“Caro milanese, in quarantena devi stare, caro torinese al mare non devi andare. Il coronavirus non vogliamo, e #ciaomilano. Ti cantiamo tutti in coro, mentre guardiamo il tramonto d’oro, e #ciaotorino non sfruttare le scuole chiuse per menarsi il belino”.
Era questo il testo dei post pubblicati questa mattina su pagine non ufficiali delle città di San Lorenzo al Mare e Riva Ligure, scatenando la reazione delle amministrazioni, dei cittadini e dei commercianti delle zone, che si sono subito schierati contro gli autori del messaggio.
L’episodio si aggiunge ai numerosi commenti di odio (ad esempio: “Gentaglia, sarebbero da arrestare”, “Caxxo di foresti”, “Vorrei stringere la mano a quella str***a”) che si sono riversati sui social dopo il caso di coronavirus registrato a San Lorenzo al Mare,che ha visto protagonista una 47enne proveniente da Codogno.
Coronavirus: caso San Lorenzo al Mare, odio sui social. La condanna dei sindaci
Paolo Tornatore, sindaco San Lorenzo al Mare
“Non condividiamo assolutamente le parole scritte nei post. Sono giorni che lavoriamo per affrontare la situazione senza allarmismi, cercando di tranquillizzare cittadini e turisti.
Quello che è capitato alla donna risultata positiva poteva capitare a chiunque, siamo vicini alla famiglia. Insieme all‘Asl e alla Regione Liguria stiamo cercando la soluzione migliore per loro e per farli tornare a casa presto.
Condanniamo qualsiasi messaggio di odio. San Lorenzo al Mare dà grande importanza all’accoglienza come valore umano e, inoltre, è una realtà che fa del turismo il proprio punto di forza e che ogni giorno lavora con determinazione e passione”.
Giorgio Giuffra, sindaco Riva Ligure
“Chi usa il nome di Riva Ligure, peraltro senza autorizzazione alcuna, dovrebbe guardarsi bene dal diffondere messaggi simili che vanificano ore di lavoro e risorse pubbliche e private tese a migliorare la nostra ospitalità. Si tratta di un atteggiamento irresponsabile che condanniamo senza se e senza ma. Detto ciò, facciamo chiarezza per non lasciarci vincere dalle paure. Il vertiginoso aumento del numero di casi confermati in Italia, infatti, non deve spiazzarci. È anche l’effetto delle misure messe in atto per contrastare il virus. Se qualcosa non si cerca, non si trova. Se qualcosa si cerca, si trova. Dalle verifiche puntuali (aggiungo, non richieste) effettuate già nella scorsa settimana, non risulta presente sul nostro territorio nessun proprietario – ribadisco, nessuno – di seconda casa residente nei Comuni ricompresi nella cosiddetta ”zona rossa”. Dunque niente panico, niente polemiche, ma consapevolezza piena di quanto sta accadendo. Ognuno di noi può, con i propri comportamenti responsabili, far da barriera alla diffusione del virus. Facciamolo e basta, senza esitazioni e senza ironia spicciola, anche solo per rispetto di tutti coloro che sono impegnati a fronteggiare l’emergenza ai quali, da italiano e da uomo delle Istituzioni, va il mio ringraziamento. Rivolgo un pensiero solidale alle Comunità colpite dal virus. Nei momenti di difficoltà il nostro Paese ha sempre dato il meglio di sé. Possiamo farlo anche in questa occasione. Ne sono sicuro!”.
Le scuse degli amministratori delle pagine Facebook non ufficiali
Dopo alcune ore, gli amministratori delle pagine dove è comparsa il post “incriminato” hanno pubblicato una lettera di scuse.
“In merito al post pubblicato sulla pagina Facebook – hanno scritto gli amministratori delle pagine dopo alcune ore – questa mattina chiediamo scusa agli amministratori locali, a tutti i turisti che ci scelgono per le loro vacanze e a tutti coloro che non hanno gradito il post. Non c’era nessuna intenzione di mettere in cattiva luce il territorio che invece amiamo così come teniamo allo sviluppo turistico della nostra Liguria. Il post in oggetto è fatto per fare dell’ironia per sdrammatizzare questo momento difficile ma non ci siamo resi conto che fosse fuori luogo e che le persone lo prendessero così male”.
