5 Novembre 2024 05:15

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5 Novembre 2024 05:15

Imperia: 33enne crea pagina ironica su Angelo Dulbecco, chiesti 1 anno e 6 mesi di carcere/La storia

In breve: Questa mattina, in Tribunale a Imperia, si è tenuta la discussione, al termine della quale il processo è stato rinviato al prossimo 22 gennaio per la sentenza.

Un anno e 6 mesi di carcere. Questa la condanna richiesta dal PM Raffaella Molinari per il 33enne Gionata Giribaldi, accusato di diffamazione e sostituzione di persona per aver creato la pagina Facebook “Dulbe che fa cose” con l’obiettivo di ironizzare sull’ex consigliere comunale, oggi assessore a Caravonica e coordinatore regionale dei giovani di Forza Italia Angelo Dulbecco.

Pagina fb ironica su ex consigliere Dulbecco: chiesta condanna in Tribunale

Questa mattina, in Tribunale a Imperia, si è tenuta la discussione, al termine della quale il processo è stato rinviato al prossimo 22 gennaio per la sentenza. Il Pm Molinari ha chiesto 1 anno e 6 mesi di carcere per l’imputato, Gionata Giribaldi, la parte offesa, rappresentata dall’avvocato Piera Poillucci, ha chiesto la condanna e il risarcimento danni, con provvisionale, la difesa, rappresentata dall’avvocato GiovanniMusso, l’assoluzione.

Pubblico Ministero Raffaella Molinari

“Il procedimento è stato aperto per la creazione della pagina FacebookDulbe che fa cose’. La parte offesa, Angelo Dulbecco, non ha nessun rapporto di amicizia con il creatore della pagina, Gionata Giribaldi. Dulbecco è venuto a sapere della pagina, all’interno della quale ha trovato frasi e commenti diffamatori, da un amico. Ha trovato sue fotografie, modificate, con fotomontaggi, estrapolate dalla propria pagina Facebook.

L’imputato non ha ammesso di aver creato la pagina quando è stato avvicinato da un amico di Dulbecco, tale Alberigo, in discoteca. Ma non l’ha neanche negato. E pochi minuti dopo l’incontro è apparso un commento del Giribaldi sulla pagina ‘Dulbe che fa cose’. La Polizia Postale, inoltre, ha riferito che la la pagina Facebook ‘Dulbe fa cose’ è riconducibile all’imputato”.

Parte offesa, avvocato Piera Poillucci

Nei post non vi è alcun riferimento all’attività politica del Dulbecco. Qui non siamo davanti a una critica politica. Qui si tratta solo di insulti. Non può passare il messaggio che si può dileggiare chiunque sui social perché tanto c’è una totale impunità.  C’è stato un crescendo di volgarità nella pagina facebook ‘Dulbe che fa cose’ e ha creato non pochi problemi alla vita privata del Dulbecco.
Credo sia importante anche fare un riferimento alla condotta dell’imputato, che non si è presentato mai in aula. Giribaldi getta la pietra, ma nasconde la mano. Non abbiamo mai visto la sua faccia. però commenta il processo sui social, offendendo avvocati e Procura. Non ha mai avuto alcun ravvedimento”.

Difesa, avvocato Giovanni Musso

“La Procura ha solo delle fotocopie per sostenere che la pagina Facebook ‘Dulbe che fa cose’ sarebbe stata creata dal Giribaldi. Le testimonianze dell’accusa sono solo quelle della parte offesa e del suo amico Alberigo.
La giurisprudenza recente è chiara. Presupposto imprescindibile per la responsabilità penale è la certa riconducibilità del commento tramite indirizzo Ip. Non mi pare sia questo il caso.
Dulbecco posta su Facebook immagini di Putin, presentandolo come un punto di riferimento politico, di Barbara Berlusconi, definendola prostituta, e di Maria Elena Boschi, un Ministro della Repubblica,  definendola pornostar. Pubblica Mussolini con i balilla ed esulta per Trump. Inneggbia a Priebke parlando di eutanasia e di dj Fabo.
Il Dulbecco pensiero mi pare chiaro. Lui può dileggiare chiunque, da Barbara Berlusconi a Maria Elena Boschi, però poi denuncia chi lo prende in giro. Dulbecco ha un ruolo pubblico, dunque si può tranquillamente configurare il diritto di critica politica.
Per quanto riguarda il testimone dell’accusa, Alberigo è coinvolto in un fatto di cronaca dove sono morte due persone. Non mi sembra un testimone attendibile”.

Pagina fb ironica su ex consigliere Dulbecco: la vicenda

Nel dettaglio, il 33enne Gionata Giribaldi è finito a processo in quanto sulla pagina Facebook “Dulbe che fa cose” (oggi non più esistente) venivano pubblicate “immagini e fotomontaggi vari raffiguranti il volto del Dulbecco ed associate a situazioni grottesche o ridicole e così denigratorie” e in quanto la pagina “induceva gli utenti del social network a in errore in ordine alla provenienza e origine del profilo, sostituendo illegittimamente la propria persona a quella del Dulbecco o comunque attribuendosi un falso nome”.

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