23 Dicembre 2024 21:02

23 Dicembre 2024 21:02

Imperia: Yoro e il sogno di diventare soccorritore. “Scappato a 17 anni dal Senegal, ora aiuto gli altri e sono felice” / Foto e video

In breve: Si infila la divisa da soccorritore, prepara il borsone e sale a bordo dell'ambulanza, pronto per una giornata di servizio. È questa la giornata tipo di Yoro in Croce Bianca. 

“Qui siamo una famiglia. Aiutare gli altri è quello che mi piace fare e voglio continuare a farlo”. Sono queste le parole usate da Yoro, 22enne senegalese, in Italia da più di 4 anni, per descrivere la sua esperienza all’interno della Croce Bianca di Imperia.

Dal Senegal a Imperia: Yoro aiuta gli altri e trova la sua strada

Si infila la divisa da soccorritore, prepara il borsone e sale a bordo dell’ambulanza, pronto per una giornata di servizio. È questa la giornata tipo di Yoro in Croce Bianca.

Dopo un’esperienza da volontario e come servizio civile, quest’anno inizierà un tirocinio formativo, per continuare a migliorare come soccorritore, insieme a tutti i suoi colleghi.

L’intervista a Yoro e Roberto Trincheri, presidente Croce Bianca

“Ci tengo a ringraziare il presidente della Croce Bianca. Tutto è iniziato quando ho visto su internet il servizio di volontariato. Tramite la cooperativa Il Faggio, abbiamo contattato la Croce Bianca. Mi sono iscritto, ho fatto il corso, un po’ di volontariato e dopo un anno ho fatto il servizio civile”.

Quanti anni hai e da quanto sei qui in Italia?

Ho 22 anni e sono qui da 4 anni e 6 mesi.

Sei stato tutto il tempo a Imperia?

Prima ero a Nava e poi mi hanno trasferito qua a Imperia.

Come mai sei voluto diventare volontario qui in Croce Bianca?

Mi piace aiutare gli altri, secondo me è una cosa buona.

Com’è la tua giornata qua alla Croce Bianca?

Arrivo, saluto tutti. Si scherza un po’, poi faccio i servizi e infine torniamo in sede. Ho imparato tante cose. La Croce Bianca è come una famiglia, non c’è gente che dice cose che non sa. Qui non accade.

Per me non è stato difficile imparare, quando vado ad aiutare le persone sono felice. Spesso mi ringraziano, io ‘rispondo di niente’.

La tua storia, vieni dal Senegal. Perchè hai lasciato il tuo paese?

Ho avuto dei problemi con mio zio e poi sono scappato. Avevo 17 anni, sono scappato da solo. Sono andato dal Mali al Niger, Libia e poi in Italia. Sono venuto con un barcone.

In Libia come è stata l’esperienza?

Malissimo. È stata dura per me. Grazie a Dio non ho fatto la prigione, però hanno sparato ai miei amici davanti a me, non sono riuscito a fare niente. Prima di salire sul barcone aveva paura, ma dopo l’imbarco mi sono detto o arrivo o muoio. Non avevo più paura.

Il viaggio è stato un po’ duro, qua in Italia sono stato accolto bene, mi sono trovato benissimo. Un’esperienza di solidarietà.

Cosa ti aspetti per il futuro?

Il mio futuro è continuare a lavorare per la Croce Bianca di Imperia, farò tutto il possibile per lavorare con loro.

Roberto Trincheri – presidente Croce Bianca Imperia

Yoro è uno dei ragazzi che si è presentato in Croce Bianca per fare inizialmente volontario. È arrivato tramite la cooperativa che lo ospitava.

Si è trovato subito bene, noi ci siamo trovati molto bene perchè è un ragazzo veramente serio che ha voglia di mettersi in mostra e soprattutto è bravo anche come soccorritore.

Ha fatto tutte le prassi, il corso interno, il corso regionale del 118, nonostante le problematiche con la lingua. Li ha superati in modo brillante.

Dopodiché per noi ha iniziato a svolgere il servizio civile nazionale. Ha avvicinato un altro ragazzo, Mamadou, un suo amico. Anche lui ha fatto lo stesso percorso di Yoro.

Yoro, fuori dalla Croce Bianca, lavora in una pizzeria. È un gran lavoratore e, come Croce Bianca abbiamo voluto dargli l’opportunità a per fare un tirocinio formativo.

Questi soldi Yoro ha intenzione di mandarli alla sua famiglia di origine, questo è lodevole e fa capire la sua serietà.

Per quel che riguarda il discorso delle critiche, onestamente posso dire che i ragazzi che sono arrivati si sono voluti mettere in gioco e sono degli ottimi soccorritori. A prescindere dal colore della pelle e da dove arrivano.

L’importante è aiutare gli altri e queste persone lo fanno. In alcuni soccorsi su alcune persone anziane, parlavano anche dialetto ligure. Con lo stupore di questi anziani che hanno accolto questo soccorso in modo felice.

Tutti li hanno sempre accolti bene, la Croce Bianca è una famiglia e gli vogliamo veramente un mondo di bene. Si sono trovati bene e noi soprattutto ci siamo trovati bene con loro”.

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