Coronavirus, San Lorenzo al Mare: milanesi e torinesi nel mirino dei social. “In quarantena dovete stare”. La condanna dei sindaci /Il caso
“Caro milanese, in quarantena devi stare, caro torinese al mare non devi andare. Il coronavirus non vogliamo, e #ciaomilano. Ti cantiamo tutti in coro, mentre guardiamo il tramonto d’oro, e #ciaotorino non sfruttare le scuole chiuse per menarsi il belino”.
Era questo il testo dei post pubblicati questa mattina su pagine non ufficiali delle città di San Lorenzo al Mare e Riva Ligure, scatenando la reazione delle amministrazioni, dei cittadini e dei commercianti delle zone, che si sono subito schierati contro gli autori del messaggio.
L’episodio si aggiunge ai numerosi commenti di odio (ad esempio: “Gentaglia, sarebbero da arrestare”, “Caxxo di foresti”, “Vorrei stringere la mano a quella str***a”) che si sono riversati sui social dopo il caso di coronavirus registrato a San Lorenzo al Mare,che ha visto protagonista una 47enne proveniente da Codogno.
Coronavirus: caso San Lorenzo al Mare, odio sui social. La condanna dei sindaci
Paolo Tornatore, sindaco San Lorenzo al Mare
“Non condividiamo assolutamente le parole scritte nei post. Sono giorni che lavoriamo per affrontare la situazione senza allarmismi, cercando di tranquillizzare cittadini e turisti.
Quello che è capitato alla donna risultata positiva poteva capitare a chiunque, siamo vicini alla famiglia. Insieme all‘Asl e alla Regione Liguria stiamo cercando la soluzione migliore per loro e per farli tornare a casa presto.
Condanniamo qualsiasi messaggio di odio. San Lorenzo al Mare dà grande importanza all’accoglienza come valore umano e, inoltre, è una realtà che fa del turismo il proprio punto di forza e che ogni giorno lavora con determinazione e passione”.
Giorgio Giuffra, sindaco Riva Ligure
“Chi usa il nome di Riva Ligure, peraltro senza autorizzazione alcuna, dovrebbe guardarsi bene dal diffondere messaggi simili che vanificano ore di lavoro e risorse pubbliche e private tese a migliorare la nostra ospitalità. Si tratta di un atteggiamento irresponsabile che condanniamo senza se e senza ma. Detto ciò, facciamo chiarezza per non lasciarci vincere dalle paure. Il vertiginoso aumento del numero di casi confermati in Italia, infatti, non deve spiazzarci. È anche l’effetto delle misure messe in atto per contrastare il virus. Se qualcosa non si cerca, non si trova. Se qualcosa si cerca, si trova. Dalle verifiche puntuali (aggiungo, non richieste) effettuate già nella scorsa settimana, non risulta presente sul nostro territorio nessun proprietario – ribadisco, nessuno – di seconda casa residente nei Comuni ricompresi nella cosiddetta ”zona rossa”. Dunque niente panico, niente polemiche, ma consapevolezza piena di quanto sta accadendo. Ognuno di noi può, con i propri comportamenti responsabili, far da barriera alla diffusione del virus. Facciamolo e basta, senza esitazioni e senza ironia spicciola, anche solo per rispetto di tutti coloro che sono impegnati a fronteggiare l’emergenza ai quali, da italiano e da uomo delle Istituzioni, va il mio ringraziamento. Rivolgo un pensiero solidale alle Comunità colpite dal virus. Nei momenti di difficoltà il nostro Paese ha sempre dato il meglio di sé. Possiamo farlo anche in questa occasione. Ne sono sicuro!”.
Le scuse degli amministratori delle pagine Facebook non ufficiali
Dopo alcune ore, gli amministratori delle pagine dove è comparsa il post “incriminato” hanno pubblicato una lettera di scuse.
“In merito al post pubblicato sulla pagina Facebook – hanno scritto gli amministratori delle pagine dopo alcune ore – questa mattina chiediamo scusa agli amministratori locali, a tutti i turisti che ci scelgono per le loro vacanze e a tutti coloro che non hanno gradito il post. Non c’era nessuna intenzione di mettere in cattiva luce il territorio che invece amiamo così come teniamo allo sviluppo turistico della nostra Liguria. Il post in oggetto è fatto per fare dell’ironia per sdrammatizzare questo momento difficile ma non ci siamo resi conto che fosse fuori luogo e che le persone lo prendessero così male”.
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