Tre anni e quattro mesi di carcere e 900 euro di multa. È questa la sentenza di condanna pronunciata dal collegio formato dai giudici Aschero, Romano e Minieri, in Tribunale a Imperia, nell’ambito del processo che vedeva sul banco degli imputati un 26enne afghano (difeso dall’avvocato Ramadan Tahiri), accusato di rapina e lesioni personali. Il PM Politi aveva chiesto la condanna a 4 anni di carcere.
A processo erano finiti in due, entrambi afghani, accusati di aver aggredito un connazionale derubandolo del cellulare e 400 euro in contanti. Mentre il primo, condannato oggi, ha scelto il rito ordinario, il secondo imputato, 22enne, ha patteggiato a 2 anni e 6 mesi di carcere.
Rapinarono un connazionale a Ventimiglia: la storia
I fatti risalgono al 2017, quando una sera, gli Agenti della Polizia di Stato del Commissariato P.S. di Ventimiglia, hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto due giovani afghani che avevano aggredito e malmenato un connazionale derubandolo dei suoi pochi averi, un telefono cellulare e 400 euro in contanti.
All’imbrunire la vittima, che ha dichiarato agli agenti di essersi trovato in quel luogo per incontrare un amico, veniva avvicinato da tre connazionali, suoi occasionali conoscenti, che lo minacciavano con la richiesta di consegnar loro tutti i suoi averi.
Per appesantire l’intimidazione mostravano al malcapitato dei coltelli che tuttavia non venivano utilizzati durante l’azione.
L’uomo, un ventenne afghano, rifiutava di collaborare e per tutta risposta veniva aggredito e colpito ripetutamente al volto dai sui connazionali che gli sottraevano con la forza 400 euro e un telefono cellulare, sfilati direttamente dalle sue tasche durante la colluttazione.
La vittima riusciva poi ad allontanarsi raggiungendo velocemente la vicina via Tenda dove, ferito e inzuppato d’acqua da capo a piedi, contattava una volante della Polizia in transito.
Quel quartiere infatti è fortemente presidiato dalle Forze dell’ordine e gli Agenti di Polizia hanno potuto effettuare un rapidissimo intervento che ha consentito la cattura di due dei tre responsabili del grave reato.
Gli operatori constatate le ferite al volto, compresa rapidamente la dinamica dei fatti, appresa una sommaria descrizione dei responsabili, correvano subito nell’alveo del fiume Roya per cercare di individuare i responsabili dell’aggressione.
Poco dopo individuavano alcuni uomini con fattezze fisiche e abbigliamento compatibili con quelli descritti dalla vittima e intimavano loro l’alt.
La risposta non si faceva attendere e i tre aggressori tentavano repentinamente di dileguarsi procedendo in direzioni diverse nella fitta vegetazione presente e guadando il fiume. Gli agenti di Polizia si impegnavano in un faticoso e prolungato inseguimento. L’azione era particolarmente efficace e due dei tre aggressori erano finalmente raggiunti e, non senza difficoltà, bloccati.
Tuttavia i due fermati opponevano una forte resistenza tentando ripetutamente di colpire con calci e pugni i poliziotti, prima di essere ammanettati.