ed è stata utilizzata in passato per realizzare i tavoli da biliardo, il marmo Rosso Levanto, Rosso Imperiale e Verde Polcevera impiegati, ad esempio, nella cattedrale di San Lorenzo a Genova.
Ma le “pietre di Liguria” caratterizzano anche il paesaggio nei muretti a secco delle 5 terre, nei rivestimenti in pietra degli edifici dei centri storici ma anche nelle scogliere marine e spondali.
L’attività estrattiva ha subito negli ultimi anni la crisi del settore edilizio e il nuovo Piano affronta anche il tema dell’economia circolare, cercando una sinergia tra settore estrattivo e recupero e riciclo di inerti, per preservare la riserva dei giacimenti, risorse che non sono rinnovabili, sostituendola ove possibile con materiali di recupero.
Il Piano quindi non prevede alcun nuovo polo estrattivo, riduce del 30% il numero di cave e del 50% il numero di depositi degli scarti di estrazione dell’ardesia: prevede inoltre di reperire i materiali necessari per la domanda interna nelle attività estrattive che già operano nel settore.
Il Piano inoltre contempla una disciplina paesaggistica e una normativa progettuale volta a stabilire modalità di coltivazione dei giacimenti che consentano la migliore ricomposizione ambientale e paesaggistica al termine dello sfruttamento. In alcuni casi le modifiche previste sono orientate proprio a riprendere la coltivazione in modo da consentire una migliore ricomposizione finale del sito.
Il Piano infine ribadisce l’obbligo per le cave che hanno esaurito l’attività estrattive di ricomporre il paesaggio e l’ambiente e demanda ai Comuni la definizione delle destinazioni urbanistiche di tali aree, nell’ottica di una valorizzazione dei siti a fini turistico-ricreativi.
A seguito dell’esito positivo della Valutazione Ambientale Strategica, conclusa nel mese di Ottobre, il Piano, che recepisce le controdeduzioni regionali ai pareri degli enti locali coinvolti ed alle osservazioni dei soggetti privati a vario titolo interessati, sarà esaminato dal Consiglio regionale per diventare efficace nell’ambito dell’attuale legislatura.